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«La Storia la scrivono i vincitori»... ?

 


E' detto: «La Storia la scrivono i vincitori». In altre parole, la narrazione storica viene modellata da chi detiene il potere in funzione degli obiettivi che ha, a volte addirittura inventandosi fatti mai accaduti, altre volte omettendo vicende pur importanti.
Così è sempre stato. Ma man mano che ci si avvicina ai nostri giorni questo fenomeno si è sempre più accentuato e sofisticato. 

Prendiamo ad esempio la seconda guerra mondiale. 

Si sa che il Giappone attaccò a sorpresa la flotta Usa a Pearl Harbour, anche se non fu così.

Si sa che i tedeschi aprirono lager per prigionieri, oppositori politici, ebrei, zingari eccetera. Viene raccontato soltanto raramente e con poca enfasi dei lager giapponesi e anche di quelli statunitensi.

Si sa che i soldati italiani si comportarono bene ovunque andarono (italiani brava gente), anche se compirono efferatezze e massacri in Africa e nei Balcani. 

Si sa che Hitler era il nemico da battere. Eppure nei primi due anni di guerra era alleato con Stalin e dalla metà degli anni Venti in poi la sua ascesa era stata finanziata e supportata da élite, banche e multinazionali statunitensi, cosa che proseguì anche durante la guerra, quando i due Paesi erano diventati nemici. 

Si sa che Evita Peròn era una gran donna amata dal popolo, così come il suo consorte Juan, omettendo che Evita era una convinta nazista e che Juan era grande ammiratore di Mussolini.

Il mio ruolo è quello di pormi domande, è quello di dubitare, di indagare dove percepisco intrighi e falsità. Mi è capitato un giorno di imbattermi in alcune migliaia di pagine dei servizi segreti sovietici, quelli che entrarono per primi nel bunker di Hitler. E poi in centinaia di documenti prodotti tra il 1945 e il 1947 da Cia, Fbi e MI6. Un'enorme quantità di informazioni riservate, di altissimo livello e spesso di prima mano che trattavano tutti un medesimo argomento: Hitler morì il 30 aprile del 1945 a Berlino? Con la consapevolezza da parte di tutti i responsabili di quei quattro servizi segreti che solo con la morte del Fuhrer la guerra poteva dirsi conclusa e vinta.

Franco Fracassi 








"HITLER 1945, LA FUGA, I SEGRETI, LE BUGIE" (che ho scritto insieme alla mia collega Paola Pentimella Testa) non è solo un libro d'inchiesta, è un libro che ha la spudoratezza di voler ristabilire la verità storica, ma anche un libro che ha l'ambizione di raccontare una incredibile vicenda degna di una spy story, di un thriller, di un romanzo di avventura e di una storia fatta legami segreti e inconffessabili. Un libro che non parlerà solo di Hitler ma anche di molti dei protagonisti militari, politici, economici e finanziari dell'epoca. Chi lo leggerà potrà darsi anche alcune risposte a tanti interrogativi che hanno costellato la storia del dopoguerra e della guerra fredda.

 franco fracassi  - francofracassi1@gmail.com

Il crocifisso come simbolo del supplizio di Gesù non è mai esistito... ma resta attaccato ai muri

 


Ancora una volta debbo tornare sul tema del crocifisso nei luoghi pubblici: "Un Cristo esibito come un feticcio non è più Cristo".  Ma, con la sentenza di II grado del 18 marzo 2011, l’Europa ha dato ragione al governo italiano (ed implicitamente alla chiesa cattolica), quando la Grand Chambre ha assolto l’Italia accettando la tesi in base alla quale non sussistono elementi che provino l’eventuale influenza sugli alunni dell’esposizione del crocifisso nella aule scolastiche (caso Lautsi).

Quindi il crocifisso continuerà a restare affisso nei luoghi pubblici, in rappresentanza di Gesù Cristo e del vaticano, pur che -in verità- la croce non è mai stata usata come patibolo, soprattutto non lo è stata ai tempi in cui si presume Gesù sia vissuto e morto. Eventualmente fu usata per esecuzioni successive, impartite dagli stessi cristiani a “infedeli”, “eretici”, “oppositori” del regime papalino, e puniti pubblicamente con questa speciale sevizia.

