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FRIEDERICH ENGELS: IL MATERIALISMO DIALETTICO E LA DIALETTICA DELLA NATURA



Ideologia Tedesca – Karl Marx – Friedrich Engels (1846) | per ...

Sulla figura di Engels (1820-1895), come su quella di Marx,  sono stati scritti fiumi di inchiostro. Quindi cercheremo di limitarci ad accennare per sommi capi all’attitudine dell’amico e compagno di Marx, non solo all’azione politica nella prospettiva dell’instaurazione di una società socialista, ma anche ad inquadrare le questioni politiche e la storia umana nel più ampio alveo della storia naturale. Il suo tentativo è stato quello di fornire al movimento operaio una propria filosofia della storia e della natura (definita “Materialismo Dialettico”). Sono noti infatti gli interessi di Engels per le questioni dello sviluppo delle scienze naturali, oltre che per le questioni economico-politiche.

In un precedente  numero dedicato a Marx abbiamo sottolineato il contributo decisivo di Engels sia per quanto riguarda lo studio degli economisti classici britannici, sia per la celebre inchiesta condotta sulla “Condizione della classe operaia in Inghilterra” il paese più sviluppato dell’epoca. Engels potè usufruire di un punto di vista privilegiato in quanto lavorò negli anni ’40 come amministratore nella fabbrica di Manchester di proprietà del padre, dove conobbe anche la compagna della sua vita, la semplice operaia irlandese Mary Burns.

Dopo la stesura del famoso “Manifesto del Partito Comunista” a Bruxelles insieme a Marx (1848), e dopo il fallimento della rivoluzione del 1848, e le difficoltà riscontrate dalla Prima Internazionale (1864-1876) anche a causa dei contrasti interni tra comunisti ed anarchici, anche Engels si dedicò al lavoro teorico, senza però trascurare di intervenire nel dibattito interno alla Seconda Internazionale (nata nel 1889) ed alla Socialdemocrazia tedesca in cui prendevano sempre più piede istanze revisioniste e di compromesso politico. Decisivo è stato il suo apporto per la stesura finale e la pubblicazione della seconda e della terza parte del “Capitale” nel 1885 e nel 1994, dopo la morte di Marx.

In questa sede ci preme sottolineare l’apporto dato da Engels allo sviluppo della filosofia della scienza (uno dei suoi primari interessi) con due opere: “Anti-Dhuring” del 1878 in cui attacca le posizioni del filosofo Dhuring (1835-1921), sostenitore del fatto che pensiero e realtà sono antitetici e che entrambi derivano da una misteriosa realtà “più profonda”, e “Dialettica della Natura”, scritto tra il 1873 ed il 1883, ma tenuto per decenni in un cassetto dal socialista revisionista Bernstein e pubblicato un prima volta solo nel 1925 dopo un parere favorevole espresso dal grande Einstein cui lo scritto era stato sottoposto.

Engels ritiene che il pensiero sia un riflesso della realtà esterna e che pensiero e realtà debbano essere in sintonia, fatto possibile perché sono fatti della stessa natura materiale (affermazione che ricorda l’affermazione dell’antico filosofo Empedocle a proposito della conoscenza sensibile: vedi N. 5). “Il pensiero deve incontrarsi con l’essere” (cioè con la realtà obiettiva) scriverà nella sua ultima opera del 1886: “Feuerbach, punto d’arrivo della Filosofia Tedesca”.

La realtà esterna, cioè la “natura”, è in continua trasformazione ed ha una sua “storia”. Parallelamente anche la conoscenza scientifica si evolve, per cui – contrariamente a quanto affermato da Kant – le categorie fisiche (come spazio, tempo, causa) non restano “fisse”, ma si evolvono sulla base dell’esperienza e delle nuove scoperte. Engels – come Mach, di cui parleremo in un prossimo numero – rivendica la necessità di sottolineare il carattere “storico” delle categorie scientifiche e delle varie teorie. Ritiene la realtà “infinita” e quindi difficile da abbracciare nella sua totalità, ma ha fede nei progressi della scienza, che ci avvicina sempre più ad una visione completa del mondo attraverso nuove scoperte e l’evoluzione delle teorie (posizione che gli ha attirato accuse di “positivismo”). Respinge qualsiasi posizione agnostica, come quella espressa dallo scienziato contemporaneo Emil du Bois-Raymond, che ritiene che la natura ci riservi enigmi inconoscibili (atteggiamento comune anche a moderni fisici quantistici). Afferma la necessità per lo scienziato di essere sostenuto da una robusta filosofia della scienza che lo salvi dal pericolo di adottare banali pseudo-filosofie di moda. Critica, ad esempio, il ricorso ad un esasperato meccanicismo, soprattutto nel campo biologico, lodando la visione evoluzionista di Darwin.

