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René Guénon: "Frammenti dottrinali" - Recensione



Frammenti Dottrinali. Epistolario inedito. Autore: René Guénon

Il Libro: L’opera di René Guénon è uno dei punti di riferimento indispensabili per chiunque voglia conoscere le dottrine tradizionali, quelle orientali prima di tutto, e quanto rimane di quelle che erano proprie dell’Occidente.


Non si può non vedere che il mondo, nelle condizioni attuali, non è mai stato così lontano dallo spirito tradizionale, e come le forze contrarie a quest’ultimo stiano diventando sempre più aggressive e distruttive. Ci sembra perciò più che mai necessario che tutti gli scritti di René Guénon siano messi a disposizione dei lettori, poiché in ogni sua pagina si può trovare un nuovo insegnamento per chi ricerca il senso ultimo della Conoscenza universale, e così avviene anche per le lettere raccolte in questo volume.


Nonostante Guénon avesse senza sosta ribadito la sua individualità e la sua storia personale non hanno nessuna rilevanza nella sua opera, negando ogni valore ai dati biografici, pubblicare questa corrispondenza non contraddice la sua presa di posizione. Nelle sue lettere si incontrano numerosissimi passaggi relativi a questioni dottrinali, che finiscono per costituire un corpus a se stante, che è stato qui riunito e commentato, riorganizzando i brani secondo il modello dei libri pubblicati dallo stesso Guénon. 


La coerenza e il rigore con cui l’Autore rispondeva a ogni domanda dei suoi interlocutori e con cui trattava ogni argomento, rendono queste lettere un ricchissimo commentario alla sua opera e preziosi chiarimenti a un gran numero di temi trattati nei suoi libri.

Tra i suoi corrispondenti, tanti e di diversi paesi, compaiono, tra l’altro, molti dei più importanti scrittori del Novecento.


L’epistolario  copre un arco di tempo particolarmente lungo, dal 1916 al 1950. Attraverso queste lettere, René Guénon, il
preteso “inattuale’’, si rivela ancora una volta un intellettuale di una straordinaria, urgente contemporaneità, che se non smette di porci di fronte ai limiti del nostro mondo, ci offre anche tutte le chiavi per superarli.




(Azione Tradizionale) 