Sulla esistenza fisica di Gesù ormai un sempre maggior numero di studiosi esprime dubbi -se non certezze contrarie. Tutti d’accordo invece sul fatto che la croce è un emblema inventato dai cristiani stessi, diversi secoli dopo la presunta morte del Cristo.

Nei vangeli si parla dello “stauros”, volendo indicare il patibolo ove morì Gesù, che è un semplice palo conficcato nel terreno usato a quel tempo per giustiziare i criminali. Pertanto se Gesù fosse stato giustiziato, miticamente o storicamente che sia, non sarebbe mai stato affisso ad una struttura a forma di croce, a braccia aperte.

Gli studiosi della bibbia sono consapevoli dell’errore pacchiano di traduzione del termine “stauros” ma non sono riusciti a rimediare a questo errore, ad esempio nel XVIII secolo diversi vescovi anglicani raccomandarono di eliminare tutti i simboli a forma di croce, ma non furono ascoltati.

Nell’iconografia cristiana non appaiono croci sino al tardo settimo secolo, sino ad allora Gesù era simboleggiato in forma di pesce, o rappresentato come un pastore, e mai raffigurato su una croce. La presunta visione della croce avuta da Costantino nel cielo, il momento della sua battaglia contro Massenzio, avvenuta nel quarto secolo, non si riferisce ad uno strumento di esecuzione capitale, si trattava bensì della lettera greca “X”, proveniente dall’iniziale della parola Xpicrtoa. E a dirla tutta l’idea della morte di Gesù sulla croce, in quanto vittima sacrificale per salvare l’umanità, è ripresa para para dalla simbologia Mitraica, e fu cooptata dal cristianesimo primitivo, come metodo di integrazione culturale, allo stesso modo in cui furono cooptate altre simbologie ed immagini del mondo pagano, ivi compreso il giorno di natale, che era il “natalis sol invictus” dei Romani….

Ma non voglio qui affrontare un discorso troppo ampio sulle origini, miti e furbizie del cristianesimo. Mi limito a constatare ed a evidenziare che il simbolo della croce non può essere collegato alla figura di Gesù.. al massimo potrebbe essere collegato all’uso improprio di questo strumento utilizzato dai cristiani stessi per tormentare i loro nemici…

Per cui consentire il crocifisso nelle scuole equivale a trasmettere un’immagine di morte e persecuzione praticata in nome del “salvatore”…. ed i cristiani che ostentano la croce stanno facendo pubblicità alla religione dell’inquisizione e della tortura.


Paolo D’Arpini



Dal Kali Yuga al Satya Yuga - Con la Religione della Natura fiorisce l’Età della Verità….



Fine del matriarcato ed inizio dell’età dei conflitti – Riflessioni sul disfacimento morale e sociale nel rapporto maschile-femminile in vista dell’esaurimento del Kali Yuga.

Dobbiamo partire da una notizia di cronaca recentissima in cui si indicano i paesi che si affacciano sull’oceano indiano (Pakistan, India, Somalia, ecc.) come i luoghi in cui maggiormente la donna soffre di persecuzione e violenza. Ciò fa pensare e riflettere sull’inversione di tendenza nel rapporto maschile-femminile che proprio in questa area vide la nascita della parità dei generi e del rispetto verso il femmineo.
Infatti, verosimilmente, sia sulle coste dell’Africa che nell’India pre-ariana, il matrismo originario sorse e prosperò.

Ma oggi osserviamo che il cambiamento nelle relazioni fra il maschile ed il femminile può essere considerato un termometro per misurare il decorso della malattia nella specie umana. Tale malattia prese origine con l’avvento dell’era oscura, definita in India Kali Yuga, che si fa risalire a circa 5000 anni fa. L’inizio di qust’era, che corrisponde al termine della guerra descritta nel Mahabarata, diede avvio ad un lento processo di degrado che portò la società egualitaria e sacrale, fino allora vigente in quasi tutto il mondo conosciuto, a deteriorarsi sotto l’influsso sempre più pressante del patriarcato e dell’avvalorazione del senso del possesso.

