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Predatori e predati, nella comunità umana, e prova del 9 della vita



Un sistema composto X è costituito da A, frazione predatoria, e B, frazione predata. I predatori, agendo secondo la logica della valorizzazione del capitale, decidono di costituirsi una rendita garantita attraverso la costruzione di un enorme meccanismo di debito, dal quale dipende tutta l'economia del sistema, fino ad impegnare in tal modo la disponibilità di ricchezza pari a numerose volte (decine) quella prodotta annualmente.
In questo modo, però, impoveriscono il settore B diminuendone continuamente la capacità di produzione, fino a che i predati non sono più in grado di fornire il valore richiesto dagli impegni debitori.
A quel punto, l'insostenibilità della crisi in cui sono state sospinte le prede raggiunge inesorabilmente anche i predatori, e l'intero sistema si avvia inevitabilmente verso il collasso.
Ciò considerato, siete liberi di riflettere sul volume bancario di prodotti finanziari derivati, sulle emissioni di prestito delle banche centrali, sulle relazioni tra paesi imperiali e coloniali, o su ogni altro aspetto della finanza tardocapitalista di questa epoca, per immaginare a cosa sono destinati gli improbabili squilibri economici di questa era storica dissennata.
In altri tempi squilibri di natura simile non regolati hanno prodotto come esito due guerre mondiali per la contesa dei mercati e delle risorse planetarie. Nonostante il freno, i limiti e gli impedimenti alle politiche di guerra dati dagli armamenti nucleari, i conflitti di interesse spingono continuamente verso lo scontro le fazioni del capitale.
La via di uscita deve includere necessariamente la rinuncia alla logica della crescita continua, altrimenti l'intero sistema si avvierà nuovamente verso soluzioni catastrofiche. 
La avidità soggiacente ad ogni modalità di predazione per accumulo si conferma ancora una volta come grave forma di malattia sociale che non può essere ignorata senza incorrere in pesanti danni conseguenti.
Le logiche della distribuzione e condivisione, assieme a quelle dell'equilibrio ecologico, devono superare quelle della predazione e dell'accumulo, se vogliamo un mondo di benessere, coesistenza, cooperazione e pace.
L'intera psicologia della politica e dell'economia devono mutare radicalmente per dirigersi verso queste finalità.
I beni disponibili devono diventare fruibili in modo quanto più possibile sociale collettivo, poiché la conflittualità della divisione concorrenziale capitalista non può che generare il circolo vizioso lavoro-produzione-predazione-conflitto-distruzione-ricostruzione, con gravissimi danni per la vita della specie e dei singoli.
L'umanità ha fortemente bisogno di cultura cooperativa, di mutua collaborazione tra gli uomini, ed ecologica, per la mutua collaborazione tra umani e ambiente naturale. L'inevitabile uscita dall'era dei combustibili fossili (la cui rapidità di consumo antropico è eccezionalmente superiore alla lentezza di ripristino naturale) è una tappa necessaria del processo di trasformazione da attraversare.
Il problema è inevitabile, ed aggirarlo condurrebbe solo a doverlo affrontare tardi e male.
Di fronte all'attuale referendum energetico bisogna ricordare che comunque l'esaurimento del petrolio avanza a passi giganti, e che la frazione superstite (da anni inferiore ormai alla metà del totale planetario) sarà consumata enormemente più in fretta che nei 150 anni precedenti (oltre a risultare più costosa, faticosa e pericolosa), il che indica che non abbiamo tempo disponibile a piacere per una nuova politica energetica a base di fonti rinnovabili a basso impatto inquinante. 
Siamo appena all'inizio dell'inizio di un grande necessario lavoro.
Socializzazione della ricchezza ed ecologia dei sistemi produttivi non sono finalità che possano aspettare per sempre.
I membri delle classi politiche dominanti lottano per la contesa del potere, mentre l'interesse dell'umanità è la realizzazione dell' equilibrio sostenibile tra gli umani e con il pianeta.
La maggior parte dei leaders dei paesi industriali sembra impreparata a questo compito, mentre la popolazione deve riuscire ad imporlo. Non foss'altro per evitare di continuare a "segare il ramo su cui siamo seduti", immagine metaforica della disgraziata condizione attuale.
Ragionando a lungo termine è facile comprendere che non possiamo permetterci di continuare a sopportare i costi delle politiche di guerra e di sfruttamento antiecologico dell'ambiente.
E' sorprendente quanto queste considerazioni siano assenti dai programmi e dalle analisi governative, intrappolate entro la logica miope dell'interesse capitalistico a breve termine, situazione di ignoranza deliberata che non deve più essere permessa. Vale forse la pensa di guadagnare valore per x ore lavoro con la produzione ed esportazione di armamenti che oggi forniscono un leggero aumento di "pil" (indice econometrico scorrelato dai contenuti, ed oltretutto ampiamente manipolabile) e domani forniranno la distruzione di n volte il valore x attraverso nuove devastanti guerre (per non parlare dell'enorme karma negativo da violenza e dolore che esse producono) ?
Certamente no.
Vale la pena di guadagnare un valore y attraverso produzioni che generano un enorme costo in degenerazione da inquinamento ambientale ? 
Nuovamente, no.
"Le condizioni della Grecia sono diventate molto peggiori di quanto avessimo previsto" hanno dichiarato da poco i vertici dell'Fmi, che pure è stato autore delle politiche economiche imposte a quel paese, ed è dunque responsabile della sua condizione di rovina, di fronte all'evidenza che le ricette imposte dall'ideologia capitalista hanno fallito.
Poiché il capitalismo ha fallito gravemente (e la situazione greca è solo uno dei numerosissimi esempi che ce lo mostrano), bisogna cambiare direzione. "Quando l'ultimo pesce sarò pescato e l'ultimo fiume avvelenato vi accorgerete che non si può mangiare il denaro" (profezia Hopi). Infatti.
Sarvamangalam

