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La favola della "creazione del mondo"



L’”esserci”, per Heidegger l’essere umano nel mondo, ha un’origine precisa: è lo stato di apertura al mondo. Questo non è sempre identico a se stesso. Varia nel tempo. Sostanzialmente secondo due ontologie che creano altrettante realtà o mondi: quella della paura e quella della “volontà” (tanto per non dimenticare Nietzsche).

Si tratta di due nuci, precondizioni, di noi stessi e del mondo che ne consegue appunto, due precoscienze e prepensieri. Dunque due prepolitiche, educazioni, evoluzioni, condizioni, creazioni.
Lo spirito della paura conduce a difendere, a nascondere, ad assicurare. Quello della volontà a scoprire, cercare, rischiare. Uno tende a trattenere, l’altro a dare. Uno vede se stesso al centro del mondo, l’altro avanza nel mondo.

Se, per intimorire lo spirito umano, il cristianesimo ha fatto la prima parte del lavoro, la seconda forse è appannaggio dell’epoca industriale e del suo primo scopo: l’accumulo di ricchezza. La terza, esiziale, corrisponde alla concezione razionalista, positivista e materialista del progresso.

Un dio immanente che ci vede sempre, lascia poco spazio di evoluzione verso il proprio sé. Il timorato, in tutte le sue modulazioni, si sente giudicato. Il suo comportamento è vincolato alla morale. È una condizione dalla quale non possiamo trascendere le consuetudini ed emanciparci dalla storia. Dalla quale, l’assunzione di responsabilità nei confronti del mondo osservato non può realizzarsi: il fato, la casualità, un volere superiore a noi lo impediscono. Ugualmente non potremo riconoscere in noi l’origine del mondo che crediamo di osservare. Né fare esperienza di come sentimenti ed emozioni ci dominano; di come, come marionette, consumiamo la vita inconsapevoli dei fili che ci tirano.

Con l’accumulo borghese, con la diffusione della proprietà privata, con un’etica valoriale razziale e sociale, che divideva i popoli e la società in eletti e inferiori, contemporaneamente alla ricchezza crescente sorse il problema di difenderla. Un’esigenza con la sua scimmia sulla schiena: la paura di perderla. Una condizione di per sé biologicamente tossica e assuefante. Quindi una dipendenza, il cui carattere è nuovamente quello di vincolare, di stringere l’orizzonte del mondo, della creatività. Essa produce anche lo specialismo, il punto più elevato di distanza dalla natura, dal Tutto, da noi stessi.

Diretto derivato del cristiano dominio dell’uomo sulla natura e dell’industria sull’artigianato, il terzo momento che ha ulteriormente attestato il timore in noi è la cultura dello specialismo necessario ad una concezione analitica della realtà. Gli esasperati ed esasperanti singoli, separati saperi, insieme alla realtà parcellizzano l’uomo. Il dominio culturale del meccanicismo consacra la triste, ma solo presunta vittoria dell’uomo sul resto della realtà.

Meccanicismo - Wikipedia

È un processo che ci ha indotti a mettere il mistero sul vetrino del microscopio. Ci ha fatto credere che la tecnologia ci avrebbe permesso si svelarlo. Ci ha impedito di sentire di farne parte. L’incaponimento non ha avuto altro esito che ridurlo a materia misurabile e quantificabile. Ci ha convinti che esso si sarebbe rivelato una volta trovata la più piccola parte di materia. Ci ha impedito di scorgere in essa e in tutte le sue dimensioni più grandi l’energia che tutto fa. Ora ne siamo estranei. Siamo rimasti con un pugno di mosche in mano e l’animo pieno di timore. Siamo in perenne fibrillazione sulla satanica lingua protesa al disumano infinito materiale del falso progresso. In esso crediamo di vedere la felicità. Un ente la cui sopravvivenza genera scorie d’ordine vario, delle quali, con rinnovata paura, stiamo prendendo coscienza ci stiano seppellendo.