In Europa quello stesso periodo, definito tardo neolitico, descritto con dovizia di particolari dalla studiosa ed archeologa Marija Gimbutas si concluse con l’affermarsi del potere maschile esercitato con la violenza e con la perdita della libertà femminile (tramite l’acquisto della donna a scopo riproduttivo, guerre di razzia, perpetuazione della patrilinearità, etc.). Contemporaneamente abbiamo notizia di simili eventi accaduti anche nell’antica civiltà cinese, ove prese il sopravvento il modello prevaricatorio e controllativo del mondo femminile. Tale momento viene anche evocato nel Libro dei Mutamenti relativamente alla descrizione dell’esagramma “Il farsi Incontro” in cui si immagina il femminile che spontaneamente va incontro al maschile e di conseguenza ne riceve un giudizio negativo. Allo stesso tempo, nella lettura dei commenti, si evince che questo “farsi incontro” rappresentava il modo di funzionamento antecedente nella società. Tale mutazione nello stile dei rapporti intergenerici (uomo-donna) è stato considerato l’inizio dell’era dei conflitti (traduzione corretta del significato di Kali Yuga) e chiude la precedente era dell’incertezza (Dvapara Yuga).

Ora dobbiamo esaminare come gli antichi saggi accuratamente descrissero le caratteristiche dell’era corrente evocando una serie di avvenimenti e tendenze che sono facilmente riconoscibili in questo momento storico. Senza voler evocare calendari Maya o altre descrizioni apocalittiche più o meno credibili, riportiamo, in ogni caso, alcune affermazioni storiche certificate, vecchie di migliaia di anni.

“Trovandosi immersi nell’ignoranza, sicuri di sé, ritenendosi saggi, gli sciocchi si aggirano urtandosi a vicenda, come ciechi guidati da un cieco” (Mundaka Upanishad)

“Ora difatti è proprio l’età del ferro, né mai gli uomini cesseranno di soffrire il giorno, per le fatiche e le miserie, e la notte di struggersi per le gravi angosce che gli dei gli daranno. Né allora il padre sarà simile ai figli, né i figli al padre, né l’ospite sarà caro all’ospite, l’amico all’amico, il fratell al fratello come nel tempo passato. Essi avranno in dispregio i genitori, appena cominceranno ad invecchiare, li insulteranno con parole villane; né essi, ai genitori invecchiati, daranno il necessario per vivere, usando il diritto del più forte; infine saccheggeranno a vicenda le città. E allora non vi sarà più gratitudine per l’uomo giusto, ma piuttosto si terrà in onore l’uomo artefice di mali, la giustizia sarà nelle sue mani; il pudore non esisterà più. Il malvagio recherà danno all’uomo dabbene, agli uomini miseri sarà compagna la gelosia, amante del male dall’odioso aspetto… e non ci sarà più scampo dal male” (Esiodo, Opere e giorni).

Nel Linga Purana, antico testo Shivaita, vengono descritti gli uomini del Kali Yuga come tormentati dall’invidia, irritabili, settari, indifferenti alle conseguenze dei loro atti. Sono minacciati da malattie, da fame, da paura e da terribili calamità naturali. I loro desideri sono mal orientati, la loro scienza è usata per fini malefici. Sono disonesti.
In questo tempo sono in declino i nobili e gli agricoltori mentre la classe servile pretende di governare e di condividere con i letterati il sapere, i pasti, le sedie e i letti. I capi di stato sono per lo più di infima origine. Sono dittatori e tiranni.

“Si uccidono i feti e gli eroi. Gli operai vogliono avere ruoli intellettuali. I ladri diventano Re, le donne virtuose sono rare. La promiscuità si diffonde. La terra non produce quasi nulla in certi posti e molto in altri. I potenti si appropriano dei beni pubblici e cessano di proteggere il popolo. Sapienti di bassa lega sono onorati e partecipano a persone indegne i pericolosi segreti delle scienze. I maestri si degradano vendendo il sapere. Molti trovano rifugio nella vita errante.