Evoluzione della Civiltà umana e condizionamento climatico


Immagine in linea 1
Il clima ha condizionato sempre la vita su questo pianeta incidendo profondamente sull’evoluzione dei mammiferi, dei primati e quindi di noi uomini.
Quando questi ultimi da tribù si sono evoluti in comunità organizzata e, dopo la scoperta dell’agricoltura, hanno cominciato a costruire i primi insediamenti urbani, scegliendo luoghi dove esistessero condizioni di vita ottimale. Tutte le grandi civiltà dell’Uomo infatti sono nate e si sono sviluppate lungo i corsi d’acqua, le famose civiltà dei fiumi. Ricordiamo: La valle dell’Indo, Il fiume Giallo, il Tigri e l’Eufrate, il Nilo e il Tevere da cui sono sorte le più grandi civiltà oggi conosciute della Terra.
Il clima e le avversità atmosferiche hanno avuto un altro importante ruolo nello sviluppo delle civiltà dell’uomo. Alcune sono scomparse, ma altre hanno resistito e si sono evolute. Nel 2400 a.C., a causa di una grande siccità e seguente crisi ecologica, intere popolazioni residenti nell’attuale Pakistan e India nord occidentale migrarono verso la Mesopotamia e verso l’Europa Centrale. Molti studiosi attribuiscono la presenza degli Achei, dei Celti e degli Etruschi e di altri popoli nelle terre che conosciamo proprio a causa di questo grande esodo.
L’esplosione dell’isola vulcanica di Thera, attuale Santorino, avvenuta intorno al 1600 a.C., provocò su tutto il Mediterraneo un grande sconvolgimento climatico che si protrasse per oltre un decennio, ciò causò siccità e in altri casi alluvioni, obbligando popoli interi a fuggire dalle loro terre. Questa gente può essere identificata con il famoso popolo del mare di cui ne parlano storici greci e latini che tra il XIII° e XII° secolo a.C. causò il crollo del grande impero Hittita. Questo popolo disperato quanto feroce fu alla fine fermato e sconfitto dall’esercito egiziano guidato da Ramsette III.
Nel 9 d.C. tre legioni romane di Varo furono annientate dai barbari germani di Arminio perché intrappolate in una fitta foresta mentre una violenta tempesta disorientava i soldati romani.
Un tifone regalò ai giapponesi del 1281, 700 anni di indipendenza. Alla metà di agosto del 1281 il famoso “Kamikaze”, ossia vento divino, bloccò l’invasione di Kubilay Khan a poche miglia dalle coste giapponesi. Un violento tifone affondò tutta la flotta di Kubilay Khan: 3500 navi, la flotta più grande del Mondo fino ad allora, finì in fondo al mare.
Un clima inusuale, umido e caldo, sviluppò un fungo micidiale che devastò le coltivazioni di patata in Irlanda. Tra il 1845 e il 1849 questo paese conobbe la più terribile carestia della sua storia, con migliaia di morti per denutrimento e con emigrazioni di massa verso le Americhe.
Cosa dire poi delle vicissitudini degli eserciti napoleonici e italo-tedeschi alle prese con l’inverno russo? Siamo arrivati ai tempi nostri e i capricci del clima che possono seriamente danneggiare le coltivazioni oggi si possono tamponare, esistono infatti meccanismi di controllo e di distribuzione delle derrate alimentari che possono evitare, ma questo solo nei paesi del nord del Mondo, situazioni come nell’Irlanda del 1845. L’aumento della popolazione del pianeta però gioca un ruolo destabilizzante in questo meccanismo, soprattutto se si somma con il fenomeno del Global Change e del Global Warming.
Infatti la dove la popolazione del Sud del Mondo tende ad aumentare in maniera esponenziale anche siccità e carestie aumentano inesorabilmente. Può accadere pertanto quello che avveniva migliaia di anni fa, come abbiamo visto: esodi di gente disperata verso i Paesi più ricchi della Terra. Una situazione che oggi ancora non è esplosa del tutto, ma se le condizioni di sopravvivenza nei PVS dovesse ancora scendere, allora avverrà con una dirompenza epocale che travolgerà soprattutto paesi di frontiera come l’Italia.
In tutto questo oltre a vacillare economie occidentali già in crisi, inevitabile sarà il dilagare del fondamentalismo religioso islamico, con tutti in problemi che già conosciamo. Ma l’aspetto che più preoccupa l’OMS è il ritorno di malattie dimenticate come la malaria, il vaiolo, la peste ed altre pandemie che le cronache del passato ci hanno sempre fornito con dovizie di particolari.
Questi sono i rischi alla salute per un mescolamento di popoli e di comportamenti che prevediamo per il futuro, ma già adesso dobbiamo segnalare che per il fenomeno della tropicalizzazione del Mediterraneo, molte malattie sconosciute e dimenticate sono già giunte da noi. Le prime vittime sono gli animali, tutti ricorderanno la strage di ovini sardi colpiti alcuni anni fa dal morbo della lingua blu, una malattia endemica africana che noi abbiamo conosciuto da poco e che i nostri animali, non avendo le difese immunitarie dei cugini africani, sono diventati facile vittime.
La lingua Blu, Blu Tongue per i tecnici, è una malattia virale veicolata da ditteri come zanzare e flebotomi(pappataci)che in passato per motivi di clima non si spingevano oltre la Tunisia. Sono poi flebotomi che dal sud dell’Italia, grazie al riscaldamento dell’aria, sono giunti fin sotto le Alpi trasmettendo soprattutto ai cani malattie letali come la lesmaniosi.
Un fastidio, legato al riscaldamento globale che tutti noi stiamo subendo da qualche anno è la zanzara tigre. Questo è un insetto di origine asiatico giunto da noi sulle navi che trasportavano pneumatici dalla Corea e dal Vietnam. Più piccola delle zanzare nostrane, ma molto più aggressiva punge anche di giorno. E’ nera con striature bianche su zampe e addome. Si riproduce nell’acqua stagnante che si forma nei sottovasi, in piccoli invasi e nei chiusini.
Questi sono alcuni rischi sanitari dovuti al riscaldamento dell’atmosfera e ai cambiamenti climatici e anche alla globalizzazione, ma malattie dovute all’inquinamento dell’aria già esistono da tempo da noi occidentali e sono tutte patologie del progresso tecnologico, tra queste: le allergie, le affezioni broncopolmonari, i tumori in particolare quelli dei polmoni. Senza parlare poi delle malattie della psiche, tra le quali primeggia ed è in forte ascesa la depressione.
Dermatiti e patologie più gravi della pelle, come i melanomi, sono invece dovuti in gran parte alla diminuzione dello strato di ozono nell’atmosfera che non ci protegge più come una volta dai raggi ultravioletti, in particolare quelli UVB, provenienti dal Sole.
Questo è il quadro attuale, ma per il futuro come andrà? Certamente la situazione si evolverà in peggio. Stando alle ultime proiezioni presentate dagli scienziati prevediamo una esasperazione dei fenomeni meteorologici, con conseguente degrado dell’ambiente e,quindi: lunghe siccità, incendi di foreste sempre più estesi, alluvioni catastrofiche, frane e smottamenti, il tutto a danno dell’incolumità delle persone e poi a danno dell’economia nazionale e mondiale.
Gli interventi urgenti contro i danni dovuti alle tempeste e alluvioni in questi ultimi anni sono aumentati quasi in proporzione geometrica. Si è passati da un evento catastrofico ogni due o tre anni causato da fenomeni meteorologici, vedi l’alluvione di Firenze, a quattro o cinque interventi ogni anno. Tutto ciò ha dei costi, non solo in vite umane, ma in soldi. Buona parte delle risorse di un Paese come l’Italia, dall’economia già fragile, finiscono per pagare i danni a cose, animali e persone causati da questi eventi calamitosi. Vengono così sottratte ogni anno risorse destinate al sociale e alla qualità della vita.
E’ questa ormai una situazione concretizzatasi sul nostro pianeta e i grandi economisti e politici che ci gestiscono dovrebbero valutarla attentamente ….. altrimenti saranno guai seri per il prossimo futuro.
Accademia Kronos

Bernardino del Boca - Universo - Anima - Spirito (Estratto da: La dimensione umana)




“Lo scienziato non è in grado di definire che cosa è la vita, ma
nemmeno lo spiritualista è in grado di  farlo.


La mente umana è tuttora molto limitata e non può definire ciò che è
infinito. Tuttavia lo spiritualista ha una visione più ampia della
vita perché non si basa soltanto sugli elementi e i fenomeni
materiali, che rappresentano uno dei suoi aspetti. ma spazia sugli
orizzonti più vasti e quasi inesplorati dello spirito, un altro
aspetto della vita.


La scienza oggi ha imparato a dubitare dei sensi e di come la mente
vede, studia e accetta i fenomeni che i sensi ci fanno conoscere, ma
non ha ancora tentato di indagare su questi fenomeni usando, invece di
strumenti materiali, il suo spirito. Molti scienziati non vogliono
riconoscere ancora l’esistenza dello “spirito” e di una dimensione
spirituale della vita…..Quando ebbe origine la Vita? In che punto
dello spazio si è compiuto questo prodigio?

