Pagine

Memoria su Pier di Damiano, monaco di grande valore



Pier di  Damiano, il protagonista del ventunesimo canto del Paradiso,
nacque a Ravenna nel 1007 e morì a Faenza nel 1072.
Monaco camaldolese dal 1035 e poi priore (eremo di Santa Croce) a
Fonte Avellana sul monte Catria (fra Pergola e Gubbio), collaborò con
Leone IX alla riforma della Chiesa.


Scrisse il “gomorranius” (Gomorra fu celebre nell’antichità per la
dissolutezza dei costumi) contro le colpe che inquinavano la vita del
clero nel suo tempo.


Collaborò con Vittore II e Stefano IX che lo creò CARDINALE vescovo di
Ostia. Poi con Niccolò II e Alessandro II (allora i pontificati erano
brevi).


Nel 1039 fu inviato a MILANO per il problema delle ordinazioni
simoniache (simonia è mercanteggiare cose sacre), nel 1063 a Cluny
(sede di una celebre abbazia francese) per i privilegi della
congregazione benedettina, nello stesso anno a Firenze per indagare
sul vescovo Pietro, nel 1069 a Magonza per impedire il divorzio di
Enrico IV…


Con un paragone blasfemo fu il “CANTONE” dei suoi tempi. Se la Chiesa
aveva un problema, il papa regnante mandava lui ad occuparsene. Con
risultati migliori dell’attuale fustigatore(?) della corruzione.
Insieme al monaco Ildebrando (poi GREGORIO VII) di cui fu amico e
ammiratore è la figura più appassionante dell’XI secolo. Sulla sua
tomba fece scrivere “Ciò che tu sei, io fui; ciò che sono, sarai. Non
ti attaccare a questi esseri; sai che dovranno perire. Sono fantasmi
(un nulla) che precedono il vero, il reale. Vivendo ricordati della
morte, così potrai vivere per sempre. Tutto ciò che oggi è, deve
passare; ciò che dovrà restare per sempre si avvicina. Preferisci le
cose celesti alle terrene, le eterne alle caduche. Per favore,
ricordati di Pietro. Prega, piangi e dì:”Signore, perdonatelo”.
Fu fatto santo per acclamazione popolare (si festeggia il 21 febbraio).
Dante ammirò in Pietro Damiano la veemenza della parola e della sua
azione contro le deviazioni e le colpe, l’eccezionale “vis polemica”
animata dal desiderio del rinnovamento (quello auspicato da Dante nel
XXI canto).


Il pontefice Stefano IX nel 1057 dovette minacciarlo di scomunica se
non avesse accettato di diventare cardinale. In quell’occasione egli
scrisse ai “colleghi”:”Le sentinelle che custodiscono gli accampamenti
si chiamano, spesso, a vicenda nella notte per tenersi deste.
Chiamato, mio malgrado, a fare la parte della sentinella e a vegliare
nel corpo della Chiesa, vi scrivo non certo per svegliarvi, ma
piuttosto per scuotere me stesso. Il mondo intero precipita verso la
rovina…la disciplina ecclesiastica è quasi ovunque negletta.
Poiché da ogni parte della terra si accorre in folla al Laterano, è
necessario che lì, più che altrove, la condotta sia sempre retta e che
una disciplina severa mantenga i buoni costumi….”


Che San Pier di  Damiano ci guardi dal cielo! Ce n’è tanto bisogno.

Luigi Caroli 


Nessun commento:

Posta un commento

Nota. Solo i membri di questo blog possono postare un commento.