La sopravvivenza possibile sta nel conoscere le piante spontanee



La vera sopravvivenza della nostra specie non è garantita dalle multinazionali che  proseguono nella distruzione del patrimonio genetico delle essenze naturali, portata avanti con l'immissione degli OGM, bensì dalla conoscenza e conservazione dei valori nutritivi delle piante spontanee presenti in natura. La propagazione di questa conoscenza è quel che tentò di fare Linneo, il botanico che amava la natura.

L'analisi sistematica delle specie vegetali presenti nel mondo iniziò nella fredda Svezia nella metà del '700, dove Linneo e la schiera dei suoi discepoli si presero la briga di raccogliere informazioni sulle specie arboree, sistemando un catalogo botanico di tutto ciò che cresce sulla faccia della Terra. Potremmo dire che Linneo avviò la prima "banca del seme" egli era un ricercatore amante della natura e la sua opera era a vantaggio di tutta l'umanità. Oggi, strano a dirsi, l'onere della conservazione delle erbe commestibili ed officinali è passata dai ricercatori erboristici alle multinazionali (fra cui Monsanto e Syngenta, i due colossi del geneticamente modificato), infatti in un luogo freddo come la patria di Linneo, nell'isola di Spitzbergen nel mare di Barents, esse  hanno costruito una mastodontica superbanca di tutte le sementi presenti nel mondo. Una banca scavata nel granito, con speciali aeratori, portelloni e muraglie in cemento armato a prova di bomba.

Forse ci si aspetta la fine del mondo? Oppure semplicemente si cerca attraverso i brevetti di appropriarsi dei diritti d'autore della vita sul pianeta? Non voglio però assumere un atteggiamento catastrofista, poiché di situazioni drammatiche il pianeta Terra ne ha vissute ben altre. Quello che conta è il mantenimento dell'intelligenza e della capacità di sopravvivenza e tale capacità, come abbiamo visto accadere nell'isola di Bikini, sede degli esperimenti nucleari francesi, ha una forza inimmaginabile. Infatti lì dove ci si aspettava la morte si è invece scoperto un ecosistema eccezionalmente vitale e prospero, soprattutto in "assenza" dell'uomo.

L'isola dei "pazzi stranamore" di Spitsbergen sarà come la torre di Babele, ne son certo, in quel fortilizio del "valore aggiunto" resterà solo un accumulo morto di informazioni. La capacità elaborativa della vita si farà beffe dell'arroganza "scientifica" e, malgrado l'apparente cecità, l'uomo non potrà distruggere la vita (di cui egli stesso è emanazione). E questo nonostante la sterile raccolta umana di informazioni, che ha preso il sopravvento sulla capacità di riscoprire giorno per giorno la freschezza della vita, alla fine la capacità di conservazione saprà "affermarsi".

Lo vedo in quel che succede negli interstizi dell'asfalto, in mezzo alle immondizie, tra i veleni più pestilenziali di questa società opulenta e un po' tonta... Eppure l'uomo è la somma di una complicata rete di complessi, psicosi, nevrosi, istinti, fissazioni e intuizioni. Ora pare che le multinazionali, le stesse che provvedono ad avvelenare e distruggere, vogliono conservare l'intero patrimonio genetico della terra?