La visione evoluzionistica della natura (e della stessa scienza che ne deriva, a causa delle nuove evidenze sperimentali) è definita dal nostro autore “dialettica”. Engels ritiene di poterne enunciare le regole, derivate direttamente dal filosofo idealista Hegel, di cui Marx ed Engels si ritenevano continuatori, salvo il dichiarato “rovesciamento” tra pensiero, idee e realtà:
-le variazioni di quantità si trasformano in variazioni di qualità,
-la natura si manifesta come principi opposti che si compenetrano;
-la negazione di un principio è soggetta ad una negazione della negazione da cui nasce un principio nuovo.

E’ questa la parte più discussa e discutibile del pensiero del grande esponente della cultura e della politica europea, le cui tesi (come del resto quelle di Marx) andrebbero sempre affrontate con spirito laico, anche da chi ne condivida le idee politiche. Lo stesso Ludovico Geymonat, grande sostenitore di Engels, avanza qualche perplessità per i pericoli di nascita di un nuovo dogmatismo, pericoli che si sono ad esempio manifestati anche nella parte più arretrata e dogmatica della cultura sovietica. Chi scrive ritiene che la visione “dialettica” di Engels – che ricorda la visione dialettica di molti antichi filosofi della natura, come Anassimandro, Eraclito, o Empedocle - trovi riscontri se applicata concretamente ad aspetti della natura ed alle scienze naturali (oltre che alle scienze umane e politiche) senza l’applicazione di regole un po' artificiose derivate da Hegel. Basti ricordare l’evoluzionismo darwiniano e l’interpretazione fisico-filosofica data da grandi scienziati come Boltzmann al Secondo Principio della Termodinamia attraverso la definizione del parametro “Entropia” che cresce irreversibilmente e continuamente nell’Universo che è in continua trasformazione (di questo ci interesseremo in prossimi numeri). Bisogna evitare i pericoli di dogmatismo idealistico derivati da Hegel (se pure “rovesciato”; ma non sempre il “rovesciamento” riesce).

Per concludere ricordiamo una delle più ispirate opere di Engels, scritta nel 1884, poco prima della morte: “L’Origine della Famiglia, della Proprietà Privata e dello Stato”, in cui il filosofo tedesco, partendo dagli studi dell’etnologo statunitense Lewis Henry Morgan (1818-1881) sulle società primitive, ci parla: della nascita della società patriarcale “gentilizia” che pone termine alla società matriarcale ad al ruolo privilegiato della donna; della nascita “storica” della proprietà privata, della famiglia e dello Stato; del ruolo sempre repressivo dello Stato, espressione sempre degli interessi delle classi dominanti e la cui estinzione (auspicata dagli anarchici) sarà ; possibile solo quando cesseranno i conflitti di classe in una società più giusta ed armoniosa.

Vincenzo Brandi

  1. L. Geymonat, “Storia del Pensiero Fil. e Sc.”, op. cit. in bibl.
  2. F. Engels, “Dialettica della Natura”, edizioni Einaudi e GAMADI, op. cit. in bibl.
  3. F. Engels, “Anti-Dhuring”, op. cit. in bibl.
  4. Comitato Scientifico GAMADI, “Materialismo Dialettico e Conoscenza della Natura”, op. cit. in Bibl.
  5. F. Engels, “L’Origine della Famiglia, della Proprietà Privata e dello Stato”, op. cit. in bibl.
  6. Marx K. – F. Engels, “Opere scelte”, op. cit. in bibl.
  7. Marx K. – F. Engels, “La Concezione materialista della Storia”, op. cit. in bibl.
Friedrich Engels, Manchester nel 1845 | Storiaestorie

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