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"Autobiografia di uno yogi" - Recensione


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«Il messaggio dello yoga circonderà il globo e contribuirà a far nascere quella fratellanza tra gli uomini che è il risultato della diretta percezione dell'Unico Padre» ~ Paramhansa Yogananda

Ed ora salutiamo la nascita dell'edizione tascabile di "Autobiografia di uno yogi", uno dei più profondi ed entusiasmanti testi spirituali di tutti i tempi, che oggi ti potrà accompagnare ovunque, per avere la voce del Maestro sempre "a portata di tasca". 
 
«Anche quando me ne sarò andato, aiuterò sempre tutti i sinceri devoti che saranno in sintonia con me. Non pensate mai, nemmeno per un attimo, che quando non sarò fisicamente presente io non sia ancora con voi. Anche quando non sarò più in questo corpo continuerò a occuparmi del vostro benessere spirituale con la stessa sollecitudine di oggi. Mi prenderò sempre cura di voi e, ogni qual volta un devoto sincero penserà a me nelle silenziose profondità della sua anima, saprà che io gli sono vicino».  (Paramhansa Yogananda) 


Questa promessa di Yogananda risplende e si veste di nuovo significato in ogni pagina. Un piccolo gioiello dal magnetismo straordinario, da sfogliare e risfogliare e da portare con te in ogni tappa, piccola o grande, del meraviglioso viaggio della vita.
 
Possano le sacre vibrazioni di questo libro colmare la tua anima.




Ananda Edizioni - amicideilibri@anandaedizioni.it  


La consapevolezza interiore del “liberato vivente” (jivan-mukta)


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Le strofe che seguono sono tratte dal Supplemento ai 40 versi di Ramana Maharshi. Le tre strofe rilevate, a loro volta, fanno parte del Vasishta Saram, che tratta degli insegnamenti sulla realizzazione del Sé impartiti al giovinetto Rama (una delle 10 incarnazioni di Vishnu) dal suo Guru Rishi Vasishta. Da notare come, non indicando specificatamente il modo del raggiungimento, in quanto il “raggiungimento” secondo la filosofia Advaita richiede solo l’eliminazione dell’ignoranza che il  Sé è onnipresente, nelle strofe riprese da Ramana venga indicato lo “stato” interiore del realizzato.  
Ma lo “stato libero dall’ignoranza” non è il risultato di un ragionamento bensì è piena consapevolezza della propria natura, che non può avere riscontro oggettivo da parte dell’osservatore. Allo stesso tempo dalle strofe riportate dal Maharshi (e dalla spiegazione in prosa aggiunta da Mahadevam) se ne deduce una implicita descrizione della condizione interiore del Mukta, il liberato vivente. Questa “condizione” (se così si può chiamare) è il fine di ogni conoscenza spirituale.

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S. 26 – “Avendo investigato in tutti i vari stati (veglia, sogno, sonno profondo) e tenendo costantemente nel tuo Cuore quello che è lo Stato Supremo, libero dall’illusione, gioca la tua parte nel mondo, oh eroe! Tu hai realizzato nel Cuore quello che è il substrato di Realtà, al di là di ogni apparenza. Perciò, senza mai perdere questa consapevolezza, gioca nel mondo come ti piace, oh eroe!”
Commento – Qui l’istruzione del saggio Vasishta a Rama. Da cui si evince che la realizzazione subentra con l’investigazione sugli stati mentali, di cui il Sé è la sola realtà intrinseca o substrato permanente. Allorché la realizzazione diviene costante o stabile l’illusione della separazione viene cancellata e quindi il liberato vivente può giocare la propria parte nel mondo, senza esserne affetto. Ovviamente tale “persona” (presunta come tale da chi la osserva) non perde mai di vista la Realtà, che sta alla base di ogni apparenza ed è perfettamente consapevole della unitarietà del Sé.
S. 27 – “Con apparenti emozioni e piaceri, con apparenti agitazioni ed asti, e con sforzo apparente nello svolgere ogni attività, ma senza attaccamento, gioca nel mondo, oh eroe! Essendo libero da ogni sorta di schiavitù, avendo raggiunto l’equanimità in tutte le situazioni, compiendo azioni confacenti, secondo la tua parte, gioca bel mondo, oh eroe!”
Commento – Un Jnani (conoscitore della Verità) fa la sua parte nel mondo, come ogni altro. Ma le sue azioni e le sue emozioni che sono aldilà di esse, sono solo apparenti. Egli può esultare o sembrare depresso ma in realtà non è così (si ricordi qui la descrizione data del Cristo come Dio e come uomo allo stesso tempo). Allo stesso modo il saggio sembra preparare e perseguire progetti, sembra fare tutto ciò che compie un uomo del mondo ma egli conosce l’irrealtà di tutto questo. Come in un gioco od in una commedia egli svolge meramente la sua parte e non viene toccato da quel che accade. Questo in conseguenza del suo stato di equanimità ed assenza di desideri.
S. 28 – “Colui che è stabile nella verità della conoscenza è il conoscitore del Sé (Jnani). Attraverso la conoscenza egli ha distrutto le impressioni dei sensi. Veramente egli è Agni (il fuoco sacro) che è il distruttore dell’ignoranza. Egli è Indra (il supremo Deva) che brandisce il Vraja (la saetta della conoscenza). Egli è il Tempo del tempo. Egli è l’eroe che ha sconfitto la morte!”
Commento – Qui il Maharshi include l’apologia del Conoscitore del Sé. Infatti Conoscenza equivale ad auto-realizzazione e per il Jivan-mukta (liberato vivente) le funzioni dei sensi e le loro impressioni non hanno appiglio alcuno. Per lui non ci sono organi di senso, né corpo, né mente, per lui non esiste il mondo della dualità. La sua conoscenza è paragonata ad Agni, che brucia ogni rifiuto, ed alla saetta di Indra, con la quale fu ucciso il demonio. Colui che ha realizzato il Sé non è condizionato dal tempo, egli è la Morte della morte (Shiva stesso), è il vero eroe (dhira) che non ha paura di nulla, perché non c’è un “altro” che lui possa temere.
Conclusione.
Forse si potrebbe tentare ancora di aggiungere parole su parole alla gloria del Conoscitore del Sé, ma come disse un grande saggio cantando le lodi di Shiva “nemmeno se il monte Meru (la montagna centrale dell’Universo) fosse un pennino e l’oceano primordiale inchiostro potrei esaurire la nota delle tue lodi, oh Signore…”

