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La memoria dell’Acqua... partendo dall'I Ching, passando per Masaru Emoto.. fino alle ricerche scientifiche di Luc Montagnier


Seme di fior di loto di Sofia Minkova
Dipinto di Sofia Minkova

Nel Libro dei Mutamenti (I Ching) l'elemento Acqua è indicato come il depositario della memoria, ovvero dell'informazione psico-fisiologica. E ciò ha una stretta attinenza con la scienza e l'osservazione analogica. 

Infatti l'acqua è legata al senso del gusto, alla bocca, e di conseguenza alla parola ed alla trasmissione di conoscenze che attraverso di essa avviene. Inoltre è simboleggiata nel corpo dalla funzione renale ed i reni -si sa- sono l'organo che è in grado di "lavorare" l'elemento acqua inserendoci la memoria di tutto il percorso all'interno dell'organismo. C'è anche una branca di medicina ayurvedica, Amaroli, in cui si raccomanda di bere l'urina per combattere diverse malattie e disfunzioni. 

Anche nella tradizione popolare sentivo dire dai miei nonni e dai vecchi condadini che per curare i geloni o le malattie della pelle era sufficiente orinarci sopra. L'orina è inoltre il modo di lasciare una traccia della propria presenza, della propria consistenza e stato mentale. Infatti tutti gli animali indovinano, attraverso l'orina, chi sono e cosa pensano i depositari del messaggio... 

Ovvio che l'elemento Acqua, ancora tornando alla scienza cinese, sia rappresentativo della saggezza.. poichè l'acqua è in grado di trasmettere i messaggi. Se passa in mezzo ai fiori profuma, è pura ed è fragrante, al contrario se scende in una cloaca è putrida e puzza come gli elementi che vi si sciolgono. Insomma l'Acqua è messaggera per antonomasia... E non sarà un caso che proprio un uomo dell'estremo oriente, sicuramente imbevuto della cultura cinese, Masaru Emoto, abbia riscoperto (anche dal punto di vista scientifico) il valore ed il significato dell'elemento Acqua. 

In seguito agli studi di Masaru Emoto, come avvenne per le ricerche sull'origine del sistema nervoso delle piante fatto dall'indiano Jagadish Bose, altri scienziati occidentali hanno seguito le intuizioni relative ai flussi energetici naturali, alla vita onnipresente a partire dai primi elementi vitali. Questo è il caso di Luc Montagnier. Egli oltre agli studi sul cancro e sulle cause della propagazione dell'AIDS è tornato recentemente alla ribalta con il caso della “memoria dell’acqua” che fa traballare le leggi della scienza ufficiale. 

Ecco uno stralcio dell'articolo di Filly Catapano, apparso su http://salute.bloglive.it/: "Ebbene si, l’acqua sarebbe capace di ricreare qualsiasi molecola biologica sciolta al suo interno. Questa scoperta era già stata pubblicata sul Journal of Physics, grazie ad un’equipe di scienziati italo-francesi, che avevano dimostrato le potenzialità del liquido di emettere e trasmettere segnali elettromagnetici di bassa frequenza. Le fibre dell’acqua riescono a mantenere la memoria delle caratteristiche del Dna stesso. Le malattie sono in grado di trasferire informazioni nell'acqua grazie all’emissione di particolari segnali elettromagnetici che possono essere conosciuti e decifrati. Luc Montagnier ha spiegato come si può intervenire sulla memorizzazione dell’acqua, sfruttando le capacità delle onde elettromagnetiche. In questo modo potranno essere create nuove cure, diminuendo tossicità ed effetti collaterali..." 

Ed un commento relativo alle ricerche di Luc Montagnier fatto da Giovanni Borsalino, medico chirurgo (da http://www.acquainformata.eu/): «Il riconoscimento conferito a Luc Montagnier è un’ulteriore conferma dell’alto profilo della carriera del Premio Nobel francese, che sta proseguendo in modo assai innovativo con le ricerche sul tema dei bassi dosaggi: la proprietà “informativa” dell’acqua biologica presente nel corpo umano potrà dare informazioni fondamentali in termini diagnostici su malattie croniche come Alzheimer, Parkinson, Sclerosi Multipla, Artrite Reumatoide, e le malattie virali, come HIV-AIDS, influenza A ed epatite C, e di ciò dovremo essere tutti grati a Montagnier, noi medici come anche i pazienti che si gioveranno di queste scoperte». 

Paolo D'Arpini

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