Vediamo cosa succede!

Ma intanto vi ricordo il racconto "la Giara" in cui compare Titta dopo aver fatto riparare una grande giara crepata da un vasaio che era dovuto entrarvi dentro si rende conto che per far uscire il vasaio occorreva rompere di nuovo la giara? Sapete poi come le scimmie vengono prese in trappola? Si mette nella foresta una gabbietta inchiodata al suolo in cui è ben visibile un grosso frutto, la scimmia l'afferra con la mano ma poi non può più estrarla, se non lasciando il frutto, ma la sua avidità è talmente tanta che preferisce restar lì finché arriva l'ideatore della trappola e afferra la scimmia per la collottola....

Nessuna cosa viva è in grado di condurre in se stessa un'esistenza separata, distaccata, dal resto della vita. Attraverso la virtualizzazione si misura l'esistente sul piano dell'illusione, del glamour, della distorsione, dell'accumulo di conoscenze utilitaristiche, creando così confusione fra l'identità provvisoria e quella permanente. In sanscrito questo processo-trappola si chiama "aham vritti" ovvero proiezione speculativa dell'io che si identifica con le tendenze con cui viene in contatto. Ma in natura "ogni cosa ha il suo posto ed ogni posto ha la sua cosa" era il motto del nostro Linneo, stretto osservatore non interventista..... ed il mio con lui.

Paolo D'Arpini

Il mito di Andromeda e Perseo... rappresentativi dell'anima e del Sé superiore...



Cassiopea, la madre di Andromeda e regina di Etiopia, aveva offeso le ninfe nereidi sostenendo di essere più bella di loro. Queste si lagnarono con il loro padre, il dio del mare Poseidon, che mandò un mostro marino a devastare il paese. Il padre di Andromeda, re di Etiopia, si rivolse allora a un oracolo per sapere che cosa si doveva fare per risolvere il problema.L'oracolo rispose che per pacificare Poseidon si sarebbe dovuto offrire la giovanissima Andromeda in sacrificio e darla in pasto al mostro marino. Così, a malincuore, suo padre la fece incatenare a uno scoglio in riva al mare. L'eroe Perseo, che già aveva ucciso la Medusa, passando a volo di là in arcione a Pegaso, il suo cavallo alato, vide la ragazza e se ne innamorò a prima vista: chiese al padre di lei la sua mano se avesse sconfitto il mostro, e il re di Etiopia acconsentì. Così Perseo uccise il mostro piombandogli addosso dal cielo e potè sposare la fanciulla.

Come sempre nei miti la maggior parte dei suoi elementi configura un simbolismo soggiacente di notevole importanza. Si è già detto che imiti non riguardano singoli eventi, ma piuttosto situazioni archetipiche, modelli di realtà avulse dalla dimensione temporale: principi,idee, atteggiamenti di vita che ricorrono perchè insiti nella psiche umana e nelle vicende dell'uomo in rapporto con il suo universo interiore.


Chiaramente, dunque, qui abbiamo un simbolo dell'anima umana (Andromeda) incatenata alla roccia, cioè la terra,cioè le passioni umane. Questo attaccamento alla materia le impedisce,come nel mito ad Andromeda,di essere libera.


Il mostro marino simboleggia tutte quelle forze sotterranee della psiche, che la psicologia transpersonale come anche Jung, definisce "l'"ombra", concetto già presente presso gli egizi; è quella parte oscura, irredenta dell'uomo che obbedisce alle più basse pulsioni e cospira contro il suo"proprietario" cercando di ottenerne la distruzione. Qui nel mito questo mostro viene scatenato da un'offesa alle divinità; nel nostro quotidiano il nostro nemico interiore approfitta di ogni trasgressione alla nostra identità "sacra", cioè la divinità interiore, quando noi la calpestiamo, la ignoriamo, la affamiamo, la tradiamo con altri "Dèi" (i vari appetiti materiali - e ovviamente non mi riferisco al sesso, ma alle varie occasioni in cui ci si "prostituisce" alla materia, dandole cioè una posizione preminente nella vita). Questo mostro può fare un solo boccone di un'anima imprigionata, incatenata alla materia.