A questo punto la normalità dell’uomo è segnata da un’apertura impaurita all’”esserci”. La cultura della société sécurité, la società della sicurezza impera su di noi e chi la vende ce la fa credere una conquista. Essa condiziona il nostro pensiero e il nostro fare. Le potenzialità che abbiamo, di bellezza, gioia, forza amore, sono state sedate, represse, criticate. Sostanzialmente uccise.

Senza garanzie crediamo di perdere vita. Preferiamo rinunciare e la perdiamo davvero.

Eppure, nonostante tanta mortificazione, negli uomini c’è altro. Le Tradizioni lo sanno da sempre: possiamo vivere emancipati dai condizionamenti. Possiamo riconoscere il teatro e chi l’ha organizzato. Possiamo osservare che nasciamo liberi dalla paura e anche che questa lentamente prende il posto della volontà nietzschianamente intesa.

Il filosofo baffuto chiamava piccolo uomo e oltreuomo le due specie di esserci. Del primo scriveva: “si avvicina il tempo in cui l’uomo non genererà più stelle”. Il piccolo uomo è il ”più disprezzabile, quello che non sa più disprezzarsi”. Con lui la Terra “è diventata piccola e su di lei saltella l’ultimo uomo che rende tutto più piccolo. La sua razza è inestinguibile come quella della pulce di terra; l’ultimo uomo vive più a lungo di tutti”.

Per quanto Nietzsche sia prevalentemente apprezzato, per quanto gli studiosi convergano sul suo valore e sulla sua potenza a causa dell’urlo che ha lanciato agli uomini d’Occidente, il pensatore tedesco non è entrato nelle case di nessuno. Neppure quelle accademiche che si sono presumibilmente accontentate e si sono ritenute soddisfatte di una comprensione intellettuale e storica.
Ma esprimere la nuce, che lui ed altri nella storia hanno incarnato – da Zaratustra a Cristo e al Buddha, per limitarsi a qualcuno – è altro.

L’uomo che si muove senza timore, senza sicurezze realizza e celebra la vita. È un artista e un guerriero (Castaneda). È l’uomo del nuovo paradigma. Esso compie scelte in funzione di ciò che sente, non ha mai necessità di elencare pro e contro. Attraverso il sentire si muove sempre opportunamente alla misura della sua natura. Sa che la modalità cosiddetta razionale glielo precluderebbe. Sa che la pretesa di sicurezza, l’orgoglio, l’importanza personale sono prospettive di morte spirituale.

Sa che da dove si posa l’attenzione, da quel punto scaturisce la realtà. Sa che noi l’abbiamo inconsapevolmente posata sulla paura. E sa che il mondo che ne scaturirà la rifletterà. Ma sa anche che possiamo prendere coscienza della mota che lentamente ci ha ricoperti, nascondendo a noi stessi la via della bellezza. Le vibrisse che siamo, capaci di percepire e vibrare fino alle risonanze ancestrali, capaci di dirci con precisione energetica cosa si addice e cosa non si addice ala nostra natura, sono imbrattate di cultura, di idee e pensieri egoici. Abbiamo perduto la forza e con essa quello che ora chiamiamo coraggio, ma che allora, era la condizione di ognuno. Ma sa che possiamo tornare in noi stessi, che possiamo vivere pienamente, secondo la nostra volontà.

Lorenzo Merlo – 040920



L’ipotesi dello spirito e quella della materia...


Riciclaggio della memoria: Pensieri elevati fra spirito e materia

Zygmunt Bauman: Nel tempo della “modernità liquida”, i punti di riferimento si sciolgono in un indistinto “reale”. In esso la memoria di ciò che è stato perde la sua “solidità” che diventa, per così dire, “incolore”.