Per millenni gli uomini hanno cercato di rispondere a queste domande,
e nelle biblioteche del mondo sono conservate le numerose teorie che
gli uomini hanno ideato. Ma ora lo scienziato non si pone nemmeno più
questi problemi, perché ha compreso che è più urgente scoprire che
cosa sono la Vita e la materia…  Le ricerche sono esse stesse un
fenomeno del fluire  della vita un passaggio dalla biosfera alla
noosfera –la dimensione culturale illustrata da Teilhard de Chardin- ,
che si è formata in questi ultimi millenni con tutti i pensieri, le
idee e le culture ideate dall’uomo. Questa dimensione è reale come lo
è quella della biosfera, ed è quella che permette alla Vita di
ampliare la mentalità umana e condurre l’uomo a scoprire la propria
anima. Dai pensieri alle idee, dalle idee sulle idee, dal
rovesciamento, sezionamento e ricostruzione delle idee, l’uomo è stato
portato a indagare su tutto.


Sono perciò prodotti della noosfera anche le recenti scoperte dei
quasars (oggetti quasi stellari) che stanno facendo cambiare tutte le
teorie finora ideate sulla struttura dell’universo; la scoperta della
“nuvola di Magellano”, che rappresenta il legame fisico fra la
galassia della via Lattea, di cui fa parte la Terra, e la galassia a
noi più vicina; la scoperta dei tachioni, le particelle più veloci
della luce; quella del neutrino, che mina alle basi tutta la teoria
atomica.

Queste e tutte le altre scoperte che stanno rivoluzionando il pensiero
e la vita dell’uomo, sono dovute alla noosfera. Tutte queste scoperte
non hanno valore in se stesse, ma sono soltanto fenomeni del fluire
della Vita attraverso la mente dell’uomo per portare l’umanità alla
conquista, prima dell’Anima, e poi del suo Spirito.

Miliardi di miliardi di pensieri, idee, osservazioni e scoperte hanno
permesso all’uomo di individuare quasi tuti i fenomeni della Natura .
Per millenni, parallelamente, si sono sviluppate le due strade: quella
che ha portato alla conquista della materia, allo sviluppo della
tecnologia moderna e alla fabbricazione della bomba atomica, e quella
che ha portato alla predicazione della non-violenza, dell’amore, della
comprensione, della scienza di Dio, e a tutte le altre espressioni
dello spiritualismo…
Per raggiungere un nuovo piano di coscienza l’uomo ha soprattutto
bisogno di comprendere che una parte del suo essere è dominata
dall’illusione dello spazio-tempo mentre l’altra sua parte vive
nell’illimite e nell’eterno. L’individuo umano quando dice “io” si
riferisce alla sua personalità limitata dallo spazio-tempo, e di
conseguenza la sua visione dei problemi della vita è limitata e
distorta.
La Natura sta perciò portando gli scienziati e gli spiritualisti,
separatamente, a formulare quelle teorie e a fare quelle scoperte che
permetteranno a tutta l’umanità di conquistare nel futuro un nuovo
livello di coscienza, dal quale ci apparirà una realtà differente. La
scienza ha già scoperto che esiste un misterioso orologio
nell’universo, il cui ritmo influenza gli organismi, sia nelle loro
cellule che nel loro insieme; e i matematici e i fisici stanno già
indagando le misteriose corrispondenze tra le cellule e le galassie e
sono giunti a riconoscere che rispettando la Natura l’uomo difende se
stesso.
Vivendo in armonia con le leggi naturali egli armonizza anche la società umana.

Se di ogni scoperta si potesse ricostruire l’albero filetico si
troverebbe che la spinta alla ricerca è sempre stata determinata da
un’influenza spirituale o dal caso, cioè da un fattore irrazionale che
ha spinto lo scienziato ad agire quasi contro la sua mente……
Lo sviluppo dello psichismo è anche responsabile delle scoperte che
sono all’origine di ricerche che portano la  mente a superare i
confini della materia per penetrare nel mondo dello spirito. Quando i
fisici riuscirono, con il protosincrotrone a fabbricare l’oro
artificiale, trasformando alcuni atomi di piombo, per prima cosa si
chiesero come avevano fatto gli antichi alchimisti a sapere che è
appunto dal piombo e dal mercurio che si può ottenere l’oro.
La ricerca della “pietra filosofale” è in un certo senso finita,
l’antico sogno degli alchimisti è diventato realtà. Solo che l’oro
ottenuto costa 500 miliardi di lire al grammo!

Ma gli antichi alchimisti non cercavano l’oro per l’oro, ma di
scoprire il segreto della materia per raggiungere lo Spirito
.
Lo scienziato d’oggi non si è ancora posto questo problema. Ma questa
scoperta ha un enorme valore per lo psichismo umano, perché permette
agli scienziati di formulare idee che non avrebbero potuto avere
altrimenti.


I colossali sincrotroni di Brookhaven, di Ginevra e di Serpukhov
stanno per dare l’assalto all’universo e, involontariamente, stanno
provando anche che le intuizioni dell’abate Ruggero Boscovich erano
giuste. Questo celebre matematico corato del XVIII secolo aveva
spiegato molti fenomeni della vita con la sua formulazione dei puncta,
entità base con cui è formata tutta la materia. I puncta di Boscovich
non occupano spazio, non hanno massa, e nessuna proprietà elettrica o
magnetica.


La fisica moderna li sta individuando ora, dopo che la loro esistenza
era stata intuita teoricamente, tramite moderni esperimenti di fisica.
Le teorie enunciate da questo gesuita di Ragusa sono tuttora troppo
avanzate per lo stato attuale della mentalità scientifica, e la sua
teoria della legge unica che dirige tutta la vita cosmica e che si
basa sui puncta, anticipa il futuro.


Ben giustamente Nietzsche ha scritto: “La teoria di Boscovich è il più
grande trionfo dello spirito umano sui sensi che sia stato finora
raggiunto sulla Terra”.