Paolo D’Arpini

Il presente in cui non sai di esserci... ma ci sei...


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Durante un ritiro di Vipassana avevo ascoltato un  brano di Osho  tratto da Sat Chit Anand, che avevo trovato sorprendente e illuminante. Dice: “Noi dividiamo il tempo in tre parti: il passato, il presente, il futuro. Ma è una divisione sbagliata. Il tempo consiste solo del presente. E la mente consiste solo di passato e futuro. Stai mischiando tra loro due cose diverse...”.

Ma ti rendi conto di come cambia la prospettiva? Stiamo mischiando tra loro due cose diverse... Il tempo e la mente. Troppi film di fantascienza ci hanno dato l’idea che il passato e il futuro siano fatti della stessa sostanza di cui è fatto il presente, che siano su una stessa linea immaginaria.

E Osho continua: “La meditazione ti darà la chiarezza di dividerli esattamente per quello che sono: la mente è il ricordo del passato e la mente è l’immaginazione del futuro. Ma il tempo in sé è un’unica realtà indivisa, cioè il presente... Ciò che di fatto incontri, sempre, è il momento presente”.


Questa frase di Osho durante la Vipassana mi aveva aiutato tantissimo: seduto in meditazione, mi perdevo spesso nei pensieri del passato e nei pensieri del futuro. Tanto che sono arrivato a chiedermi: "Aiuto, dov’è la realtà?". Ma poi mi bastava sentire il respiro, una cosa reale e tangibile nel presente, con la sensazione di “Questo è il presente, questa è la realtà, tutto il resto è mente”; e poi quando aprivo gli occhi per la camminata, di nuovo sentivo: “Questa è l’unica realtà”. Attento al piede che toccava il pavimento, passo dopo passo. Erano momenti di risveglio potenti. Ogni passo era una rivelazione. Non c’era assolutamente nessun mischiamento di realtà diverse, di tempo e di mente. E fuori dal presente c’è solo la mente.

Oggi a pranzo ci ho riprovato per uscire dal turbinio della mattinata di attività folle. Cavolo, funziona! "Questo è il presente", sento, vedo “questo è il reale” e mi guardo intorno sentendomi lì, e mi sento seduto sulla sedia, e sento la consistenza e il sapore del cibo in bocca. Dopo 20 secondi, solo 20 secondi di questa apertura al presente imparata nella Vipassana, tutto il turbinio della mattina era svanito senza lasciare traccia. Ho sentito un profondo rilassamento pervadermi finalmente. E mi sono goduto in pace il mio delizioso pranzetto!

Può sembrare una cosa ovvia, quasi una stupidata, dire: “Solo il presente è reale”. Che scoperta! Ma prova a farlo, prova a sentirlo, a essere un testimone di questo fenomeno per più di un secondo e rimani lì più che puoi... A me ha fatto un effetto trasformante!

Il presente è così scivoloso, scappa via dalle mani, è inafferrabile, soprattutto se vissuto avvolti dalla nebbia della mente.


Akarmo

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