“Verso la fine dello yuga gli animali diventano violenti (perché sfruttati n.d.r.).
Gli uomini dabbene si ritirano dalla vita pubblica. Anche i sacramenti e la religione sono in vendita. I mercanti disonesti. Sempre più numerose le persone che mendicano o cercano lavoro. Quasi tutti usano un linguaggio volgare e che non tiene fede alla parola data. Individui preminenti senza moralità predicano agli altri la virtù. Regna la censura… Nelle città si formano associazioni criminali. L’acqua potabile mancherà, così pure la frutta. Gli uomini perdereanno il senso dei valori. Avranno mali al ventre, ed i capelli in disordine. Verso la fine dello yuga l’aspettativa di vita non andrà oltre l’adolescenza,. I ladri deruberanno i ladri. Molti diverranno letargici e intorpiditi, le malattie saranno contagiose. Topi, serpenti e insetti tormenteranno gli uomini. Uomini affamati e impauriti si troveranno nei pressi del fiume Kausichi.
Alla fine di questa era un po’ ovunque nel mondo si diffonderanno i praticanti di riti sviati. Persone non qualificate si spacceranno da esperti. Gli uomini si uccideranno l’un l’altro e uccideranno i bambini, le donne e gli animali. I saggi saranno condannati a morte”.

Tuttavia, ancora secondo il Linga Purana, alcuni uomini potranno raggiungere in breve tempo la perfezione. In un certo senso il Kali Yuga è un periodo privilegiato. I primissimi uomini delle ere antecedenti, ancora prossimi al divino, erano saggi in una società di saggi. Ma gli ultimi uomini, questi del Kali-yuga, avvicinandosi all’annientamento, si avvicinano anche al principio in cui tutto ritorna alla sua fine. In mezzo alla decadenza morale, alle ingiustizie, alle guerre, ai conflitti sociali e alla persecuzione del femmineo, che caratterizzano la fine di questo yuga, il contatto con il divino, per via discendente, diviene più immediato.

In una società dove tutto è già perfetto, gli atti vengono compiuti automaticamente nel bene, mentre in una società degradata occorre discriminazione e coraggio.

Troviamo descrizioni di una tale fine di un’epoca persino in testi apocalittici giudeo-cristiani, compreso quello di S. Giovanni, che evidentemente si ispirano alle stesse fonti antiche sopra menzionate.

In uno Shiva Purana, nel Rudra Samhita, di molto precedente l’epoca cristiana, viene detto: “La fine del mondo attuale sarà provocata da un fuoco sottomarino, nato da un’esplosione simile a quella di un vulcano, che consumerà l’acqua che i fiumi hanno riversato nell’oceano. L’acqua traboccherà dall’oceano e inonderà la terra.”.

Abbiamo visto che, tra i fenomeni caratteristici del Kali Yuga troviamo la comparsa di false religioni antropocentriche che allontanano l’uomo dal suo ruolo sulla Terra e servono di pretesto alle sue predazioni, ai suoi genocidi, e lo portano infine al suicidio collettivo. Le religioni della città prendono il sopravvento sulla religione della Natura, questo è l’inizio della decadenza, che corrisponde all’affermarsi delle religioni monoteiste. Si trattava di creare delle fedi illusorie che pervertissero la vera religione della Natura. Ad esempio la creazione di queste nuove religioni (o ideologie) è avvenuta in India nella forma del giainismo e del buddismo, in Cina in forma di confucianesimo e in occidente come cristianesimo e nel medio oriente come islamismo.

Queste religioni, quali che siano stati il carattere e le intenzioni dei fondatori originari, sono diventate essenzialmente religioni “di stato”, a carattere moralistico. Hanno dato modo a un potere patriarcale centralizzato di imporre un elemento di unificazione e controllo su popolazioni diverse. Ovunque, queste religioni, pur parlando di amore, uguaglianza, carità, giustizia, sono invero pretesto e strumento per conquiste culturali e materiali. 

Il massacro delle popolazioni avvenuto in varie parti del mondo in mome delle religione, è un dato storico innegabile.

La posizione della donna in tutte queste religioni è secondaria e perciò giustifica l’oppressione di genere. Se e quando il femmineo sacro e la spiritualità della Natura riusciranno a trovare un autonomo e sincero modo espressivo nella nostra società, l’era oscura, e dei conflitti, potrà considerarsi conclusa.