Con i sincrotroni e le camere a bolle si è ora giunti ad afferrare e
studiare alcune particelle ultime, chiamate boson, neutrino e quark,
tramite le quali i fisici pensano di giungere a scoprire
l’antimateria, cioè il contrario della vita come la percepiamo noi
terrestri.


Da anni era stato scoperto che l’atomo,  etimologicamente
“l’indivisibile”,  non era l’ultimo componente della materia (poiché
esso è costituito da protoni e neutroni e il nucleo è circondato dagli
elettroni orbitali) e la scoperta dei fotoni, i quanti di energia
radiante, aveva inoltre portato a intuire l’esistenza di una
“particella ultima” che fu battezzata quark. Quando nel 1962 il fisico
Murray Gell-Mann sentì il bisogno di dare un nome alle particelle
ipotetiche con cui egli intuisce sia costruito l’universo, lo scelse
da una riga di “Finnegans Wake” di Joyce: “Three quarkes for Muster
Mark!”. Gell.Mann disse che il quark “era semplicemente un mezzo
teorico utile per descrivere la natura delle particelle subatomiche; e
che non era necessario che esistesse”.


Ma da quel momento la febbrile ricerca dei quarks è in corsa su tutta la Terra….

Anche quando il fisico austriaco Wolfgang Pauli nel 1931 avanzò
l’ipotesi dell’esistenza del neutrino, le particelle imponderabili e
prive di carica che possono attraversare praticamente indisturbate la
materia più spessa e compatta, come gli stessi pianeti, non pensava
certo di far sorgere una nuova astronomia, la neutrino-astronomia, ma
soprattutto non poteva nemmeno intuire che dall’unione della sua
scoperta con quella delle anti-particelle intuite dal fisico  inglese
Dirac, sarebbe nata un’altra teoria sulla evoluzione cosmica, la
teoria dell’antimateria.

A questa teoria sono giunti molti scienziati quando si sono accorti
che la concezione relativistica finisce per comportarsi come uno
schermo illusorio. Molti fisici sono addirittura giunti ad accettare
l’ipotesi degli  universi  paralleli   per spiegare fenomeni
altrimenti inconcepibili, come quello del mesone K il cui
comportamento sarebbe turbato da forze di un altro universo
suscettibile di interferire con il nostro.


Ma ciò che deve farci riflettere di più è il nuovo e avventuroso modo
con cui i fisici hanno previsto, con matematica sicurezza, l’esistenza
dell’antimateria prima ancor  di scoprirla mediante la ricerca
sperimentale.


Lo scienziato si è servito dell’intuizione e del suo psichismo prima
di eseguire le esperienze, e ciò ha permesso l’elaborazione di nuova
teorie sull’evoluzione cosmica e sulla natura dell’universo, quali
quella del fisico scandinavo Hanne Alfvén e del tedesco Carl Friedrich
von Weizsaecher, che molto si avvicinano a quella esposta da H.P.
Blavatsky nella Dottrina Segreta.


Lo spazio è mobile e ponderale e, all’estensione, possiede densità,
fluidità e mobilità. I movimenti rotanti dello spazio fluido ponderale
formano la materia e i suoi campi attraenti e repellenti.


I movimenti ondulatori suscitano nella psiche le sensazioni, sia
quelle fisiche che quelle psichiche. Tutto è movimento, ma questo
movimento non è quello delle particelle che costituiscono i corpi, ma
quello di un elettro-magnetismo universale simile a una sostanza di
una tenuità e di una elasticità estrema, diffusa in tutto lo spazio.
I nostri sensi non percepiscono che i movimento ondulatori, ma le
forze vitali che irrompono dall’antimateria-spazio modificano le
imponderabili particelle dando origine ai corpi. Di questi noi
percepiano soltanto quella parte che si trova sul traguardo mobile del
presente.
Solo il tempo fluisce nello spazio con le forze vitali e creatrici,
mentre tutto il resto è fermo.
Il futuro è perciò spazio ancora indifferenziato, mentre il passato
contiene tutto ciò che il flusso vitale ha creato. Così il flusso
vitale muta porzioni dello spazio nel presente e conserva tutto nel
passato, perché nulla ritorna nello stesso punto dello spazio. Il
nostro pianeta e tutto ciò che su esso esiste e ha forma, continua ad
essere e si trasforma in un fluire di cui conosciamo soltanto i valori
di tempo…..

Nulla muore, perché nello spazio-passato tutto è conservato intatto.
Lo stato attuale della nostra percezione sensoriale non ci permette di
avere una visione completa della realtà, ma la nostra mente è stata
guidata a elaborare queste teorie e altre, come quella dei mondi
paralleli, che sempre più si avvicinano alle teorie formulate dagli
spiritualisti sulla base delle loro conoscenze esoteriche.


Bernardino del Boca 



 “La Dimensione Umana” – ed- 1971 pag. 42-58,
– ed. 1986 – pag. 34 -45; ed. 2006 pag. 42-56

Il satori è aldilà del ragionamento speculativo



Ci sono  dei momenti nella nostra esistenza in cui possiamo sperimentare "la perdita della ragione". Non nel senso dell'uscita di senno ma significando l’entrata in una condizione “psichica” in cui non è più possibile giudicare quel che è giusto e quel che è sbagliato. Uno stato di vuoto in cui l’osservatore interno osserva le potenzialità del momento sostituendo il giudizio con la testimonianza.

E lì finisce ogni affermare o negare, ogni vincere od essere sconfitti. So che quel momento glorioso in cui trionfa “l’attimo presente” è lo stato della vera nascita e della vera beatitudine. Eppure questa “condizione” si manifesta (e per me avvenne drammaticamente) come un ingrippamento del motore funzionale della mente. Un vuoto che sopraggiunge di fronte all’imponderabile ed all’inaffrontabile. Sapete la storiella zen che racconta il “satori”? Un giorno un viandante si trovò dinnanzi ad una tigre affamata.

