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Amore e Pax Aeterna

 


Solo l’amore può garantirti un regno che può rimanere per sempre.  Ciò che si conquista con la forza non può che essere momentaneo. Ciò che è stato imposto non può essere eterno, perché il nemico che hai sconfitto non è diventato tuo amico; anzi, è diventato più nemico di prima. Aspetterà il momento giusto per reagire, per vendicarsi, per ottenere la rivincita. È una lotta continua.

L’unico vero regno arriva attraverso l’amore.

Gesù ne parla: il regno dentro di te. Nel regno fasullo sconfiggi gli altri; nel regno reale diventi un conquistatore di te stesso. Ed essere padroni di sé, non essere più schiavi di alcun desiderio, di alcun pensiero, di alcuna passione, è la cosa più preziosa della vita, il più grande splendore che possa capitare a chiunque.

Non dico di distruggere i tuoi desideri e non dico di distruggere le tue passioni. Non sono contro il corpo, non sono contro i desideri. Quello che sto dicendo è: non devono essere loro i padroni. Tu devi essere il padrone e loro devono essere i servitori. Quando le passioni sono al tuo servizio, quando i tuoi desideri sono le tue ombre, la vita si arricchisce infinitamente.

Questo può accadere solo attraverso l’amore; non attraverso il conflitto, ma attraverso l’armonia.

Ama te stesso: questo è il primo comandamento e poi tutti gli altri comandamenti seguono da soli. 

Osho 


 Tratto da: Zorba The Buddha




Spiritualità laica alla prova dei fatti... e la realtà dell'Io sono!

 


Eccomi qui a raccontarti il mio sogno, tu ci sei dentro ed anche molti altri.... ma per semplificare diamoci del "Tu", parliamo come se fossimo in due, giacché solo in termini duali possiamo parlare.

Spiegare è come giustificare, tu sei lì che sogni e mi dici di avermi incontrato nel tuo sogno poi ti svegli e mi chiedi "sai che ci siamo incontrati in sogno ed abbiamo fatto questo e quello, che ne dici?"

Rispondo iniziando dal discorso del karma (l'agire), non esiste karma, è tutto nel sogno, finché continuiamo a sognare facciamo varie interpretazioni del nostro sogno e cerchiamo di dargli un senso, lo chiamiamo causa-effetto oppure libera scelta o quello che ti pare, ma a che serve descrivere la verità del sogno? 

Per uscirne fuori, per un risveglio spirituale laico dal dualismo, si "consiglia" di non attaccarsi alle ragioni ed agli eventi del sogno ma di concentrarsi su colui che sogna, sull'io, sulla coscienza... senza seguire i pensieri, le intenzioni di questo o quello, bello o brutto….

A che serve ulteriore speculazione quando lo specchio non potrà darti mai alcuna sostanza? Solo il senso dell'essere, di esistere, è innegabile, non si può mettere in dubbio, è la sola certezza o "capitale" che abbiamo. Per esprimere questo essere diciamo "io sono", questo nello stato di veglia ed in sogno , ma persino nel sonno profondo o nello svenimento questo essere è implicito anche se –allora- non possiamo affermarlo, eppure siamo consapevoli... di esistere.

La coscienza non è un processo descrivibile in alcuna forma, la coscienza può essere sperimentata e direttamente conosciuta, il momento che cerchiamo di descriverla essa sfugge al nostro controllo, subentra l'astrazione del pensiero, eppure essa "assiste" anzi "consente" il pensiero, essa è testimonianza e causa prima di ogni andamento mentale. Purtroppo la mente usa il linguaggio duale e speculare e quindi non può descrivere ciò che è al di là dello specchio. La mente è il riflesso, la coscienza è la luce che si manifesta come riflesso. Essendo quindi questa coscienza l'unica ed assoluta verità puoi anche chiamarla "Dio" -se vuoi- nel senso che essa rappresenta la vera "esistenza presenza".

Per quel che riguarda la coscienza personale, o mente, essa è solo una rifrazione una "forma" della coscienza, variegata ed irripetibile, come una goccia d'acqua non è mai uguale all'altra, come una foglia non è mai uguale all'altra, come una granello di polvere non è mai uguale all'altro, nessuna coscienza individuale può essere uguale all'altra... questa diversità è la caratteristica della coscienza quando si manifesta nell'aspetto individuale. Ma questa "diversità" è possibile solo perché la coscienza (che è la matrice) nella sua espressione indifferenziata è alla base di ogni manifestazione vitale. La "consapevolezza" priva di attributi è il substrato necessario per svelare ogni attributo.

L'individualità della mente muore con la morte fisica ma non la pura coscienza che continua a manifestarsi in altre innumerevoli forme, la così detta anima individuale è una maschera, una proiezione fittizia, un personaggio nel sogno nella coscienza. Quanti personaggi sogniamo in un sogno e chi sono essi se non il sognatore stesso, ovvero la coscienza che sogna? Quindi, aldilà di ogni pensiero, religioso od ateo che sia, non si può negare "quell'io sono", l'unica verità.