Paolo D’Arpini



Bibliografia:

Mahābhārata – Sri Veda Vyasa
I Ching – Libro dei Mutamenti (AA.VV.)
Shiva e Dioniso, di Alain Danielou
Il Linguaggio della Dea – Marija Gimbutas
Opere e giorni – Esiodo
Shiva Purana, Rudra Samhita, Linga Purana – Antichi testi Shivaiti
Mundaka Upanishad – Vedanta




Commento di Caterina Regazzi: "In un’epoca in cui tutti si sciacquano la bocca parlando di Amore, semplicità, ritorno alla Natura, le donne devono solo continuare ad essere e a fare quello che, silenziosamente, sono state ed hanno fatto in tutti questi secoli oscuri: esseri dedite a dare la vita, a custodirla, a coltivarla e a farla crescere; dare amore, affetto e amicizia incondizionati.
Basterebbe che gli uomini prendessero esempio da noi donne rivalutando pienamente il periodo del matriarcato: niente guerre e distruzione, solo cura di sé, degli altri esseri viventi, umani e non, in una parola, della Vita.
Le donne, però, non devono farsi imbrogliare dal mito del potere e dell’autonomia personale, smettendo di copiare il maschio nel suo stile competitivo, nella ricerca dell’affermazione di sé."

Caterina Regazzi racconta: "La mia nascita... in Vita senza Tempo"



...sono nata il 24 settembre 1959, nella Bilancia e felice di esserlo (o nella stagione del  Cane, per l’oroscopo cinese). La corrispondenza, avuta con Paolo D'Arpini, e pubblicata sul libro a quattro mani  “Vita senza Tempo”, edito da Viverealtrimenti, raccoglie diverse lettere che ci siamo scambiati, da metà 2009 a metà 2010 circa, una parte sono di quando ancora non c’eravamo incontrati ed una parte successiva all’incontro.  Ne ho rilette alcune poche sere fa e mi sono sembrate ANCORA belle e piene di sentimenti; Amore per gli altri, per Paolo, per me, per la Natura, la Vita.

Ed ora un brano tratto dal libro, quello del 24 settembre 2009, giorno del mio 50esimo compleanno!


24/09/09
Caro Paolo, bella giornata oggi, complice anche il sole e i tuoi auguri mattinieri.
Sono stata a visitare un utente per me nuovo. Il posto era bellissimo ed è stato anche un po‟ difficoltoso raggiungerlo, in cima ad una collina, con una strada sterrata che era tutta una buca e lì vitelli, vacche, manze, cavalli, maiali (ma di questi si sentivano solo i grugniti), galli e galline, un cane border collie che mi ha accolto festosamente e che io, con piacere ho ricambiato con carezze. Ero tentata di dire al figlio del proprietario che mi ha ricevuto se per caso non avessero bisogno di una custode. Abbiamo avuto uno scambio di informazioni e opinioni su varie cose inerenti l’allevamento delle vacche da latte. Questi sono i momenti in cui apprezzo e sono felice del mio lavoro. ……………

Ieri, tra le altre cose, un’amica mi ha raccontato la “storia” di una sciarpa rossa. Quando noi siamo “attenti” cogliamo cose che altrimenti ci sfuggirebbero. Se siamo aperti e ben disposti nei confronti degli altri cogliamo sorrisi, saluti e fiori e bei colori. Se usciamo di casa tristi o peggio ancora incazzati, vedremo solo la sporcizia ed il “brutture” di cui comunque il mondo è pieno, non guarderemo in faccia nessuno o se lo guarderemo vedremo solo visi tristi e indifferenti. Se diamo appuntamento in una grande piazza ad un‟amica che non vediamo da trent‟anni e che temiamo di non riconoscere e lei ci dice: «indosserò una sciarpa rossa», al momento dell‟appuntamento vedremo tante sciarpe rosse. Mi aveva mandato gli auguri scrivendomi: «per i primi 50 anni hai lavorato la tua terra, d‟ora in avanti raccoglierai solo fiori»…ed è quello che sto facendo.

Buon compleanno a me!

