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Metamorfosi nei valori di genere 2 - Il parere di Anthony Ceresa



Carissimo Paolo, Intervengo in punta di piedi e con grande rispetto per i tuoi principi, la tua saggezza e la tua nobiltà nell’esprimerti con il tuo scritto relativo alla Metamorfosi nei valori di genere. (http://riciclaggiodellamemoria.blogspot.it/2015/05/metamorfosi-nei-valori-di-genere-il.html

E’ universalmente risaputo che la donna rappresenta l’amore, la gioia, la costola vitale dell’uomo e dopo la procreazione si completa in supporto anche della donna, sia quest’ultima una sorella, una figlia o un’estranea, ed è sempre pronta a capire, aiutare, amare incondizionatamente con quel dono sopra naturale che è l’amore.

Purtroppo dobbiamo renderci conto che la natura nella sua maestosità si completa in modo positivo ed anche negativo, da cui provengono i comportamenti sani e quelli estremi generati da menti malate o sofferenti in entrambi i generi, e fanno rabbrividire la società dei giusti.

Persino i fiori dopo sbocciati, mostrano con fierezza la loro bellezza per rallegrare il creato, ma non tutti i fiori appartengono al mondo dei giusti.

Personalmente non sono d’accordo sulle infinite mitologie passate, alcune accettabili come letteratura ma non come esempio di vita, le quali a mio avviso sono state generate per imbambolare l’umanità secondo i tempi, e perfezionate strada facendo con fantasie destinate ad acquisire consensi di superiorità da parte di alcuni scervellati per il dominio dell’ uomo sull’uomo di entrambi i generi, allo scopo di arricchirsi.

Difatti, possiamo testimoniare che le religioni sono divenute le Banche del mondo.
Osservando la Natura con migliaia di specie diverse suddivise in variegati regni, riscontriamo l’importanza nella parità dei valori sia femminili sia maschili i quali si fondono con compiti diversi per la continuità riproduttiva di ciascuna specie all’infinito.

Naturalmente nelle mie limitate conoscenze del sapere, mi esprimo solamente sotto profilo scientifico, e trovo non corretto credere nelle rappresentazioni di Divinità esclusivamente Femminili o Maschili, poiché nella storia del mondo con riferimento alle infinite credenze filosofiche Atee, Laiche o Religiose non dimostrabili, secondo la mia personale credenza, gli Dei erano tutti di genere Ibrido, seduti su piedistalli stellari invisibili sempre pronti a stuzzicare l’essere, con periodi di secca o terremoti, gettando secchi d’acqua oppure grandinate, in modo che gli uomini si inginocchiassero  a  chiedere intercessioni di cui gli Dei si glorificavano.   

Fra le tante Divinità di allora sino ai nostri giorni, con prodotti sempre più ristretti tipici dei consommé di gallina per favorire al singolare l’immaginazione di un uomo al dominio del mondo, dando forza a credenze impostate su un maggiore controllo delle masse con la minaccia della scomunica, della sofferenza eterna, siamo arrivati al Sommo Creatore dell’Universo, non un Mago ma un Dio non ibrido, un vero maschio circondato da eserciti di femmine profumate e di bell’aspetto, e a prova delle sue prestazioni sessuali, invia sulla terra uno dei suoi tanti figli, per confermare che la gioia alla vita eterna, con tante verginelle che ci attendono lassù, dipende dai nostri meriti nell’accettare le sofferenze inflitte dai volponi in questa valle di lacrime.

Mentre la scienza viaggia per l’infinito alla ricerca del super uomo che tutto da solo ha creato il mondo dei giusti e dei balordi, noi andiamo alla ricerca dei nostri antenati, i reali nonni dell’umanità.

