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La donna è immobile... Una storia fantastica di Simon Smeraldo

 


Nei lontanissimi anni ’50 era in voga una canzone che diceva: “Donna, tutto si fa per te/donna, gioia di vivere…”.

Sottoscrivo di cuore.

Ciononostante, bisogna anche considerare il lato oscuro di questa meravigliosa creatura, senza la quale la vita sarebbe molto grama. Come dice un sano proverbio, “essere preparati è metà dell’opera” e “il buon giorno inizia al mattino precedente, se non è rosso di sera”.

Tanto per cominciare, vorrei citare un poeta che forse qualcuno di voi conosce per sentito dire. Costui raggiunse una certa notorietà con il seguente enunciato:

Al contadin non far sapere quanto sa di sale mangiare la pera sull’altrui scale”, lanciando ovviamente in questo modo un trend che ancor oggi va per la maggiore. Avete mai visto infatti qualche contadino mangiarsi una pera sulle scale, soprattutto di qualcun altro?

Ma la citazione di cui parlavo è questa: “Nel mezzo del cammin di nostra vita mi ritrovai per una selva oscura, che la diritta via era smarrita: guidava mia moglie”

Ebbene sì, è ovvio che una professione a cui, ad onta della parità dei sessi, la donna potrà difficilmente dedicarsi è quella di guida indigena. Ella riesce, più spesso di quanto non si creda, a perdersi nel tragitto da casa al supermercato, per non parlare delle volte in cui avete ricevuto una sua affannosa telefonata: “Ma piazza Venezia è a Roma o a Venezia? No, perché non so se devo prendere l’A 1 o l’A 3”. Ma sorvoliamo su questi dilemmi che qualcuno potrebbe considerare estremi e veniamo ad un’esperienza che ogni uomo ha fatto almeno una volta nella vita; a dir la verità probabilmente ogni giorno della sua vita.

Il parcheggio. Lo scenario è questo: avete una certa fretta e non vi riesce di trovare un parcheggio. A un certo punto adocchiate una donna (giovane, anziana, di mezz’età, non importa) che entra nella sua macchina parcheggiata non lontano dalla vostra posizione, e quindi pensate con sollievo: “Oh, meno male! Adesso esce e mi lascia il posto!” E vi mettete in seconda fila con le luci di emergenza, attendendo che la signora/signorina/vedova esca dal parcheggio. Illuso! Vorrei citare , a questo punto, lo stesso poeta di cui si parlava più sopra. Egli doveva avere una qualche esperienza con le donne, per essere così saggio. Scrisse infatti: “lasciate ogni speranza, o voi che parcheggiate” (o meglio, vorreste parcheggiare).

E veniamo al nostro scenario melodrammatico. La prassi per qualsiasi donna che entra nella sua auto è di guardarsi immediatamente allo specchietto retrovisore, scrutando con attenzione ogni particolare del suo volto e l’acconciatura. Ma l’esame allo specchietto delle sue brame la getta nello sconforto più totale: ha scoperto che un brufoletto le sta spuntando sulla fronte! Orrore! Le ci vogliono almeno cinque minuti per riprendersi dallo shock, e mettersi a guidare in queste condizioni di forte stress neanche a parlarne. Una volta accettato con filosofia il responso dello specchio (“la devo smettere di mangiare tutta quella cioccolata!”) giunge il momento di esplorare la borsa, alla ricerca delle chiavi della macchina.

E che ci vorrà mai?” Direte voi.

Ha! State scherzando o dite sul serio?

L’estrazione inizia: Le chiavi di casa, lo stick del rossetto, il portacipria, la matita per gli occhi, la boccetta dei sali per la zia Agata che soffre di svenimenti, la pistola giocattolo del bimbo, il bigliettino da visita del geometra, del ginecologo, dello psicanalista, del fruttivendolo, dell’idraulico, la bussola (glie l’ha messa il marito) la radiolina portatile anni ’70 (un caro ricordo di gioventù, del mare), il cellulare, il repellente spray in caso di aggressione, il deodorante, il profumo, il borsellino, il portafoglio grande circa tre volte quello di un uomo anche se molto spesso con tre volte meno soldi, due o tre pezzi di lego, la mangusta (???? No, non chiedetemi perché, vi prego), la chiave inglese, la penna multicolore, il bloc notes, gli occhiali da sole, la lista della spesa, gli ultimi venti scontrini del parrucchiere, lo specchietto, un pezzo di formaggio ammuffito, la copia tascabile di “Cinquanta sfumature di verde- il giardino come lo sogni”, il bacio Perugina che le regalò il fidanzato prima di diventare il marito, il tagliaunghie, la limetta, la pinzetta, la tenaglietta, il cacciavitino, la zampa di lepre (portafortuna) il piede di porco (“Come?” direte voi “Ma come può avere un piede di porco in borsa?” E se la donna in questione fosse una scassinatrice? Tutto può darsi) il coltellino multiuso, due monete da cento delle vecchie lire, e – “Ma che ci fa questa nella mia borsa?” (è la torcia da minatore che usava al campeggio) una candela mezza consumata dalla serata romantica con cui il sempre futuro marito le si dichiarò, la scatoletta delle aspirine, un medaglione-ricordo con la foto dei nonni il giorno del loro matrimonio, una lattina di tonno per le fami improvvise, il bracciale della cresima del primogenito, e infine la statuina di zucchero di lei e il marito proveniente dalla torta di nozze.

E la chiave della macchina? “Ah, che sbadata!” L’ aveva già inserita.

Viene il momento della riflessione sul funzionamento dell’auto: “Ma la pressione delle gomme sarà calata nelle sette ore e mezzo che sono stata dall’estetista? Ma perché quello sciagurato di Alfonso (è il nome del marito) non me le controlla mai? E adesso cosa faccio? Mi tocca andare dal gommista! Ma guarda un po’ tu cosa mi doveva capitare, proprio oggi che vado di fretta! E l’olio? E l’acqua?” (Poi si rassicura ricordandosi che le auto non vanno ad acqua ma a benzina). Infine parte, controllando a destra e sinistra che non vengano auto (ma come fanno a venire da destra se è parcheggiata lungo il marciapiede sulla destra della strada?) “Ma non si sa mai, non si è mai troppo prudenti!” E’ la sua conclusione assennata. E poi in un nanosecondo schizza fuori dal parcheggio alla Schumacher, per agevolare la collisione col motorino che stava sopraggiungendo e che aveva calcolato male i tempi….delle donne. Dimenticavo: a questo punto voi non siete più già lì da un pezzo….. e anche oggi avete dovuto parcheggiare in divieto di sosta.

Auguri a tutti gli aspiranti parcheggiatori.

Simon Smeraldo