Brian Stock: L’atto di porre per scritto il passato di una società equivale a ricrearne la cultura… L’organizzazione della tradizione riflette il bisogno di dare una definizione intellettuale a una realtà socio-geografica. L’influenza del passato non è solo legale e culturale. E’ anche spaziale. Essa si esprime in Terra e Popolo che hanno una collocazione geografica e possono ritenere di essere divinamente predestinati a rispecchiare una particolare tradizione.

Giacinto Auriti: Quando un popolo ha perso la consapevolezza del perché deve vivere, tutte le sue scelte ed i suoi comportamenti, non essendo finalizzati, finiscono per essere egoisticamente strumentalizzati dai gruppi di potere.

Edgar Morin: Quali che siano gli sviluppi futuri della microfisica, non si ritornerà più all’evento semplice, isolabile, indivisibile… Si tratta di far nascere una nuova concezione della scienza, che contesti e sconvolga le pietre angolari dei paradigmi e, in un certo senso, l’istituzione scientifica stessa. L’informazione non è una cosa inscritta in un segno, ma una relazione attiva che esiste solo in e attraverso un processo organizzazionale. Il Gene non risolve il mistero dell’auto-organizzazione, ma lo pone nella sua complessità.

Gregory Bateson: La logica e la quantità si dimostrano strumenti inadeguati per descrivere i fenomeni dell’organizzazione biologica e dell’interazione umana.

Carl Gustav Jung: L’ipotesi dello Spirito non è per nulla più fantastica di quella della Materia.
William Blake: I saggi vedono i contorni e perciò li tracciano.

Erwin Schroedinger: La vita è il più bel capolavoro compiuto da Dio secondo le linee della meccanica quantistica.

Richard Feinmann: Ciascuna delle particelle del tessuto rivela l’organizzazione della tappezzeria nel suo insieme.

Lewis Mumford: L’invisibile è altrettanto reale, presente, significativo del visibile.

Ludwig Wittgenstein: L’inesprimibile costituisce forse lo sfondo sul quale ciò che ha potuto esprimere acquista significato.

Novalis: Il presente non è affatto comprensibile senza il passato e senza una grande misura di formazione, una pienezza dei sommi prodotti, del più puro spirito della nostra epoca e dell’epoca primeva, e un’assimilazione, da cui sorga lo sguardo profetico dell’uomo.

Donald Duck: La saggezza non è l’ultima parola della saggezza.

Ugo Spirito: Questo estraniarsi della scienza dalla vita non ha potuto non incidere sullo stesso abito mentale dello scienziato che ha finito per esaltare la sua apoliticità come il colpo dell’obiettività. Ne è venuta fuori una sorta di positivismo economico e giuridico che è espressione più evidente della passività della scienza e della sua funzione sempre più accessoria e irrilevante. La preoccupazione dello scienziato è diventata esclusivamente quella di accogliere nei vecchi schemi il nuovo contenuto della realtà, forzandolo come in un letto di Procuste, con la convinzione dogmatica della riducibilità del nuovo al vecchio. Fatto è che gli economisti, più degli altri, vivono al centro della società borghese, nella peculiare atmosfera adatta a coltivarne i pregiudizi ideologici, e finiscono con l’essere, anche senza averne chiara coscienza, i difensori più accaniti dei privilegi capitalistici. E’ una deformazione mentale ormai connaturata, che toglie ogni possibilità di distinguere l’essere dal dover essere e fa scambiare la contraddizione della situazione di fatto con la legge dialettica della realtà.

Mario Timio: Diagnosticare significa riconoscere il già conosciuto…. Il non-medico e il dilettante possono aver letto e studiato tutto sulla stenosi mitralica, ma non sono in grado di porre diagnosi di stenosi mitralica. Perché? Perché…”le osservazioni cliniche, come tutte le osservazioni,sono interpretazioni alla luce di teorie, e unicamente per questo motivo esse sembrano sostenere le teorie alla cui luce vengono intese.” Con queste parole, il filosofo Karl. R. Popper nell’introdurre il concetto fondamentale che lo scienziato approda a qualsiasi osservazione solo se ha delle teorie in testa, rigetta il metodo dell’induttivismo applicato alla scienza e quindi alla medicina clinica. In medicina, come in ogni branca della scienza, Popper insegna che esistono problemi-teorie-critiche-controlli. La diagnosi si pone quindi comne un’attività tesa a risolvere problemi.

