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“La fine del mondo inizia con la fine della biodiversità…”



Le mutazioni genetiche artificiali sono irreversibili ed incontrollabili, una volta che sono state immesse nuove varietà geneticamente modificate tutte le altre piante consimili sono destinate ad imbastardirsi con conseguente “vizio” riproduttivo ed incapacità di offrire una sicura difesa alle malattie, contrariamente a quanto dichiarato dai produttori, e di rispondere in modo adeguato alle variazioni climatiche o ambientali. Gli OGM sono una bomba ad orologeria che ha già iniziato a scandire il tempo… avvertendoci che il momento della “esplosione” è quasi giunto…

Infatti in natura le mutazione genetiche avvengono spontaneamente e quelle che risultano favorevoli alla sopravvivenza ed allo sviluppo delle specie si mantengono mentre quelle sfavorevoli sono destinate a scomparire. Al contrario le mutazioni genetiche provocate artificialmente dall’uomo sono funzionali a imprimere nelle specie caratteristiche che sono favorevoli agli interessi dell’uomo e non delle specie in se stesse o dell’ambiente che le ospita.

La contaminazione del Polline da OGM e, soprattutto, il Trasferimento Genico Orizzontale di parti del DNA transgenico, da una specie all’altra, rappresentano una minaccia per la salute, l’ambiente, le tradizioni agricole dei popoli.

Infatti i mali provocati dagli OGM non sorgono solo nelle inevitabili mutazioni e contaminazioni delle specie vegetali.. La globalizzazione nel settore agricolo impone una concorrenza così feroce e tecniche agronomiche e produttive che siano in grado di ridurre sempre più i costi di produzione. Anche in Italia quindi vi è la corsa ad una agricoltura intensiva e monocolturale, che ha impedito la tipica rotazione agraria ed ha favorito l’insorgenza di malerbe infestanti e parassiti resistenti. Da qui l’uso di veleni. La tecnica degli OGM non fa altro che confermare e consolidare questo tipo di agricoltura intensiva monocolturale, che punta tutto alle rese ettaro, ma ci toglie i sapori e gli odori tipici dei nostri prodotti agricoli.

Forse, forse è ancora possibile bloccare il processo di imbastardimento e cancellazione della vita a noi conosciuta…. però occorre far presto, prima che sia troppo tardi, occorre disinnescare la bomba, interrompendo l’immissione di nuove specie OGM nell’ambiente. Occorre impedire la diffusione di tali coltivazioni…

L’Italia può ancora fare qualcosa magari avvalendosi delle peculiarità del suo ambiente mediterraneo e montano, proponendosi come un paese conservatore di antiche sementi e della biodiversità bioregionale. E questo vuole essere un invito al Governo in carica per dichiarare la nostra penisola un’ “Oasi OGM Free”. Una sorta di riserva mondiale della natura. Un tempio della Natura.

Paolo D’Arpini – Rete Bioregionale Italiana



Giudizio accademico sul sistema giudaico etnocentrico

Scrive Kevin MacDonald, docente di Psicologia alla California State University: “…il giudaismo, al di là di tutte le tattiche che lo razionalizzano quale religione, altro non è che «una strategia evolu­zionistica  specializzata [...] sostanzialmente centrata sulla difesa del gruppo», massimo tra i paradigmi di etnocentrismo e competizione per il successo economico-riproduttivo, «una strategia di gruppo altruistica, nella quale gli interessi dei singoli sono subordinati a quelli del gruppo»: «”Ciò che importa davvero nella reli­gio­ne ebrai­ca non è l’immortalità del singolo ebreo, ma quella del popolo ebraico [...] 

Il futuro della nazione, e non quello dei singoli, resta l’obiettivo decisivo” [S.W. Baron, A Social and Religious History of the Jews, I e II, edito nel 1952 da The Jewish Publication Society of America]». 

Una strategia che ha portato nei millenni, con la voluta separazione degli ebrei dal resto dell’umanità, ad una sorta di «pseudo­spe­ciazione»: «Per coloro che si dispersero in civiltà estranee, anche dopo generazio­ni, “il giudaismo fu in realtà non tanto la religione della madrepatria quanto la religione della etnia ebraica; fu una religione "nazionale" non in senso politico, ma in senso genealo­gi­co” [G.F. Moore, Judaism in the First Centuries of the Christian Era: The Age of the Tannaim, I, Harvard University Press, 1927]. Di conseguenza, convertirsi “non signi­ficò entrare in una comunità religiosa, ma venire naturalizzati nella nazione ebraica, e cioè – dal momento che l’idea di nazionalità era razziale più che politica – essere adottati dalla razza ebraica”» (in MacDonald I), ribadendo che «possiamo concepire il giudaismo soprattutto come un’invenzione culturale, mantenuta in vita dai controlli sociali che operano per strutturare il comportamento dei membri del gruppo e caratte­rizzata da un’ideolo­gia reli­giosa che razionalizza all’interno del gruppo il comportamento sia nei confronti dei membri del gruppo sia nei con­fronti degli estranei [that rationalizes ingroup beha­vior both to ingroup members and to outsiders]» (in MacDonald II)”



BIBLIOGRAFIA:

MacDonald K. (I), A People that Shall Dwell Alone – Judaism as a Group Evolutionary Strategy, Praeger, 1994

MacDonald K. (II), Separation and Its Discontents – Toward an Evolutionary Theory of Anti-Semitism, Praeger, 1998

MacDonald K. (III), The Culture of Critique – An Evolutionary Analysis of Jewish Involvement in Twentieth-Century Intellectual and Political Movements, Praeger, 1998

MacDonald K. (IV), An American Professor to Responds to a “Jewish Activist” – Dr. MacDonald’s Testimony in the Irving-Lipstadt Trial, «Journal of Historical Review» n.1/2000

MacDonald K. (V), prefazione alla nuova edizione di The Culture of Critique, 1stbooks Library (in proprio), 2002, in csulb.e­du/~kmacd/books-Preface.html

MacDonald K. (VI), Judaismus als evolutionäre Strategie im Wettstreit mit Nichtjuden, «Vierteljahreshefte für freie Geschichtsforschung» n.4/ 2006.