Ma c'è a questo punto l'intervento del nostro "eroe": nel mito Perseo, nella nostra vita di tutti i giorni è il cosiddetto "Sé superiore" (l'atman degli induisti) cioè quella coscienza che risponde agli input di una dimensione superiore;esso si avvale di un "aiuto" dall'alto (nel mito il cavallo alato Pegaso), senza il quale non ce la potrebbe fare. Anche nelle fiabe l'eroe di turno ottiene la vittoria sulle sue varie prove tramite un "aiutante" soprannaturale". Questo aiuto è sempre a nostra disposizione quando noi ci poniamo nella giusta lunghezza d'onda, quella che ci fa aprire gli occhi e "vedere" questo aiuto - in qualsiasi forma esso si presenti - e poterne usufruire. Per poterlo avere, chiaramente, bisogna aver coscienza del fatto di essere "in cammino" e di voler ricercare la nostra realizzazione interiore, il nostro scopo nella vita.

Simon Smeraldo

La grotta platonica... e l'inganno dell'ombra



Il filosofo greco Platone  utilizza una metafora che non si direbbe  sia stata scritta 2500 anni fa. Egli teorizza l'esistenza , in una caverna sotterranea, di prigionieri incatenati, fin dalla nascita,in posizione seduta; anche il collo è stretto in un collare di ferro, così che non possono voltare la testa in nessuna direzione, e sono costretti a a guardare avanti. 

I loro carcerieri, chiunque siano, da una posizione sopraelevata dietro di loro, hanno un grande falò costantemente acceso: e fanno passare davanti al fuoco delle figurine di uomini, cavalli, carri, e altre cose, di modo che le immagini vengano proiettate sulla parete della caverna di fronte ai prigionieri. Questa è l'unica idea che essi hanno della realtà.


Un giorno uno di loro, non si sa come, riesce ad evadere e a farsi strada fino alla sommità della caverna, dove essa sbuca al di fuori. Vede il sole, gli alberi e tutto il mondo così com'è in realtà. Sopraffatto dall'emozione, il primo pensiero è di comunicare agli ex compagni di prigionia la sua straordinaria scoperta. Ritorna e racconta loro tutto. Essi, sentendosi presi in giro - dopotutto la realtà per loro sono solo le ombre animate che vedono davanti a loro - si adirano e lo uccidono.


Non c'è bisogno di spiegare niente.... fin da piccoli siamo stati messi in uno stampino (la scuola pubblica in primis) che ci ha insegnato a conformarci ed essere degli ingranaggi perfetti di un sistema che ha come unica finalità la propria conservazione, come unica bandiera la schiavitù. 


Tutto attorno a noi ci comunica lo stesso messaggio: non si può essere liberi, non siamo immortali, la realtà è tutta quello che vedi, e così via. La realtà è quella che vogliono farci sembrare che sia . Gioco di prestigio,illusione... ombre proiettate sulla parete davanti ai nostri occhi. 

Scritta 2500 anni fa.....?

Simon Smeraldo


La "religione" dualistica invertita



La costituzione della “contro-tradizione” ed il suo apparente momentaneo trionfo, come può rendersi conto senza difficoltà chi ha seguito sin qui le nostre considerazioni, saranno propriamente il regno di quella che abbiamo chiamato “spiritualità alla rovescia”: si tratterà naturalmente solo di una parodia della spiritualità, o meglio di una sua imitazione in senso inverso, di modo che avrà tutta l’apparenza d’essere l’opposto di tale spiritualità. Se abbiamo parlato di apparenza e non di realtà, è perché, quali che siano le sue pretese, nessuna simmetria od equivalenza è possibile in un campo del genere. Su questo punto è doveroso insistere perché molti, lasciandosi ingannare dalle apparenze, credono nell’esistenza di due principi opposti che si contendono la supremazia del mondo: è una concezione erronea, analoga in fondo a quella comunemente attribuita a torto o a ragione ai Manichei, e che, in linguaggio teologico, mette Satana allo stesso livello di Dio;  vi è senza dubbio attualmente una quantità di gente la quale, in questo senso, è “manichea” senza sospettarlo, subisce cioè gli effetti di una “suggestione” delle più perniciose. 

Questa concezione, infatti, equivale all’affermazione di una dualità principiale radicalmente irriducibile, o, in altri termini, alla negazione dell’Unità suprema che è al di là di tutte le opposizioni e di tutti gli antagonismi; che una negazione del genere sia appannaggio degli aderenti alla “contro-iniziazione” non c’è da stupirsi ed essa può perfino essere sincera, per gente a cui il campo metafisico sia ermeticamente chiuso; ancor più evidente è la necessità che essi hanno di diffondere e di imporre questa concezione, poiché è soltanto così che possono riuscire a farsi passare per ciò che non sono e non possono essere realmente, e cioè per i rappresentanti di qualcosa che potrebbe esser messo in parallelo con la spiritualità ed anche finalmente avere la meglio su di essa.