C.Michael-Titus: La vita di un essere umano comincia nel momento in cui essa significa qualcosa per un altro essere umano. Non c’è che una libertà che conta veramente: quella che non si ha. Non c’è che una sola morte da aborrire: quella che non ci leva la vita.
I genitori non educano i loro figli. Essi li abituano al loro genere di vita e solo quando ci riescono li fanno approfittare della loro esperienza.

A cura di Giorgio Vitali

La Rete delle Reti: Giorgio Vitali: "Due quori e qualche capanna in Vita  Senza Tempo (di Caterina Regazzi e Paolo D'Arpini)"

Accettazione di sé nella spiritualità laica


Come diventare partner di sé stessi? :Fare Utili
“Maestro è colui che ti porta ad essere il tuo stesso Maestro!” (Saul Arpino)

Diceva Ramana Maharshi:”Conosci la tua mente, per non farti imbrogliare dalla mente”  Vedi quante immagini appaiono in un sogno, quanti personaggi che si cercano e si sfuggono, che si amano e si odiano? Ma il sognatore è uno solo….
Per risvegliarti a te stesso da qualsiasi punto o identità tu  ti riconosca nel sogno, accetta quella, fermati a quella e da lì osserva e scopri l’osservatore. Non aspettare illudendoti che potrai svegliarti se stai sognando di essere qualcun altro, un personaggio più preparato o più simpatico… Qualsiasi sia il personaggio del sogno nel quale ti ritrovi, accettalo.
Osho diceva: “Accettarsi per quel che siamo è la base per il risveglio spirituale”. Infatti accettarsi non significa rinunciare alla propria crescita, anzi vuol dire che accettiamo di crescere partendo da ciò che siamo. In questo modo la crescita non sarà una scelta bensì un moto spontaneo. E’ la fioritura dell’intrinseca perfezione che trova una forma espressiva, senza sforzo, senza rabbia o frustrazione, senza sacrificio, senza uso della memoria,senza espiazione, senza speranza…
Puoi dirmi allora dove si pone, a cosa serve, quella sofferenza, quell’autocontrollo, che sin’ora ha accompagnato la tua ricerca? Dov’è l’utilità proiettiva dell’io che cerca se stesso? Quanti sono gli “io” in te? Dov’è quell’uno che cerca e l’altro che è cercato? Dove sono le vite trascorse arrancando verso la perfezione e dove sono quelle vite future per completarla? Cosa significa “io sono giovane, io sono vecchio, io sono maschio, io sono femmina”? Non sei tu presente qui ed ora, pura coscienza, aldilà di ogni distinzione esteriore? E sempre lo sarai!
Ascolta, tu sei sempre, assolutamente, e chiunque nel tuo sogno dica qualcosa di sensato, sei tu a dirlo. Riconosci quel messaggio come tuo, guarda la luna e lascia stare il dito, scopri l’essenza e non lasciarti ingannare dal riflesso.. e per finire ricorda: “Il Guru ti appartiene completamente ma appartieni tu completamente al Guru..?” (Swami Muktananda)
Paolo D’Arpini
Burattini al TAM. Nuova realtà culturale a Moje di Treia -  politicamentecorretto.com

Il corpo sociale, l'organismo sistema e il "diversivo" di Lorenzo Merlo


La politica è il diversivo di piccoli uomini che, quando...

Gli stati sono strutture. Architetture desiderate, pensate, progettate, realizzate. Sono destinati a contenere un corpo sociale. Prevedono gangli di controllo e/o gestione normalmente chiamato “sistema”.

