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L'irrazionale nell'esistenza e nella natura umana

 


"Uno degli obiettivi programmatici, soprattutto iniziali, di Freud fu quello di liberare da un approccio razionalistico, da tendenze intellettualistiche, dalla sua opzione in favore della coscienza e, ponendoci dal punto di vista della morale del suo tempo, dalla sua preoccupazione per una portata più elevata, razionale, e moralmente accettabile della psiche. Non era solo Freud in questo suo interesse e nell'importanza accordata all'irrazionale nell'esistenza e nella natura umana, e nel rilievo dato alle forze primordiali, primitive, arcaiche ed infantili nella vita umana e nella psiche umana, incluso ciò che esiste "in conseguenza della loro connessione con il corpo". Ma Freud fu l'unico a portare queste tematiche all'interno del dibattito esistente in psichiatria e in psicologia e fu l'unico ad affrontare e penetrare queste tematiche con la logica e il metodo della ricerca scientifica.

Le pulsioni (Triebe) tuttavia in Freud non furono solo i meri costrutti speculativi o i concetti astratti di una teoria della motivazione o della personalità, da far derivare da altre forze motivazionali, da ordinare e classificare, distinguendole dagli affetti, dai processi percettivi, dai processi cognitivi, dai bisogni somatici. Le pulsioni sono (molto più di quanto vogliano ammettere scienziati, dottori, ministri e giudici, il circolo dei "colti", la cerchia degli "illuminati") ciò che fa andare avanti il mondo degli uomini, ciò che lo fa girare, ciò che spinge le persone ad attuare, pensare, sentire quello che fanno, nel modo in cui lo fanno, nell'eccesso, sia nelle loro autolimitazioni, inibizioni, paure, nella loro quotidianità, nei confronti della loro famiglia e degli altri in generale, nelle loro occupazioni e preoccupazioni professionali e civilizzate. Sono le pulsioni che dominano nei grandi amori e nelle passioni degli uomini, nella loro vita sentimentale; sono le pulsioni che influenzano il comportamento umano, nei confronti delle autorità, come di un bambino. Le pulsioni rendono gli uomini pazzi e malati. Li spingono alla perversione e al crimine, li rendono ipocriti e bugiardi, o fanatici per la verità e virtuosi, li trasformano in creature pure, o bigotte e piene di pregiudizi, fanno degli uomini degli esseri angosciati ed inquieti. Fanno dei loro bisogni sessuali, delle loro preoccupazioni ed inibizioni le radici della maggior parte di tutto questo. Il comportamento razionale, civile, misurato, le buone maniere, le azioni, i pensieri ed i sentimenti, nobili, cortesi ed elevati, così altamente valutati diventano per la maggior parte nient'altro che posture, formalità ed esteriorità, auto-negazione, razionalizzazioni, distorsioni, fughe, la sottile maschera di superficie che copre e abbellisce la vera vita e il reale potere delle pulsioni.
La vita del corpo, dei bisogni, delle abitudini, delle funzioni del corpo, i baci e gli escrementi, i sapori, gli odori, i rumori, le percezioni tattili e visive, le sensazioni, le carezze e gli schiaffi, o i tic, il portamento, l'andatura, le espressioni facciali, il pene e la vagina, la lingua, le mani e le braccia e le gambe e i piedi, i capelli, il dolore ed il piacere, l'eccitazione fisica e l'atarassia, la violenza, l'infelicità e la beatitudine: tutto questo è nel corpo nel contesto della vita umana. Il corpo non è prima di tutto fondamentalmente l'organismo con i suoi organi e le sue funzioni fisiologiche, con le strutture anatomiche, la rete nervosa e i processi chimici. Il corpo non è riducibile all'organismo fisiologico. Se Freud non avesse pensato tutto questo e non avesse visto le eccentricità e le paure degli uomini, le sue personali e quelle dei suoi pazienti, non sarebbe mai stato in grado di scrivere i suoi casi clinici e di fondare una psicoanalisi, come scienza, distinta dalla neurologia, dalla psichiatria accademica dalla psicologia: non sarebbe neanche stato capace di capire i sogni ei mot di spirito, le nevrosi e la psicopatologia della vita quotidiana. Freud ha inventato, in parte a dispetto delle sue inclinazioni e non senza tormentosi dubbi un metodo totalmente nuovo, un modello originale di ricerca scientifica, che si oppone ai principi e ai metodi scientifici derivati o ideati per una differente dimensione del reale, per un diverso campo della realtà, principi e metodi che invalidano un corretto approccio alla comprensione della vita psichica. Freud ha potuto fare tutto, riuscendo nella sua impresa, solo rifiutandosi di accettare le anguste limitazioni imposte alla scienza dalla comunità scientifica del sun tempo, di cui egli tuttavia resta figlio. Freud ha rotto questi limiti ed ha ampliato l'orizzonte del campo d'azione della scienza, sebbene fu restio ad accettare le conseguenze di questo suo atto coraggioso, in tutte le loro implicazioni. Ma se Freud non avesse fatto tutto questo, la psicoanalisi non avrebbe mai avuto sulla vita moderna e sul pensiero scientifico il forte impatto che oggi dobbiamo riconoscerle.
Le pulsioni e la vita del corpo, considerati secondo la prospettiva qui abbozzata, sono una unica cosa. Diventano due cose separate solo quando noi introduciamo surrettiziamente l'astratta distinzione tra corpo e psiche, tra soma e mente. Ma una volta fatto questo le pulsioni in psicoanalisi devono essere concepite come concetti psicologici. Credo che parlare di Eros e Thanatos, di Amore e Morte, come universali tendenze cosmi che, significhi reintrodurre la psiche nel biologico e nel fisico. Se questo sia o non sia legittimo, resta, a mio avviso, una questione aperta. La psiche, tutta via, dovrebbe in ogni evento non essere psiche o mente in termini di psicologia umana. All'interno del quadro di riferimento teorico della psicoanalisi come scienza della psiche umana, se accettiamo i concetti di Eros e Thanatos (o almeno la loro formulazione meno "metafisica", di una dualità di libido e aggressività), dobbiamo allora parlare delle pulsioni come di rappresentanti psichici, e quindi delle pulsioni di vita e di morte come tali rappresentanti."
Hans Loewald (1980). Riflessioni psicoanalitiche. Masson, Milano, 1999.



Selezione di Stefano Andreoli