 Questa “spiritualità alla rovescia”, per la verità, è dunque solo una falsa spiritualità, falsa all’estremo limite del concepibile; ma si può anche parlare di falsa spiritualità tutte le volte che, per esempio, lo psichico viene scambiato per lo spirituale, anche senza andare necessariamente fino a questa sovversione totale; perciò l’espressione “spiritualità alla rovescia” è quella che meglio serve a definirla, a condizione naturalmente di spiegare con precisione in che modo va intesa. Ecco cos’è in realtà il “rinnovamento spirituale” di cui taluni, talvolta molto inconsapevolmente, annunciano con insistenza il prossimo avvento, o anche la “nuova èra” in cui si tenta con tutti i mezzi di introdurre l’umanità attuale (1), e che la condizione d’ “attesa” generale, creata mediante la diffusione delle predizioni di cui abbiamo parlato, può contribuire effettivamente ad affrettare.


L’attrazione per il “fenomeno”, già da noi segnalata come uno dei fattori determinanti la confusione tra psichico e spirituale, può ugualmente svolgere a questo proposito una funzione molto importante, poiché è per tramite suo che la maggior parte degli uomini verranno conquistati e ingannati al tempo della “contro-tradizione”, in quanto è detto che i “falsi profeti” che sorgeranno allora “faranno grandi prodigi e cose stupefacenti fino a sedurre, se fosse possibile, gli stessi eletti” (2). E’ soprattutto sotto questo rapporto che le manifestazioni della “metapsichica” e delle diverse forme di “neospiritualismo” possono apparire già come una specie di “prefigurazione” di quanto dovrà verificarsi in seguito, benché ne diano solo una pallida idea; in fondo saranno sempre in gioco le stesse forze sottili inferiori, ma che a quel momento verranno messe in azione con una potenza incomparabilmente maggiore; e quando si vede come la gente sia sempre disposta ad accordare ad occhi chiusi la più completa fiducia a tutte le divagazioni di un semplice “medium”, soltanto perché convalidate da “fenomeni”, come stupirsi se la seduzione dovrà essere pressoché generale? E’ per questa ragione che non si ripeterà mai abbastanza come i “fenomeni”, in sé stessi, non provino assolutamente niente quanto alla verità di una dottrina o d’un qualsiasi insegnamento, e come sia proprio questo il campo per eccellenza della “grande illusione”, ove tutto ciò che appare a certa gente come segno di “spiritualità” può essere sempre simulato e contraffatto dal gioco delle forze inferiori in questione; questo è anche forse il solo caso in cui l’imitazione possa essere veramente perfetta, perché sono esattamente gli stessi “fenomeni”, intesi nel loro significato specifico di apparenze esteriori, che si producono in entrambi i casi: la differenza risiede esclusivamente nella natura delle cause che rispettivamente intervengono in essi; e poiché la gran maggioranza degli uomini è necessariamente incapace di determinare queste cause, la miglior cosa da farsi è in definitiva di non attribuire la benché minima importanza a tutto ciò che è “fenomeno”, anzi di vedervi piuttosto a priori un segno sfavorevole; ma come farlo capire alla mentalità “sperimentale” dei nostri contemporanei, mentalità la quale, dopo esser stata manipolata dal punto di vista “scientistico” dell’ “antitradizione”, diventa finalmente uno dei fattori che possono contribuire nel modo più efficace al successo della “contro-tradizione”?

Il “neospiritualismo”, e la “pseudo-iniziazione” che ne deriva sono una parziale “prefigurazione” della “contro-tradizione” anche da un altro punto di vista: intendiamo riferirci alla già segnalata utilizzazione di elementi autenticamente tradizionali in origine, ma deviati dal loro vero significato e posti in certo qual modo al servizio dell’errore: questa deviazione è in definitiva l’incamminarsi verso il capovolgimento completo che dovrà caratterizzare la “contro-tradizione” (e di cui del resto abbiamo visto un esempio significativo nel rovesciamento intenzionale dei simboli), anche se nella contro-tradizione non sarà soltanto questione di elementi frammentari e dispersi; nell’intenzione dei suoi autori infatti, essa dovrà dare l’illusione di qualcosa di simile o addirittura di equivalente a ciò che costituisce l’integralità di una tradizione vera, con tutte le applicazioni che le sono proprie nei vari campi. E’ da notare, a questo proposito, come la “contro-iniziazione”, pur inventando e diffondendo per i suoi fini tutte le idee moderne caratteristiche dell’ “antitradizione” negativa, sia perfettamente cosciente della falsità di tali idee, e sappia evidentemente anche troppo bene a cosa attenersi; ma ciò sta appunto ad indicare come, nella sua intenzione, questa sia soltanto una fase transitoria e preliminare, in quanto una simile organizzazione di menzogna cosciente non può come tale essere il vero ed unico scopo che essa si propone; tutto ciò è destinato solo a preparare la successiva venuta di qualcos’altro, che a sua volta dovrà apparire come un risultato più “positivo”, e che sarà precisamente la “contro-tradizione”. 