Il sistema tende a funzionare secondo la concezione auspicata in modo direttamente proporzionale all’ubbidienza degli elementi privati e associativi che in esso sono ammessi dal sistema stesso.

La disobbedienza mette in crisi il funzionamento e la sopravvivenza dell’organismo sistema.

In tempo di bassa consapevolezza generale il sistema adotta metodi di controllo e gestione ad essa confacenti e soddisfacenti. Quando il gradiente di consapevolezza generale tende a crescere, il sistema a sua volta evolve. Ciò che andava bene prima perde di efficienza e diviene necessario escogitare adeguate infrastrutture.

La Rivoluzione francese prima e l’Internazionale comunista poi – farcite da altre minori espressioni – ebbero il pregio di alzare il livello di consapevolezza comune relativamente ai dictat imposti dai sistemi governativi. L’alfabetizzazione ne accelerò il processo. Per mantenere il controllo e la gestione sociale serviva un’idea.

Gli editori della Carta stampata, imprenditori collusi all’interesse statale, misero in campo il necessario per dirigere le idee.

Il monopolio di radio e tv, moltiplicò il potenziale di fuoco comunicazionale dei giornali. L’ubbidienza generale tendeva ad essere garantita con un certo grado di sicurezza. Le emittenti poi liberalizzate accompagnarono prima il rigurgito violento degli Anni di piombo, poi si sopirono cantando e ballando l’edonismo e l’individualismo come frontiere conquistate. L’opulenza seguente spense del tutto lo spirito di bellezza. Tutti accettarono i suoi alter ego in forma di benefit e centri commerciali. Non è un caso che la voce anarchica – e le sue consimili – fosse ed è per tutti nient’altro che disturbo senza valore, da annientare e dalla quale stare alla larga.

Intanto, sebbene prevalentemente sottotraccia, la consapevolezza generale cresceva. La cosiddetta democrazia lasciava spazi associativi ed editoriali alternativi al sistema. Almeno fino ad un certo punto considerato accettabile, ovvero innocuo, ma anche funzionale alla facciata democratica.

L’avvento del web, presumibilmente liberalizzato per ragioni economico-commerciali, ha in poco tempo manifestato il suo potere di diffusione di quella consapevolezza individuale prima tenuta più facilmente sotto controllo.

Le attuali Major digitali dispongono dei dati utili per recuperare il controllo perduto. I loro clienti non siamo noi ma gli Stati. Il potenziale di fuoco informatico a loro disposizione sostituisce la prima linea che era stata degli editori, dei monopoli di radio e tv.

La logica per il dominio della comunicazione comporta la battaglia tra la crescente consapevolezza degli individui cioè, tra il loro potenziale di disobbedienza e il controllo sociale.

Tutti ne siamo vittime potenziali: le informazioni ci arrivano in quantità e sovrapposte; le fagocitiamo con velocità crescente. È un fatto emozionale, perciò estremamente volatile e inidoneo al pensiero autonomo. Ma non detto sia casuale. Nella guerra della comunicazione può facilmente essere un progetto strategico, opportunamente messa in campo.

Lo scontro tra sistema e individui, in atto sulla scia del mito di Davide e Golia, ha messo in campo un’arma convenzionalmente proibita dalla cosiddetta democrazia: la censura.

LA SPONDA DI UN SOGNO-IL DIVERSIVO - carmen sararu - Opera Celeste Network

La Voce del Padrone ormai non fa più paura a tanti. Loro sanno e reagiscono. Comitati scientifici e dichiarazioni di fake news nei confronti di tutto ciò che non corrisponde al sistema sono altri due espedienti del momento. La generale reazione impaurita e la relativa obbedienza ottenuta ne dimostrano l’efficacia. Il sistema riesce ancora a tenere il controllo.