Cercando di sfuggire alle sue fauci aperte ed ai suoi unghioni appuntiti si rifugiò su un precipizio, aggrappandosi ad una radice sporgente nel vuoto. La tigre si aggirava sopra di lui rabbiosa allorché l’uomo si accorse che anche sotto di lui, alla base del crepaccio, c’era un’altra tigre che lo spiava famelica. Proprio in quel momento la radice alla quale era avvinghiato prese a staccarsi dalla roccia, si vide perduto, non poteva risalire né scendere, nel mentre il suo sguardo si posò su una fragolina selvatica matura che pendeva invitante davanti ai suoi occhi, la colse.. Com’era buona….

Successe più o meno così pure a me, mi sentivo oppresso ed aggredito a destra e sinistra, il destino aveva deciso di farmi apprendere questa lezione. Che fare? Rispondendo alle provocazioni, con la violenza o la capziosità, avrei perso la mia equanimità di giudizio e sarei precipitato nella finzione speculativa (e satana è questo che vuole per attiraci nella sua trappola). Non avevo speranze.. e quando smisi di preoccuparmi, sentii che non importava assolutamente nulla ottenere un risultato logico e soddisfacente, lasciai andare ed abbandonai la frustrazione e la potenza, la vendetta e l’umiliazione, la giustizia e l’ingiustizia, il bene ed il male…. Insomma rinunciai, anzi “dimenticai”, ogni azione-reazione.  

Questo lo chiamo “perdere la ragione”.


Ma attenzione, questa condizione di Vuoto, strettamente parlando, non si risolve in un “momento”, anche se la comprensione avviene in un “flash”, dovrà trasformarsi in uno stato, quell’essere in perfetto bilico, in cui non c’è che il sorridere ed il piangere insieme.

Come dice Capra, il fisico: “..analogamente al Vuoto dei mistici, il “vuoto fisico” -così chiamato nella teoria dei campi quantici- non è uno stato di semplice “non-essere” ma contiene in sé la potenzialità di tutte le forme. Queste forme non sono entità indipendenti ma sono manifestazioni transitorie del vuoto, che sempre soggiace ad esse. Il vuoto è “vuoto vivente”, pulsione creativa e distruttiva”.

Ed è proprio in questo stato “aldilà del ragionamento” che è veramente possibile godere in pieno della vita, nella sua interezza, è uno stato di perenne “comprensione” in cui è impossibile perdere, si vive momento per momento, con chiarezza, intelligenza, creatività. E’ un vivere nell’ignoto!

Paolo D’Arpini


Aldo Capitini, apostolo vegetariano della nonviolenza


Aldo Capitini, nato a Perugia nel 1899 e morto nella stessa città nel 1968, fu pedagogista, saggista, docente universitario di pedagogia all’università di Cagliari e Perugia; infaticabile promotore di iniziative per la nonviolenza e la pace; istituisce Centri di Orientamento Sociale e Religioso, lavora per l’obiezione di coscienza, per la riforma politica e religiosa basata sui principi di Gandhi, per l’educazione popolare, per lo sviluppo della scuola pubblica; ha lottato contro il fanatismo ed i preconcetti e fu perseguitato a causa della sua posizione antifascista. I Centri di Orientamento Sociale furono organizzati da Capitini nella Perugia appena liberata il 17 luglio 1944 con lo scopo di arricchire la democrazia dal basso e di portare nella gente l’interesse per la gestione della cosa pubblica. Nel 1962 Capitini dà vita alla prima società vegetariana in Italia.

Numerosi furono i suoi scritti a carattere religioso pedagogico, quali: “Elementi di un’esperienza religiosa” (1937), “Religione aperta” (1955). Recentemente e’ stato ripubblicato il saggio “Le tecniche della nonviolenza”, e gli scritti sul Liberalsocialismo, “Nonviolenza dopo la tempesta” e la recentissima antologia degli scritti (a cura di Mario Martini) “Le ragioni della nonviolenza”.
Di Capitini si può dire sia stato il più grande pensatore ed operatore della nonviolenza in Italia. Fu sempre coerente con i suoi principi e stili di vita: caratteristiche che fanno di lui, un pensatore di grande umanità che ha pagato duramente e personalmente il suo coraggio nel difendere le proprie idee; un filosofo con un’eccezionale attenzione alla realtà socio-politica del suo tempo e del tempo a venire e un lucido lettore del contesto storico-sociale.

Il suo pensiero, in opposizione al sistema totalitario del regime fascista, non è si circoscrive nell’idealismo, né nell’esistenzialismo, cui pure si riferisce sotto alcuni punti di vista e che considera come insufficiente e che finisce, pessimisticamente, per aderire. Capitini concepisce l’uomo come soggetto reale e Dio come immanente all’umano, con la certezza che anche il male sia un fatto strumentale alla realizzazione del bene attuabile attraverso una riforma religiosa, una religione aperta, libera e liberata dai vincoli asfissianti del dogma, da una parte, e della gerarchia ecclesiastica, dall’altra, a favore di una trascendenza rivoluzionariamente orizzontale.

Un filo lega la religione alla politica: la religione intesa sentimento ed esperienza di crescita personale mentre la politica è vista come vita sociale e come insieme di relazioni interpersonali di cui si nutre una comunità che allargata i propri orizzonti a tutti, persino ai morti, che cooperano con i vivi alla comune costruzione dei valori fondamentali della vita e alla trasformazione della realtà ingiusta e violenta.

L’intento è riscoprire il senso autentico della religione come terreno di comunione tra individui a partire dalla personale esperienza di ciascuno in modo da riconsegnare la politica ad ogni persona chiamata a partecipare responsabilmente ad una realtà che tutti include.

