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Dignità umana e pensieri di Omraam Mikhaël Aïvanhov

 


Se volete essere sempre degni di stima, dovete mostrarvi all’altezza della situazione qualunque cosa accada. A quel punto, se anche dovessero farvi dei rimproveri, umiliarvi o infangarvi, in realtà nessuno potrà colpirvi né sporcarvi. Siete solo voi che avete il potere di sporcarvi, nessun altro, è una legge. Nessuno può sminuirvi se voi stessi non vi compromettete.

Se siete sempre legati al Cielo, occupati unicamente a compiere la volontà di Dio, qualunque cosa si faccia esteriormente, voi sarete sempre grandi, sarete sempre luminosi. Questo perché non sono gli esseri umani i più potenti, ma è il Cielo, ed è lui che vi protegge.

Ciascuno di voi è un singolo individuo, ma questo non significa che sia separato dagli altri. Anche se non lo vedete, anche se non lo percepite, da qualche parte, nei piani sottili, siete legati agli altri, e in un modo o nell’altro tutto ciò che fate si ripercuote su di loro. Via via che diventate più attenti e più illuminati, anche a vostra insaputa – e persino a loro insaputa – comunicate agli altri alcune delle ricchezze e delle luci che avete ricevuto. Allo stesso modo, se iniziate a oscurarvi, gli altri subiranno a causa vostra delle influenze malsane.

Qualunque cosa facciate, siete responsabili. Di qualcuno che è direttore, dirigente d’azienda, ministro o capo di Stato, si dice che ha grandi responsabilità. È vero, ma in realtà tutti gli esseri umani sono anche responsabili nei confronti gli uni degli altri. Purtroppo, i più lo ignorano, e questa ignoranza è causa di molte sofferenze. Se volete dunque manifestarvi come un essere utile e benefico, cercate di considerare ogni vostra attività come un’occasione per elevarvi spiritualmente poiché, anche se in modo impercettibile, trascinerete altri esseri con voi.

Omraam Mikhaël Aïvanhov



Alchimia e trasformazione... senza fare nulla

 


Quando sei seduto in silenzio, senza fare nulla, senti solo che ti stai dissolvendo, che ti stai sciogliendo... Che stai scomparendo nel tutto. Perdi i tuoi confini... Perdi la consapevolezza dei tuoi confini. Non pensare di finire alla tua pelle. Espanditi.

Seduto nella stanza, sentiti perso, come una goccia che cade nell’oceano e scompare. Più pensi in termini di dissoluzione, più diventi consapevole, in pace, centrato. E succederà con facilità, non è una cosa difficile.

Sdraiati sul letto, prima di addormentarti, e senti che ti stai dissolvendo. E addormentati mentre ti stai dissolvendo.

Quel sapore rimarrà intorno a te per tutta la notte. Avrai un sonno più profondo e ne scaturirà una tranquillità più profonda. E al mattino sentirai di essere stato da qualche parte, in uno spazio totalmente silenzioso.

Ogni volta che ne hai l’opportunità, trasformala nella tua meditazione. Seduto al sole, senti che ti stai dissolvendo nei suoi raggi. Mentre tieni per mano un amico, senti che ti stai dissolvendo nell’amico. Quando fai l’amore, senti che ti stai dissolvendo nell’amore.

Durante la giornata, ricordati di scioglierti, tutte le volte che puoi. A poco a poco i tuoi confini diventeranno sfocati. A poco a poco inizierai a sentirti non limitato al corpo, non in gabbia, non imprigionato nel corpo. Sentiti straripare. E quando straripi, dio straripa in te. 1

 

Il cerchio completo dell’energia

Nell’esperienza taoista, l’energia che impieghi nella tua estroversione può essere sempre più cristallizzata, piuttosto che esaurita, se impari la scienza segreta di voltarla all’indietro. È possibile e in questo consiste la scienza di tutti i metodi di concentrazione.

Davanti allo specchio, fai un piccolo esperimento.

Ti stai guardando allo specchio, stai guardando il tuo viso allo specchio, i tuoi occhi. Questa è estroversione: stai guardando il viso che si specchia. È il tuo viso, ovviamente, ma è un oggetto al di fuori di te. Poi, per un momento, inverti il processo. Inizia a sentire che il riflesso nello specchio sta guardando te. Non sei tu che stai guardando il riflesso, ma è il riflesso che sta guardando te. E ti troverai in uno spazio molto strano. Prova per pochi minuti e ti sentirai molto vivo: qualcosa di un potere immenso inizierà a entrarti dentro. Potresti persino spaventarti, perché non lo avresti mai immaginato; non avevi mai visto il cerchio completo dell’energia.