E' questo "io sono" che viene definito l'unica Realtà, così è nel pensiero Platonico e persino nella Bibbia è detto: "I am that I am" - Io sono quell'io sono. Che senso ha continuare a menar il can per l'aia su un'esperienza ovvia, un'esperienza che non ha bisogno di essere confermata da alcuno, in cui solo lo sperimentatore è reale? Eppure il momento che ricominciamo a ragionare su questo "io sono" appaiono le inevitabili differenze di pensiero (religioni, interpretazioni, ideologie, filosofie) che, come dicevamo all'inizio, sono infinite quante le forme ed i nomi....?

Se dici "io lo penso.. e ci credo" vuol dire qui, ovvero "presenza -fissità" intendendo l'esser-ci in un luogo ed in un tempo. Sarai però d'accordo che l'essere non è condizionato dal luogo e dal tempo, l'essere è indipendente dal luogo e dal tempo e non ha nessun bisogno di riscontro per conoscere la sua esistenza, né serve conferma nel pensiero. Siccome siamo abituati a confrontarci, e sin qui abbiamo dialogato molto..., possiamo anche dire che "ci" siamo tutti dentro in questa elaborazione dell'esser-ci (sempre tu, io .. e tutti gli altri).

Ma se tu, indipendentemente dal confronto interpersonale, non fossi consapevole  di esistere "ab initium" -indipendentemente dalla "nostra" supposta esistenza- (e nota bene che ciò vale per ognuno di noi) potresti forse dire di non esistere? Potresti affermare oggettivamente e soggettivamente di non esistere se non avessimo questo confronto letterario?  Forse hai bisogno di guardarti alla specchio per conoscere la tua esistenza? 

Ma nel girare in tondo in tondo ci sembra di compiere un percorso e siccome siamo abituati a considerare l'esistenza quando si manifesta sotto forma di "pensiero" e –chiaramente- siccome il pensiero, come la parola e come ogni concetto, è per sua natura condivisibile (in quanto si presuppone che possa essere trasmesso ad un "altro"), qualsiasi considerazione appaia nella nostra mente diventa per noi un assioma, una verità, che "possediamo" in comune, ma -attento- a chi appare quel pensiero? Prima di poterlo condividere, chi è quell'io cosciente che lo percepisce (e successivamente lo condivide)?

Senza la prima persona, senza l'essere in prima persona, come è possibile divenire coscienti dell'altro? E del qui ed ora, etc. etc. etc. Questo bel discorso, perciò, non implementa la nostra esistenza, il nostro essere coscienti, se non -forse- per il "sospetto" (ma è una certezza) che "io sono quel che tu sei..". Io sono e quindi tu sei e quando tu sei io sono allo stesso tempo, ecco-ci siamo riflessi l'un nell'altro, quindi tu ed io siamo la stessa identica cosa: coscienza.

Continuando nel riverbero vedi ora la "specularità" delle forme? Ma per i fatti pratici accettiamo la separazione, come in un sogno, questo è il gioco della coscienza....

Paolo D'Arpini















"La vita è sogno" (Calderon de La Barca)

Thich Nhat Hanh: "Chiamatemi con i miei veri nomi"



Chiamatemi con i miei veri nomi.  

Non dire che domani me ne andrò, perfino oggi sto arrivando di nuovo. Guarda profondamente: ad ogni secondo arrivo, per essere un getto primaverile; un uccellino, con piccole ali ancora fragili: sto imparando a cantare nel mio nido nuovo; per essere un bruco nel cuore di un fiore; un gioiello che si nasconde nella pietra. Ancora arrivo, per ridere e piangere, per aver paura e per sperare. Il ritmo del mio cuore è la nascita e la morte di tutto ciò che vive. 

 Sono un insetto che si trasforma sulla superficie dell'acqua. 

 E sono l'uccello che si lancia giù per inghiottire l'insetto. 

Sono una rana che nuota felice nella chiara acqua dello stagno. 

 E sono il serpente che, silenzioso, si ciba della rana. 

Sono un bambino in Uganda, tutto pelle e ossa, le mie gambe esili come canne di bambù, e sono anche il mercante che vende armi mortali all'Uganda. 

Io sono la bambina dodicenne profuga su una piccola barca, che si getta nell'oceano dopo essere stata violentata da un pirata. 

E sono anche il pirata, il mio cuore ancora incapace di vedere e di amare. 

Sono un membro del Politburo, con un enorme potere nelle mie mani. 

E sono l'uomo che deve pagare il suo "debito di sangue" alla sua gente, morendo lentamente in un campo di lavori forzati. 

 La mia gioia è come la primavera, così calda che fa sbocciare fiori su tutta la Terra. Il mio dolore è come un fiume di lacrime, così vasto che riempie tutti i quattro oceani. 

Per favore chiamatemi con i miei veri nomi, perché io possa udire tutti i miei pianti e tutte le mie risa insieme, perché possa vedere che la mia gioia e il mio dolore sono una cosa sola. 

Per favore, chiamatemi con i miei veri nomi, in modo che mi possa risvegliare e la porta del mio cuore sia lasciata aperta, la porta della compassione. 

 Thich Nhat Hanh