Il filosofo perugino fa dei limiti umani una risorsa per l’uomo a disposizione di tutti che spronano alla cooperazione per attuare quella completezza di se stessi in una armonica e collettiva convivenza. 
All’aspetto religioso, inteso in senso tradizionale, contrappone il suo senso universale dell’esistere come elemento di collaborazione in cui di ognuno trova la realizzazione di se stesso in sintonia con il contesto naturale dove la cosa pubblica è il terreno in cui incontrarsi per dialogare con spirito critico, con informazione libera, con possibilità di comunicare contenuti, opinioni, esperienze, vissuti. In questo tendere verso “l’altro” risiede l’aspetto più proficuo di tutta l’opera capitiniana. La nonviolenza diventa strategia e insieme scelta di vita per la quale l’individuo, mettendo da parte pericolosi pregiudizi, mediocri abitudini mentali e d’atteggiamento, va verso “l’altro” valorizzando la diversità e l’autonomia di vita e di pensiero.

Per Capitini la religiosità non ha bisogno di una legge per manifestarsi, di un credo o di un culto particolare e il suo pensiero è in una posizione di equidistanza tra il laico e il religioso in cui nella religione vede l’impegno non violento mentre auspica quel rinnovamento e purificazione della religiosità da elementi dogmatici e chiusi.

Capitini denuncia e condanna ogni forma di violenza, da quella brutalmente fisica a quella psicologica, da quella sugli uomini a quella sugli animali giustificata dall’antropocentrismo cattolico, all’inganno della disinformazione che rende tutti inconsapevoli e nello stesso tempo responsabili, convinto che ogni innovazione debba sempre ri-partire dal basso.

Vi è nel pensiero di Capitini la netta opposizione a giustificare il mondo quale è e come fa comodo che rimanga. La famosa Marcia della pace è stata da lui concepita come “Marcia per la pace e la fratellanza tra i popoli” per promuovere un maturo, adulto dialogo interreligioso e interculturale che potesse superare le divisioni, i fanatismi, le chiusure della peggiore ideologia religiosa e/o politica e (pseudo) culturale.
Capitini denuncia il potere oligarchico, cioè l’enorme potere in mano a pochi che governano i popoli, per passare ad una società di tutti, cioè l’omnicrazia. 
In sostanza: la salvezza degli uomini e delle donne, che sta nella presa di coscienza nel presente, non può essere rimandata o, peggio, consegnata alla rassegnazione o all’attesa passiva, che equivale alla rinuncia del cambiamento. In quest’ottica l’elemento educativo è imprescindibile ad instaurare il legame profondo tra gli uomini, i gruppi sociali, i popoli nel mondo, fino a superare gli steccati dell’individuo, della razza, della nazione… L’eredità del suo pensiero oggi approda nella globalizzazione che deve trasformarsi da rete di contatti a rete di relazioni: una apertura verso l’incontro di Occidente e Oriente in nome di una civiltà nuova, non più individualistica né totalitaria ma aperta al rispetto del sacro valore della vita, del diritto e della libertà di ogni essere vivente.
Stralci di alcuni suoi scritti: “Tanto dilagheranno violenza e materialismo, che ne verrà stanchezza e disgusto; e dalle gocce di sangue che colano dai ceppi della decapitazione salirà l’ansia appassionata di sottrarre l’anima ad ogni collaborazione con quell’errore, e di instaurare subito, a cominciare dal proprio animo (che è il primo progresso), un nuovo modo di sentire la vita: il sentimento che il mondo ci è estraneo se ci si deve stare senza amore, senza un’apertura infinita dell’uno verso l’altro, senza una unione di sopra a tante differenze e tanto soffrire. Questo è il varco attuale della storia”.
“Accade nelle altre civiltà che il mezzo si è tanto ingrandito da far perdere il fine, e l’operosità, l’arricchirsi, la vita amministrativa-politica-economica-giuridica-sociale, prevale sugli altri valori, ben più essenziali alla salvezza o alla trasformazione dell’uomo”.
“Il Dio per me sarà il Dio della liberazione di tutti, e lo ritroverò, prima della realtà liberata, in seno all’Uno-Tutti, compresenza di tutti gli esseri vivi e spezzati o scacciati come gatti sporchi ai valori, ai valori più puri, come questa alta musica che sto ora ascoltando, la quale è più che di Beethoven, e crogiuolo e, alle linee della musica, unità di tutti: lo troverò lì, nell’intimo, sofferente alla realtà-società-umanità così come sono, e liberante con mitezza in trepidissima”.
Da una poesia di Aldo Capitini: “Ci siamo levati nella notte, e il buio era già aperto; abbiamo guardato oltre le valli, le linee deste dei monti, e la devozione dell’aria non mossa ancora dagli uccelli”.
“Sono convinto che gli uomini arriveranno finalmente a non uccidersi tra di loro quando arriveranno a non uccidere più gli animali”.
Franco Libero Manco

Il dettame biblico "crescete e moltiplicatevi" fa presagire la fine della specie umana