E’ per questa ragione che, in particolare nelle diverse produzioni di cui è indubbia l’origine o l’ispirazione “contro-iniziatica”, si vede già delinearsi l’idea di un’organizzazione che sarebbe come la contropartita, e appunto perciò la contraffazione, d’una concezione tradizionale come quella del “Sacro Impero”, organizzazione che dovrà essere l’espressione della “contro-tradizione” nell’ordine sociale; ed è anche per questa ragione che l’Anticristo, secondo la terminologia della tradizione indù, potrà esser denominato Chakravartî alla rovescia (3).

Il regno della “contro-tradizione”, in effetti, è, molto esattamente, ciò che è designato come il “regno dell’Anticristo”: questi, qualunque idea si possa averne, è comunque colui che concentrerà e sintetizzerà in sé stesso, in vista di tale opera finale, tute le potenze della “contro-iniziazione”, sia che lo si percepisca come un individuo, sia come una collettività; in un certo senso potrebbe essere ad un tempo l’uno e l’altra, in quanto dovrà esistere una collettività che rappresenti l’”esteriorizzazione” della organizzazione “contro-iniziatica” vera e propria venuta finalmente alla luce del giorno, e dovrà esistere altresì un personaggio, posto a capo di quella collettività, che sia l’espressione più completa e come l’ “incarnazione” stessa di quel che essa rappresenterà, non foss’altro che a titolo di “supporto” di tutte quelle influenze malefiche le quali, dopo essersi concentrate in lui, dovranno da lui essere proiettate nel mondo (4). Evidentemente sarà un “impostore” ( significato del termine daggiâl con cui viene abitualmente denominato in arabo ), poiché il suo regno non sarà nient’altro che la “grande parodia” per eccellenza, l’imitazione caricaturale e “satanica” di tutto ciò che è veramente tradizionale e spirituale; e tuttavia la sua costituzione sarà tale, se così si può dire, da essergli veramente impossibile non svolgere tale funzione. Certamente non sarà più il “regno della quantità” che era soltanto il culmine della “antitradizione”; al contrario, col pretesto di una falsa “restaurazione spirituale”, sarà una specie di reintroduzione della qualità in tutte le cose, ma di una qualità presa a rovescio del suo valore legittimo e normale (5). Dopo l’ “egualitarismo” dei nostri giorni ci sarà di nuovo una gerarchia invertita, ossia una “contro-gerarchia”, il cui vertice sarà occupato dall’essere che, in realtà, sarà più vicino di chiunque altro a toccare il fondo degli “abissi infernali”.

Quest’essere, anche se apparirà sotto forma di un personaggio determinato, sarà in realtà più un simbolo che un individuo, sarà cioè come la sintesi stessa di tutto il simbolismo invertito in uso presso la “contro-iniziazione”, simbolismo che troverà in lui la sua massima espressione proprio perché in questa funzione non avrà né predecessori né successori; per poter esprimere il falso ad un livello così estremo, egli dovrà essere, per così dire, completamente “falsato” da tutti i punti di vista, cioè come l’incarnazione stessa della falsità (6). Proprio per ciò, nonché per la suddetta estrema opposizione al vero in tutti i suoi aspetti, l’Anticristo può assumere i simboli stessi del Messia, beninteso in senso radicalmente opposto (7); la predominanza attribuita in tali simboli all’aspetto “malefico”, o, più esattamente, la sostituzione di esso a quello “benefico”, per sovversione del doppio significato di tali simboli, costituisce appunto il suo marchio caratteristico. Parimenti potrà e dovrà esserci una strana rassomiglianza tra le designazioni del Messia ( Al-Masîh in arabo ) e quelle dell’Anticristo Messia ( Al-Masîkh) (8); ma queste ultime altro non sono se non una deformazione delle prime, così come difforme viene rappresentato lo stesso Anticristo in tutte le descrizioni più o meno simboliche che se ne danno, cosa anche questa assai significativa. Tali descrizioni, in effetti, insistono soprattutto sulle dissimetrie corporee, il che implica che esse siano il marchio visibile della natura stessa dell’essere cui vengono attribuite, ed effettivamente simili dissimmetrie sono sempre segni di qualche squilibrio interiore; è del resto per questa ragione che tali deformità rappresentano delle “qualificazioni” dal punto di vista iniziatici, così come è facilmente immaginabile che possano essere “qualificazioni” in senso contrario, cioè nei confronti della “contro-iniziazione”. 


