Anche gli stati mentali, le emozioni, partecipano allo sviluppo del cervello. La parte analogica del cervello, così trascurata ai giorni nostri, rischierebbe di atrofizzarsi se i sentimenti non entrassero in gioco nella nostra vita. Per fortuna, malgrado l'iper-tecnologia e le macchine che hanno sostituito l'avventura con l'utilità, non è possibile cancellare l'anelito d'esprimere i nostri sentimenti.
E qual'è il mezzo più consono per questa “trasmissione” romantica? La poesia, ovviamente! Ed allora lasciamoci sedurre dalla vena poetica. Che siano poemetti, mottetti, detti, aforismi o persino epitaffi, la brevità aiuterà le immagini a prender forma, a diventare “messaggio”. La sintesi aiuta. “Piccolo ma sintetico” dicevano di me ragazzo i miei compagni di strada.
Perciò sin da adolescente mi son cimentato in tenzoni poetiche, in forma di gioco di società. Si sceglieva un tema ed ognuno dei partecipanti scriveva estemporaneamente e liberamente un breve poemetto riponendolo poi in un cestino, si mescolavano i foglietti e poi a turno ognuno ne pescava uno e lo leggeva a voce alta, chi otteneva più "mi piace" si aggiudicava la tenzone poetica. Non c'era imbroglio od inganno nella scelta e nella preferenza.
Questo torneo poetico andò avanti per anni, finché ci furono poeti...
Paolo D'Arpini
Pensiero poetico di Nisargadatta Maharaj:
“Anche uno jnani darà libero sfogo al pianto o gioirà anche qualunque situazione si presenti. Un tale jnani non sopprimerà nessuna espressione delle emozioni che verranno spontaneamente da questa coscienza e da questo apparato del corpo. Normalmente le persone suppongono che un jnani dovrebbe sopprimere tutti gli scoppi emotivi. Questo non è corretto. Dalla posizione dell'Assoluto non si è implicati con i sentimenti e gli scoppi istintivi dell'apparato. Uno jnani non partecipa volontariamente; tutto accade spontaneamente; mentre un non jnani è profondamente coinvolto e considera ogni cosa come reale.”
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