Tuttavia forse l’argine si è rotto. Non in un punto solo, ampio ed evidente, dove sarebbe facile portare provvedimenti. Ha ceduto in mille piccoli luoghi di improbabile controllo.

Si rende necessario un altro espediente che abbia la forza di riportare l’attenzione dove serve, che sappia distrarre dalle ragioni della disobbedienza, che distragga dalla crescita di consapevolezza.

In quest’ottica il 2019-nCoV o – secondo la nuova definizione – il Sars-CoV-2, fa al caso loro.

Voluto o casuale è un diversivo che vale 1000 Champions League. Con la presunta pandemia in essere il controllo può essere mantenuto. La paura permette di trasmutare in untore il vicino di casa, l’avventore che entra in negozio mentre noi usciamo. Permette di ubbidire a ordini da mandriani.

L’eventualità di un sistema mondiale in via di riassetto appare oggi assai probabile. In essa vengono meno quelle conquiste sociali e individuali che appena la generazione passata concepiva come permanenti. I ciarlatani, così loro li chiamano, si stanno organizzando, ma il loro nemico non è più il sistema, la sua polizia, la sua burocrazia. Gli Ufficiali dispongono ora di reggimenti di proboviri che mai avevano sognato di comandare. Sono divisioni di vicini di casa.

Sovranità, debito pubblico, diritti del lavoro, scuola, sanità, infrastrutture edili, burocrazia, serietà morale fanno acqua a profusione. Un’evidenza disastrosa e paracriminosa, sufficiente a farci abbandonare la nave, eppure da loro presentata, e da noi vissuta, come un’ineluttabile realtà.

Il nuovo assetto di controllo è in osservazione. Su come andranno le cose pare tutto già scritto. L’ordine del mondo renderà ulteriormente ubbidienti anche i sistemi degli Stati. Che saranno sempre di più inginocchiati ad ubbidire a loro volta secondo i comandi ricevuti. Il virus diversivo ha compiuto il suo scopo. La vera pandemia è nelle menti. Quella delle corsie di terapia intensiva non è niente al confronto. Attendiamo nuovi giri di vite.

Prendere consapevolezza della logica del Sistema resta disponibile a tutti, purché non in preda a diversivi vari. Il libero pensiero ne risentirebbe. La dicotomia tra spirto e coscienza anche.

Lorenzo Merlo - force@victoryproject.net



[In scia: https://www.ereticamente.net/2020/08/linvasione-degli-ultracovid-livio-cade.html?utm_source=rss&utm_medium=rss&utm_campaign=linvasione-degli-ultracovid-livio-cade]

Il culto dei successori - Ovvero: quando la spiritualità passa dall'aldilà all'aldiqua