E sebbene non sia menzionato nelle scritture taoiste, questo mi sembra l’esperimento più semplice che chiunque possa fare, molto facilmente. In piedi davanti allo specchio, in bagno, prima guarda il riflesso: guardi e il riflesso è l’oggetto. Poi capovolgi la situazione, inverti il processo. Inizia a sentire che il riflesso sta guardando te. E immediatamente vedrai accadere un cambiamento, una grande energia che si muove verso di te.

All’inizio può fare paura, perché non l’avevi mai fatto e non l’avresti mai immaginato; ti sembrerà pazzesco. Potresti sentirti scosso, potrebbe sorgere in te un tremito o potresti sentirti disorientato, perché il tuo orientamento è sempre stato estroverso. L’introversione deve essere imparata lentamente. Ma il cerchio è completo. E se lo fai per qualche giorno rimarrai sorpreso di quanto ti sentirai più vivo. Solo pochi minuti in piedi davanti allo specchio, lasciando che l’energia torni a te, in modo che il cerchio sia completo... E quando il cerchio è completo c’è un grande silenzio.

Il cerchio incompleto crea irrequietezza. Quando il cerchio è completo crea riposo, ti fa centrare. Ed essere centrati significa essere potenti: il potere è il tuo. E questo è solo un esperimento; puoi provare in molti modi.

Guardando una rosa, prima guarda la rosa per alcuni istanti, alcuni minuti, e poi inizia il processo inverso: la rosa sta guardando te. E rimarrai sorpreso di quanta energia può darti una rosa. E puoi fare lo stesso con gli alberi, con le stelle e con le persone. E il modo migliore è farlo con la donna o l’uomo che ami. Guardatevi negli occhi. Prima inizia a guardare l’altro e poi inizia a sentire l’altro che ti restituisce l’energia; il dono sta ritornando. Ti sentirai rinfrescato, ti sentirai inondato, imbevuto, contenuto in un nuovo tipo di energia. Ne uscirai ringiovanito, rivitalizzato. 2

 

La verità opera attraverso te

Se hai trovato la tua verità dentro di te, non hai più niente da trovare in tutta questa esistenza. La verità opera attraverso te. Quando apri gli occhi, è la verità ad aprire gli occhi. Quando chiudi gli occhi, è la verità che chiude gli occhi.

Questa è una meditazione meravigliosa. Se riesci semplicemente a capire il trucco, non devi fare nulla; qualunque cosa tu stia facendo è fatta dalla verità. Stai camminando, è la verità; stai dormendo, è la verità che riposa; stai parlando, è la verità che parla; stai in silenzio, è la verità che tace.

Questa è una delle tecniche di meditazione più semplici. Lentamente tutto si assesta con questa semplice formula e dopo non c’è più bisogno della tecnica. Quando sei guarito, getti via la meditazione, getti via la medicina. E vivi come verità: vivo, radioso, soddisfatto, beato, una canzone per te stesso. Tutta la tua vita diventa una preghiera senza parole, o meglio una preghiera, una grazia, una bellezza che non appartengono al nostro mondo mondano, un raggio di luce che arriva dall’oltre, nelle tenebre del nostro mondo. 3

Osho 





1. The Buddha Disease #8

2. The Secret of Secrets, Vol. 1 #7

3. The Great Zen Master Ta Hui #23

Astratto e piatto... una dimensione effimera della realtà...

 


L’interesse personale ci impone la separazione e la diversità dall’altro, nonché la somiglianza, se questa ci eleva.

L’interesse personale è un prodotto dell’identificazione di noi stessi con il nostro io.

Questo è una incastellatura che gli ambienti culturali di cui risentiamo hanno montato e montano con silente pazienza.

Così pensiamo di essere realmente il nome che portiamo, il titolo che abbiamo, il ruolo che svolgiamo nei luoghi privati e sociali che frequentiamo.

Ne scaturisce una dimensione effimera della realtà. Ovvero la sua presunta oggettività. Nonché l’idea che il sapere cognitivo, lo studio, l’erudizione, la scienza possano portarci a scoprire verità come, per esempio, “la più piccola parte della materia”. Effimera, in quanto lo spirito che tutto genera rimane sopito sotto il peso greve della concezione materialistica della vita e del cosmo. In quanto non ci avvediamo di essere noi stessi, con il nostro sterile pensiero, ad aver creato ciò che riteniamo di osservare neutralmente. Sterile, poiché abbiamo generato un criterio di conoscenza esaurito nella misurazione, soggiogato dalla disgraziata idea che il nostro pensiero abbia il diritto assoluto e definitivo di porsi sul trono della conoscenza.

Non vediamo l’autoreferenzialità delle affermazioni che esprimiamo, loro argomentazioni a sostegno incluse. Non riconosciamo in esse un imperativo categorico dell’io, obbligato a ciò per alimentare la sua struttura e il suo dominio su noi. Un frutto a cui cediamo tutta la nostra energia al fine della sua sopravvivenza, nonché della sua difesa. Se necessario, fino al conflitto o all’adeguamento o alla frustrazione, qualora un’affermazione opposta dovesse avere la meglio sulla nostra. Un gioco delle tre carte dal quale usciamo sempre perdenti. Nel quale si trova la sede della sofferenza e delle malattie.