In effetti, dal momento che quest’ultima ha una meta opposta a quella dell’iniziazione, è evidente che il suo cammino procede nel senso di un accrescimento dello squilibrio degli esseri, e il termine ultimo di tale squilibrio è la dissoluzione o la “disintegrazione” di cui abbiamo parlato, l’Anticristo deve evidentemente essere il più vicino possibile a questa “disintegrazione”, sicché la sua individualità, mentre da un lato sarà sviluppata in modo mostruoso, si può dire però già quasi annichilita, tanto da realizzare l’inverso della cancellazione dell’ “io” di fronte al “Sé”, o, in altri termini, da realizzare la confusione nel “caos” invece della fusione nell’Unità principiale; e questo stato, raffigurato dalle stesse difformità e sproporzioni della sua forma corporea, è veramente al limite inferiore delle possibilità del nostro stato individuale, per cui il vertice della “contro-gerarchia” è proprio il posto che gli conviene in quel “mondo rovesciato” che sarà il suo. Del resto, anche dal punto di vista prettamente simbolico, e in quanto rappresentante della “contro-iniziazione”, l’Anticristo non è meno necessariamente difforme: questa in effetti, come dicevamo poco fa, non può essere che una caricatura della tradizione, e chi dice caricatura è come dicesse difformità; se così non fosse non ci sarebbe proprio nessun mezzo esteriore per distinguere la “contro-tradizione” dalla tradizione vera, e bisogna pure, affinché almeno gli “eletti” non siano sedotti; che essa porti in sé stessa il “marchio del demonio”. Per di più, dato che il falso è necessariamente anche “artificiale”, la “controtradizione” non potrà mancare, nonostante tutto, di avere quel carattere “meccanico” che è presente in tutte le produzioni del mondo moderno: essa ne sarà anzi l’ultimo prodotto; ancor più esattamente, vi sarà in essa qualcosa di paragonabile all’automatismo di quei “cadaveri psichici” cui abbiamo accennato in precedenza, e del resto, come questi, essa sarà costituita soltanto di “residui” animati artificialmente e momentaneamente, il che spiega la sua assoluta precarietà; quest’ammasso di “residui”, per così dire galvanizzato da una volontà “infernale”, può certamente dare l’idea più esatta di qualcosa che sia arrivato ai confini stessi della dissoluzione.

Riteniamo che non sia il caso di insistere oltre su tutte queste cose; in fondo sarebbe di scarsa utilità la ricerca particolareggiata di come sarà costituita la “contro-tradizione”, e del resto le precedenti indicazioni di carattere generale sarebbero già quasi sufficienti a chi volesse, per conto proprio, applicarle a punti più specifici, cosa che non rientra nei nostri propositi. Comunque sia, siamo giunti con ciò al termine ultimo dell’azione antitradizionale che deve condurre questo mondo alla sua fine; dopo il regno passeggero della “contro-tradizione” non può più esserci, per arrivare all’ultimo momento del ciclo attuale, che il “raddrizzamento”, il quale, riportando istantaneamente tutte le cose al loro posto normale proprio quando la sovversione sembrava completa, preparerà immediatamente l’ “età dell’oro” del futuro ciclo.

Note al cap. 39:

1 - E’ incredibile fino a che punto l’espressione “nuova èra” sia stata in questi ultimi tempi diffusa e ripetuta in tutti gli ambienti, anche con significati apparentemente molto diversi tra loro, ma tutti tendenti, in definitiva, a stabilire la stessa persuasione nell’opinione pubblica.

2 - Matteo, XXIV, 24.