Caterina Regazzi

………………………

Nota integrativa:

Sono nata il 24 settembre. Mia madre, Gina, diceva che sono nata alle 7 e mezza di mattina, ma, come giustamente mi faceva notare Paolo, il parto non avviene in un attimo, ma dura un certo numero di ore, di più o di meno e la stessa nascita dura diversi minuti.
Sempre mia madre raccontava che il suo era stato un travaglio lungo e laborioso, tanto che chi l’assisteva ad un certo punto paventò l’ipotesi di ricorrere al forcipe e lei, fiera e battagliera, avendo assistito, durante il suo lavoro di infermiera, occasionalmente in sala parto, all’uso di questo strumento si ribellò, gridando: “Nooooo!!!! Il forcipe, no! Piuttosto fatemi il cesareo!”.
Chissà, forse aveva visto quei bambini, estratti a forza dal canale del parto, con la loro testolina un po’ schiacciata e non voleva che mi succedesse altrettanto.
Mia madre era una che all’estetica ci guardava molto e non so come avrebbe sopportato una figlia neonata con la testa a pera (commento mio acido, in realtà la mia povera, cara mammma era preoccupata delle possibili conseguenze neurologiche).
Comunque, anche senza forcipe, visto che alla fine, grazie anche alle incitazioni dell’ostetrica è riuscita a farmi uscire per la via naturale, avevo la faccia cianotica e la testa allungata.
Non ero certo una bellezza, ma ero una femmina, e di questo credo proprio che fosse felice: le femmine si prendono cura dei genitori anziani e lei così aveva intenzione di fare e così ha fatto con sua madre (ma in cambio ed in anticipo, mia nonna ha fatto per lei per 10 anni, fino a che non se ne è andata, e lo ha fatto in fretta – un mese appena con un’influenza che ne portò via tanti quell’anno – la cuoca e la baby sitter ed anche di più).
Come tanti neonati forse per qualche secondo non ho pianto e non ho neanche respirato. Devi sentire prima l’ossigeno che cala nel sangue, quell’ossigeno che fino a un minuto prima ti arrivava attraverso il cordone ombelicale che ora è stato tagliato (che bello che deve essere ora nascere, non te lo tagliano subito ma ti mettono sulla pancia di tua madre con ancora il cordone attaccato, siete due, ma siete UNO, neanche tu Viola quella fortuna lì, ma io ci ho provato).
Quindi è arrivata la sculacciata a testa in giù, di prassi allora in questi casi. Capivi subito che la vita poteva anche essere dura……… e allora si che ho pianto.
Mio padre, Fausto, appena mi ha vista ha esclamato: “Che brutta!”
Mio padre e mia madre dopo avermi raccontato diverse volte questo momento non proprio entusiasmante della mia vita, mi rassicuravano dicendo che dopo mezz’ora – un’ora, ero già “bellina”.
Tutta questa premessa per dire che , se sono uscita nel mondo alle 7 e 30 di mattina, la discesa deve essere iniziata almeno nella serata del giorno precedente, quindi il 23 settembre. Quindi è giusto che la festa duri per due giorni.
Così come la nascita è un processo che dura per un certo periodo di tempo (ore), così, anzi, a maggior ragione, lo è la gravidanza (mesi) e dato che la gravidanza dura circa 9 mesi e siccome io sono nata a termine, mi piace pensare che, essendo nata il 24 settembre, sia stata concepita il 24 dicembre, notte della vigilia di Natale.
Mia madre all’epoca era infermiera in ospedale e doveva fare turni di notte e festivi. Quella notte, essendo sposata da poco più di un anno, sarà forse stata dispensata almeno dal turno prefestivo notturno. L’amore l’avranno fatto di notte (c’era quel cerbero di mia nonna Annetta in casa con loro) ben chiusi dentro la loro camera sul letto che ancora oggi esiste ed è a Treia.
Lei raccontava che dopo un anno e mezzo di coito interrotto le venne il dubbio che potessero anche essere una coppia non fertile e quindi propose a mio padre di “fare la prova” dicendo “magari stiamo tanto attenti per niente!”
Ma a me, oggi, piace pensare che, per festeggiare il Natale, mia madre abbia pensato che quel giorno era buono per cercare un figlio anche lei, maschio o femmina che fosse.
C.R.

Caterina bambina con la nonna a Treia


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Recensione del libro Vita senza Tempo:   https://circolovegetarianotreia.wordpress.com/2015/10/24/vita-senza-tempo-di-caterina-regazzi-e-paolo-darpini-recensione/