Il comando biblico “Crescete e moltiplicatevi” potrebbe condurre ad effetti disastrosi: una vera e propria bomba ad orologeria che dimostra che nulla di ciò che viene sancito nei testi religiosi (come d’altronde ogni legge laica) possa avere valore imperituro.
All’inizio del Neolitico (circa 15.000 anni fa)  la popolazione umana si contava in centinaia di migliaia di individui.Durante l’anno zero, cioè alla nascita di Cristo, la popolazione mondiale era di circa 350 milioni di anime. Si calcola che nel 1800 la popolazione fosse intorno ai 700 milioni e che nel giro di un trentennio sia aumenta di un terzo fino a raggiunge un miliardo di unità nel 1830. Un secolo dopo la terra ospita 2 miliardi di esseri umani e nel 1975 raggiunge i 4 miliardi. Oggi la popolazione mondiale ha raggiunto l’iperbolica cifra di 7 miliardi.
La previsione calcolata secondo l’incremento progressivo lascia supporre che l’umanità sarà di 100 miliardi entro la fine del secolo. 
Malthus all’inizio dell’800 già affermava che se la moltiplicazione del genere umano non fosse stata regolata sarebbe stata causa di carestie e fame nel mondo. Anche se l’incremento demografico venisse arrestato e la fertilità umana diminuisse, la tendenza all’affollamento rimarrebbe. Alcuni esperti sono concordi nell’affermare che anche riuscendo a stabilizzare le nascite a livello zero (uguale a quello dei decessi) la popolazione mondiale raggiungerebbe ugualmente 16 miliardi di individui prima di una assestamento definitivo, cioè il doppio della popolazione attuale. 
Un interessante esperimento effettuato dallo studio Calhoun nel Maryland con 4 coppie di topi, messi a vivere in un ambiente ideale in cui avevano a disposizione lo spazio e tutto il necessario per vivere come in una sorta di paradiso terrestre; i topi prosperarono riproducendosi fino a quando non raggiunsero le 150 unità. Da quel momento le risorse cominciarono a diminuire ed ebbe inizio un processo di degenerazione: le madri non allattavano più i loro piccoli e arrivavano perfino ad ucciderli. I maschi diventavano innaturalmente aggressivi e indifferenti ai normali richiami sessuali. L’indice di mortalità aumentò velocemente.
La società dei topi raggiunse il limite massimo di 2200 unità dopo di ché incominciò a ridursi continuamente. L’esperimento iniziato nel 1968 si concluse 5 anni dopo, con la morte dell’ultimo topo. Se in un ascensore progettato per la capienza di 4 persone ne entrano otto, la gente incomincia a manifestare segni di intolleranza, di ansia, di paura e qualunque piccolo incidente può degenerare in aggressività. Allo stesso modo, se una tavola è imbandita per nutrire 10 persone, a mano a mano che si aggiungono nuovi commensali le porzioni diventano sempre più piccole e quando l’esigua porzione non è più sufficiente a sfamare nessun individuo, inevitabilmente si sviluppano reazioni violente nel cercare di accaparrarsi la propria parte e si arriva ad azioni di forza e di violenza secondo la legge mors tua vita mea. 
Questo è quanto succederà al genere umano se responsabilmente non conterrà il fenomeno dell’incremento demografico. L’umanità è intrisa di egoismo.
Il male supremo dell’uomo sta nella sua indifferenza verso gli effetti delle scelte individuali a proprio vantaggio. Mettere al mondo un essere, per realizzare se stesi o appagare il proprio desiderio di essere genitori, è puro egoismo, significa giocare con la vita degli altri. Anche quando la procreazione è concepita per la gioia di avere un figlio da amare, è sempre l’egoismo che ci muove. La sola cosa che può giustificare la messa al mondo di un nuovo essere è l’amore per la vita, la volontà di immergere l’altro nel dono sublime dell’esistenza, la volontà di dare al mondo un elemento armonico e positivo per il bene di tutti; non per propria soddisfazione, non per assicurare a se stessi la propria discendenza, non per avere sostegno durante la fase della vecchiaia, nè per lasciare il proprio patrimonio finanziario o immobiliare, ma nell’intento di contribuire a rendere migliore questo mondo.
Chiamare al’esistenza un nuovo essere è l’esperienza più drammatica e meravigliosa dell’universo, per questo è immensa la responsabilità verso chi (forse) non ha chiesto di esistere.
Franco Libero Manco
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Curiosità stravaganti, ma non troppo.
Nel 1564 l’inquisizione condannò a morte Andre Vesale, fondatore dell’anatomia moderna, colpevole di aver affermato, dopo aver sezionato un cadavere, che all’uomo non mancava la costola con cui fu plasmata Eva.
Il vescovo James Usseher, calcolò dalla Bibbia la nascita del mondo: alle ore 9 del 23 ottobre del 4004 a.C.
La morte è preferibile al cannibalismo. Al mio funerale non desidero partecipino vetture addobbate a lutto ma mandrie di buoi, greggi di pecore, maiali, ogni genere di volatili ed un acquario pieno di pesci vivi in onore dell’uomo che ha preferito morire piuttosto che mangiare le creature che sente compagne. Dopo l’arca di Noè sarà la cosa più straordinaria che si sia mai vista. (G. B. Shaw)