3 - Sul Chakravartî, o “monarca universale”, vedere L’Ésotérisme de Dante, cit., p. 76 e Le Roi du Monde, cit., pp. 17-18 (pp. 22-23 dell’ed. it.). il Chakravartî è letteralmente “colui che fa girare la ruota”, il che implica che sia posto al centro stesso di tutte le cose, mentre al contrario l’Anticristo sarà l’essere più lontano da tale centro; egli pretenderà tuttavia di “far girare la ruota” in senso inverso al movimento ciclico normale (cosa “prefigurata”, del resto inconsciamente, dall’idea moderna del “progresso”), quanro invece, in realtà, qualsiasi cambiamento nella rotazione è impossibile prima del “rovesciamento dei poli”, cioè prima di quel “raddrizzamento” che solo l’intervento del decimo Avatâra potrà operare; ma giust’appunto, se l’Anticristo viene designato così, è proprio perché, a modo suo, egli parodierà la funzione stessa di quell’ Avatâra finale, il quale nella tradizione cristiana viene rappresentato come il “secondo avvento del Cristo”.

4 - Lo si può dunque considerare come il capo degli awliyâ esh-Shaytân, e, poiché sarà l’ultimo a svolgere tale funzione, funzione che avrà in lui la sua più importante e manifesta espressione nel mondo, si può dire, secondo la terminologia dell’esoterismo islamico, che egli sarà come il loro “suggello” ( khâtem ); non è difficile immaginarsi fino a che punto potrà effettivamente spingersi la parodia della tradizione in tutti i suoi aspetti.

5 - La stessa moneta, o ciò che ne farà le veci, avrà di nuovo un carattere qualitativo di questo tipo, in quanto è detto che “nessuno potrà comprare o vendere se non avrà il carattere o il nome della Bestia, o il numero del suo nome” (Apocalisse, XIII, 17); è perciò implicito un uso effettivo dei simboli invertiti della “contro-tradizione”.

6 - Vedasi anche qui l’antitesi del cristo che afferma: “Io sono la Verità”, o di un walî come El-Hallâj che dice del pari: “Anâ el-Haqq”.

7 - “Forse non si è fatto abbastanza caso all’analogia tra la vera e la falsa dottrina; sant’Ippolito, nel suo opuscolo sull’Anticristo, ne dà un esempio memorabile, benché non stupefacente per chi abbia studiato il simbolismo: il Messia e l’Anticristo hanno entrambi il leone per emblema” (P. Vulliaud, La gabbale juive, 2 voll., Paris, 1923, vol. II, p. 373). Dal punto di vista cabalistico, la ragione profonda di ciò risiede nelle considerazioni inerenti alle due facce, luminosa e oscura, di Metatron; è per la stessa ragione che il numero apocalittico 666, il “numero della Bestia”, è anche un numero solare (cfr. Le Roi du Monde, cit., pp. 29-30, pp. 35-36 dell’edizione italiana).

8 - Vi è qui un doppio senso intraducibile: Masîkh può essere preso come una deformazione di Masîh per semplice aggiunta di un punto alla lettera finale; ma in pari tempo questo stesso termine vuol anche dire “difforme”, cosa che esprime appunto il carattere dell’Anticristo.


 René Guénon





Fonti:
http://www.alchemica.it/grandeparodia.html

www.gianfrancobertagni.it/materiali/reneguenon/grandeparodia.htm
 

Espansione dell'Aura - "La meditazione collettiva produce energia" (secondo Osho...)



Ci sono varie scienze esoteriche che studiano l’aura o meglio le differenti aure che circondano persone diverse, perché l'aura cambia a seconda del punto del proprio cammino in cui le persone si trovano. E ho ritrovato un branetto di Osho che dice che normalmente intorno a una persona l’aura arriva fino a una decina di centimetri dal corpo, mentre intorno a un illuminato raggiunge ben... 40 chilometri!  Wow che campo enorme! Tra l’altro il campo d’energia è tangibile, tanto che in passato i Giainisti sono pure riusciti a misurarne l’estensione.

Osho dice anche che se stai in questo campo d’energia la tua vita non sarà più la stessa, in un modo o nell’altro ne sarai influenzato. Chi più chi meno a seconda della tua apertura a questa energia, e comunque "in quella atmosfera sarai sempre in festa," dice nel The Book of Secrets.

Sto citando Osho perché dice anche una cosa che tra un po’ ci toccherà da vicino. Dice che cose simili, che accadono nel campo energetico intorno a un buddha, succedono anche nel campo energetico prodotto da tanti meditatori insieme. Ma devono essere almeno in 500. 

“Cinquecento meditatori insieme avranno un raggio di energia di otto chilometri. Potrebbero avere anche un raggio di quaranta chilometri, ma per questo ci vuole la presenza di almeno un illuminato,” dice in From Death to Deathlessness.
Akarmo


(Fonte: Osho Times)