Quantomeno, fino alla scoperta del proprio sé. Fino all’emancipazione dall’io e dal suo potere, momento nel quale potremo disporre dell’energia, prima regalata, a vantaggio della vita ora nostra e creativa. Non più ordinata e dipendente da cliché altrui, né dal pensiero debole e uniformato o dall’apparenza.

Senza quell’emancipazione, non vediamo che la burrasca di malessere/benessere dipende dall’io. Se soddisfatto ci beiamo; se insoddisfatto, alienato, violentato, umiliato, ne soffriamo.

Tutto è in noi

Nonostante la pesca a strascico che la rete dell’attuale cultura raschia sui fondali delle nostre vite, qualcuno si trova nelle circostanze adatte per prendere coscienza che un altro ordine delle cose sia possibile. Che quello che ci viene inconsapevolmente imposto non è il solo, come ci ripetono e costringono a farci credere. Che ha un limite oltre il quale si inceppa, come cadesse oltre il profilo della sua piatta terra. Si tratta della presa di coscienza della artificiosa ed effimera natura dell’io. Un passo che, contemporaneamente, comporta il riconoscimento del proprio sé. Quello che Jung ha chiamato individuazione. Quel luogo in cui troviamo noi stessi. Quello che fanfare e gran pavesi culturali, scientisti, razionalisti, etici, irresponsabili fautori del mito della conoscenza cognitiva, quale sola e rispettabile, ci impediscono di vedere. Costi quel che costi.

Ed ecco, allora, i giovani suicidi perché tenuti fuori da gruppi social. Persone che, per eccellenza, rappresentano l’ultimo campione di una concezione di sé, del mondo, della vita, che dire superficiale non basta, in quanto anche autodistruttiva, esiziale.

Chi ha l’opportunità di vivere certe consapevolezze, di vedere più in profondità ciò che ci muove, riconosce senza sforzo le ragioni storiche del mondo che abbiamo e le legittima. Ma, contestualmente, si avvede della dimensione spirituale che in esse manca. E la auspica. Ha chiaro ciò che è effimero e impermanente e, viceversa, ciò che è imperituro e sostanziale. Ciò che ci distingue e ciò che rende identici.

Riconosce cioè la struttura dell’io. Non se ne libera, in quanto la vita nella storia non lo permette, ma se ne emancipa. Non si fa più dominare e inconsapevolmente succhiare energie da ciò che sa e che deve, ma si muove secondo quanto sente.

Tutto cambia

Per gli interessati a questi temi è necessario precisare che il culmine del discorso non indica, né comporta, buttare a mare tutto e votarsi a mistica santità. Tutt’altro. Significa adottare scelte e pensieri corrispondenti alla nostra natura e talento, i soli idonei alla nostra realizzazione e felicità. Ideali per rischiare di realizzare al meglio le progressioni che ci stanno a cuore. Significa anche adeguarsi, ma senza più alienazione, frustrazione, mortificazione e prevaricazione del brutto e del cattivo nella nostra esistenza. Nonché alzare al massimo il rischio di realizzare una cultura e, quindi, una società diversamente ordinata da quella creata dai pensieri egoici che ci avviluppano. Non si tratta, perciò, in nessun modo, di reprimere le passioni e l’implicita identificazione col fare e progettare, ma di elevare al massimo l’invulnerabilità e il mantenimento della capacità di riconoscimento e accettazione di posizioni differenti.

Significa conoscenza empatica, educazione all’ascolto, riconoscimento di noi nell’altro, consapevolezza della creazione del mondo, dell’identicità degli uomini, della circolarità del tempo, della sua variabilità in funzione del sentimento e dello stato di benessere/malessere. Tutti aspetti oggi misconosciuti, quando non derisi. Significa tolleranza autentica, capacità di legittimazione, consacrazione del principio di reciprocità, assegnazione di pari dignità a quella che chiediamo all’altro per noi stessi. E, anche forza sufficiente per rifiutare l’ipocrisia e la menzogna come ordinari elementi del nostro dire nelle relazioni e nella vita. Significa accettazione di sé e, dunque, disponibilità del necessario per migliorarci, per non nasconderci più dietro quelle bugie, finzioni, simulazioni e dissimulazioni. Significa saper esprimere i nostri sentimenti e non negare le nostre emozioni. Significa sapere cosa è adatto a noi e cosa è opportuno tenere alla larga; e sarà una discriminazione energetica. Perché di energia cosmica è costituito il nostro sé

Significa astrazione, perché le forme fanno la storia ma la vita è una soltanto.

Lorenzo Merlo