Solstizio estivo ed incontro collettivo ecologista 2015

Il  giorno del solstizio estivo indica la pienezza della luce, essendo il momento in cui il sole resta più a lungo nel cielo, nella tradizione contadina questo momento  corrisponde alla mietitura e quindi veniva festeggiato con riti naturalistici. Le donne che restavano gravide in questi giorni potevano partorire in corrispondenza dell’equinozio primaverile  e questo era considerato un tempo estremamente fortunato per la nascita, anche perché nel mondo pagano corrispondeva all’inzio del nuovo anno.
Tutto il pensiero mediterraneo è orbitato per millenni attorno alla concezione unitaria dell’Universo con la Vita. La realtà sensibile, concreta, stabile, è impersonificata in oggetti solidi (i primi simboli della religiosità sono sassi, pietre, luoghi di passaggio, etc.) fino alle statue  ed ai simboli naturali, la religiosità della natura  è strettamente interconnessa con la vita nelle sue manifestazioni essenziali: corporeità, sangue, linfa, nascita, morte, sessualità.
E’ importante sottolineare che solo poco tempo fa l’umanità ha preso coscienza che l’atto sessuale è strettamente legato con la natività (vedi anche le diatribe sette-ottocentesche collegate con la “generazione spontanea”). Da qui il concetto di Grande Madre, che dando la “vita” simboleggia il rito della natura che rinasce senza posa e senza fine.
Anche il cristianesimo primitivo, che si sviluppa inizialmente all’interno della Classicità, e con alcuni “spunti” mesopotamici mediati dalla setta naturista degli Esseni, era una religione olistica. La clerocrazia viene dopo. Molto dopo, per imporre il dualismo ed il distacco del “sensibile” dal “soprasensibile”, fino alla condanna senza remissione della sessualità, delle concezioni vitalistiche dell’Universo e del Multiverso, con l’imposizione della mortificazione, del ripiegamento su se stessi, della “macerazione della carne” per “liberarsi dal peccato" (ma, come scriveva Nietzche, il peccato è proprio questo!). Il Grande Gabriele D’Annunzio così affermava: "..non chi più soffre, ma chi più gode, conosce"
Perciò “gaudemus igitur” e il 20 e 21 giugno 2015 saremo in Emilia, sulle  colline di Montecorone di Zocca, seguendo un sentiero natura che ci condurrà sino a Ca' Lamari, nella magica casa di Pietro. L'appuntamento di due giorni corrisponde  al consueto Incontro Collettivo Ecologista. Durante il quale condivideremo l'esperienza di vivere assieme un rito antico. Fra le varie attività previste: racconti bioregionali nella natura,  raccolta erbe, cucinatura nel forno a legna del proprio cibo, esperimenti di ecopsicologia, contatto con la terra, le piante e gli animali,  canti e danze rituali, meditazioni, preparazione dell'acqua solstiziale benedetta....  Si potrà dormire nel luogo in uno spazio comune oppure con propria tenda o anche ospiti da amici vicini,  venire muniti di sacco a pelo e portare un po' di cibo vegetariano e bevande. Si potranno esporre e scambiare le proprie auto-produzioni sia culturali che artigianali.  Portare anche sacchette di stoffa per la raccolta dell’iperico maturo, per ricavarne l’olio essenziale terapeutico che riscalderà le membra durante la fredda stagione invernale. 
Paolo D’Arpini

Incontro Collettivo Ecologista 2015
Ca' Lamari, Montecorone di Zocca (Modena)

20 giugno 2015:
Dal mattino accoglienza dei viaggiatori che vengono da lontano e si sistemano e fanno amicizia con il luogo ed i suoi abitanti. Pic-nic al sacco autogestito
Ore 16 – Primo giro di condivisione con il bastone della parola, facilitatore Paolo
Ore 18 - Escursione erboristica nei dintorni alla ricerca di fiori ed erbe per la preparazione dell'acqua benedetta solstiziale, accompagnatrice Nelly
Ore 19.30 – Cena condivisa all'aperto con il cibo da ognuno portato e con l'integrazione di pane cotto al forno a legna, insalata rustica etc. a cura di Monica C.
Ore 21 – Accensione del fuoco rituale nell'aia. Danza sciamanica e salto del fuoco, a cura di Pietro di Tolè
Ore 22 – Osservazione delle stelle, mantra e meditazione

21 giugno 2015:
Ore 9.30 – Gita a piedi nel bosco fino a Montecorone, conduce Pietro
Ore 10.30 - Panoramica dalla piazza su Sasso di Sant'Andrea, e giro di condivisione con il bastone della parola attorno ad un quecia centenaria, facilitatore Sergio
Ore 12.30 – Ritorno a Ca' Lamari e pranzo bioregionale a cura di Monica C.
Ore 15.30 – Esperimenti di ecopsicologia corporea a cura di Monica F.
Ore 16.30 – Giro di condivione con il bastone della parola e presentazione del nuovo numero di "Quaderni di Vita Bioregionale 2015", facilitatrice Caterina
Ore 18.30 - Conclusioni e scambio indirizzi. Per chi resta musica e danze agresti

Partecipazioni: La partecipazione al Collettivo Ecologista è libera e volontaria, la manifestazione non è coperta da polizza assicurativa. Si richiede una compartecipazione ai lavori comunitari ed il rispetto dei luoghi e delle norme di convivenza ecologista. A chi usufruisce della mensa prandiale sarà richiesto un piccolo contributo forfettario. Si potrà pernottare a Ca' Lamari venendo muniti di sacco a pelo. Possibilità di montare la propria tenda. Per le spese generali girerà un cappello.

Come Raggiungere Ca' Lamari: In treno – Da Bologna o Modena prendere il treno locale per Vignola. Da lì recarsi alla fermata autobus che si trova in centro città (tra Acquerello e Pegaso), partenza autobus per Zocca: 8.10 – 10.20 – 12.10 – 13.10 – 17.40 – 18.45. Scendere a fermata Sassi (subito dopo Rocca Malatina), poi imboccare Via Lamari e proseguire sino alla casa di Pietro. - In auto: Da bologna o da Modena andare a Vignola e da qui prendere la strada provinciale per Zocca, passando da Guiglia. Dopo Guiglia proseguire verso Zocca e superata la frazione chiamata Rocca Malatina, dopo circa 1 chilometro la strada curva a destra ma prima della curva a sinistra si vedrà il cartello che indica Via Lamari, mentre a destra si vede la traversa chiamata Via Tintoria, dirigersi con l'auto in Via Tintoria e parcheggiare dove si può e poi prendere Via Lamari a piedi. La casa di Pietro è la seconda lungo la strada a circa 400 metri dal bivio.

Condivisioni: Durante i due giorni dell'Incontro sarà possibile esporre e scambiare le proprie autoproduzioni artigianali ed artistiche: libri, riviste, oggetti d'uso, conserve e oli, etc.

Per info. sui programmi: bioregionalismo.treia@gmail.com – Cell. 333.6023090
Per info. logistiche: Tel.: 059/989639 - 340.2148222