Fuori i mercanti dal Tempio! - Il Popolo Veneto
Avrebbe un bel da fare Gesù se dovesse tornare sulla terra per ripulire i templi dall’invasione mercantile… In trentatre anni di vita difficilmente riuscirebbe a compiere tutta l’opera….
Non che il commercio “spirituale” sia una novità di questa epoca, in effetti  tale commercio è iniziato il momento stesso che l’uomo  si è inventato un “aldilà” ovvero un ipotetico mondo dello spirito contrapposto al mondo terreno. Ciò è avvenuto soprattutto con l’avvento delle religioni monotesiste: Giudaismo, Cristianesimo e Islamismo.  Ma in verità era già presente –in fieri- nel momento stesso in cui è iniziato il processo di virtualizzazione del pensiero,  con la nascita della filosofia, che è sorta unitamente al patriarcato ed all’accumulo di beni materiali (cioè il concetto di proprietà).  
Ma se vogliamo cercare un evidenza della nascita e del parallallelismo  fra mondo materiale, dell’aldiqua,  e della creazione di un mondo virtuale, dell’aldilà,  scopriamo che appare  nelle società umane con il culto degli antenati. Gli antenati vengono considerati vivi nell’aldilà ed è per questo che sono richieste continue cerimonie per il loro nutrimento “spirituale” e addirittura in Cina fu inventata la “cartamoneta”  -che veniva bruciata assieme all’incenso, per trasmettere ai defunti quei titoli in forma sottile,  in quanto si presupponeva che l’affluenza nell’oltretomba  derivasse da tali offerte.
Ma non solo questo, nell’Europa medioevale -ad esempio- si era giunti alla vendita delle indulgenze, in cui si pagava –non con cartamoneta fittizia ma in oro sonante-  alla chiesa un conquibus che poi veniva trasferito (a detta dei preti) alle anime dei defunti  o dello stesso donatore che si assicurava così il paradiso.   Il commercio “spirituale” non conosce confini, si manifesta in mille modi, con la vendita di rosari, libri sacri, immaginette, reliquie…. davanti ai santuari ed alle cattedrali (ed anche al loro interno), tale compravendita  è accettata come un corollario  della religione (e senza  tasse). Ci sono pure le donazioni devozionali per le missioni, per i poveri (della stessa specie religiosa connessa) e per le opere di bene (tipo IOR ed affini).
Le religioni dell’aldilà   sono proprio  un bell’affare… Se c’è bisogno di manodopera a buon mercato,  di combattenti pronti a tutto, ecco che si escogitano le guerre sante e l’onorevole martirio, che garantisce  un aldilà bellissimo, pieno di flauti, di arcobaleni, di vergini ed angeli compiacenti. 
Bioregionalismo Treia •: Dal culto degli antenati al culto dei successori -  Per una vera ecologia profonda e per una spiritualità naturale
In  fondo meglio lavorare e risparmiare per l’aldilà, visto che ormai questo mondo  sta andando a rotoli e tutti sono convinti che occorre  fregare la morte.  L’unica speranza è credere in un altro mondo,  e su questo assioma le sette e le religioni prolificano e si ingrassano…. qui sulla terra, ingrassano qui  nella nostra società… mica là… nei cieli dove  esiste solo spazio vuoto. Ma contemporaneamente è nata anche la  disillusione religiosa, in molti ambienti umani si tende all’egoismo puro, con la conseguenza che sulla terra si gode senza ritegno delle risorse senza tener conto della sacralità della natura ed ignorando che la vita  continua con i nostri successori…
Sia la  religione  che il materialismo considerano inutile il mantenimento della vivibilità sulla terra… in fondo qui siamo tutti di passaggio.. tanto vale guadagnare meriti per il futuro in una altra terra  fantasistica e trascurare  questa terra terrestre,  oppure godere qui sin che si può senza rispetto per le generazioni future. Questo pianeta può  andare a remengo, ci si possono compiere le peggio nefandezze: distruggerlo, sfruttarlo all’inverosimile, inquinarlo e offenderlo con tutti i suoi abitanti (alberi, piante, animali) che sono alla mercé delle necessità di  guadagno, accumulo e spesa… 
In verità noi dovremmo assimilare nella nostra società  il culto  dei  successori e lasciar perdere quello degli antenati…..
Per fortuna non tutti sono idioti e di tanto in tanto appare un essere umano che è in grado di affermare che “la pura Terra Promessa è qui su questa terra”. Diceva ad esempio Tich Nhath Hanh: “Se riuscirete a lasciare passi di pace e liberi da ansia su questa nostra terra, non avrete più bisogno di pensare di entrare nel “regno dei cieli”. Il motivo è semplice, il samsara ed il regno dei cieli sono entrambi invenzioni della mente. Se siete in pace, liberi da presupposti e pieni di gioia di vivere avrete trasformato il samsara in Pura Terra e non ci sarà più bisogno di pensare ad un aldilà….”
Paolo D’Arpini
Decennale di quando l'antipapa Paolo D'Arpini visitò Viterbo - Scomunicato  Stampa
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