Cose da sapere rilevate da http://www.nature.com
Il primo uomo non era africano ma asiatico. Lo afferma uno studio pubblicato su Nature, che rivela come i progenitori dell'homo sapiens sarebbero nati in l'Asia da dove poi avrebbero colonizzato l’Africa. Il paleontologo francese Jean-Jacques Jaeger dell'università di Poitiers, autore dell’articolo, basa le sue affermazioni sullo studio di denti fossili di tre distinte famiglie di primati scoperti a Dur At-Talah in Libia e risalenti a circa 39 milioni di anni fa.

Le creature, primati antropomorfi, sono diverse da qualunque altro ritrovamento visto prima in Africa nello stesso periodo di tempo o antecedente. “Se le nostre idee sono corrette, c’è stata una colonizzazione precoce dell’Africa da parte degli antropoidi che ha segnato un vero e proprio punto chiave della nostra storia evolutiva”, dice il dottor Christopher Beard, del Carnegie Museum of Natural History e co-autore dell’articolo.

Secondo lo scienziato, questi ritrovamenti si possono spiegare in due modi: o fra i reperti fossili finora scoperti in Africa c'è un "gap evidente" nonostante più di 100 anni di spedizioni e ricerche nella regione - o gli antichi primati sono venuti da un altro continente. In questo caso, secondo i paleontologi, la zona potrebbe essere l’Asia, perché lì sono stati scoperti resti fossili di primati antecedenti ai resti africani. L'albero genealogico della specie umana, con ogni nuova scoperta di fossili, diventa sempre più complicato. I punti da chiarire sono ancora tanti.

Anthony Ceresa

Metamorfosi nei valori di genere - Il femmineo, da dominante a dominato...



Il femmineo e la sua simbologia sono mutati radicalmente nel corso dei secoli. Nella remota antichità il femminile era rappresentativo di un potere creativo assoluto e totale.

Tutte le divinità si mostravano in aspetto femminile od in forme che evocavano tale qualità, a cominciare dalla Grande Madre, la natura stessa, sino a Madre Acqua, Madre Luna ed anche Madre Sole, etc. (la formula sacra più antica, il Gayatri Mantra, è dedicata a Savitri, la dea dell’energia solare).

Le donne in quanto incarnazione primigenia del potere procreativo erano pertanto degne di amore e di devozione. La paternità era “sconosciuta” (ovvero ignorata), la madre esisteva di certo e questo era un dato incontrovertibile… Come poi l’operazione procreativa accadesse era lasciato agli umori materni che venivano influenzati o sollecitati dall’amore rivolto dai maschi verso tutte le madri. Insomma il padre era un semplice elemento ispirante per promuovere la maternità, non un fattore primo ma un incidentale aiuto….

Questo sino ad un certo punto, finché non cambiarono pian piano le cose e le responsabilità nelle funzioni creatrici si rovesciarono. Ma non avvenne tutto assieme, questo andamento evolutivo dal matrismo al patriarcato prese secoli e secoli per consolidarsi. Gli studi dell’archeologa lituana Gimbutas tendevano proprio a dimostrare l’esistenza di un lunghissimo periodo di transizione fra matrismo e patriarcato.  Probabilmente gli “autori” del patriarcato nacquero sulle sponde dell’Indo, la civilizzazione più antica sulla faccia della terra (antecedente ai Sumeri ed agli Egiziani di migliaia di anni), in quel “paradiso terrestre” avvenne il riconoscimento del valore della paternità come fattore “portante” e di conseguenza come elemento stimolativo per una nuova religione e mitologia. Ma il processo anche qui fu lento, dovendo giustificarsi con fatti sostanziali che ne garantissero l’accettazione per mezzo di consequenzialità storica e di significati allegorici.

Avveniva così ad esempio nella mitologia induista in cui Parvati, la Dea primordiale crea da se stessa un figlio che la protegga dall’arroganza dei maschi che servivano Shiva, il suo sposo. Questo suo figlio, Ganesh, è talmente potente che è in grado di impedire l’accesso alla camera della madre a Shiva stesso (perché non aveva chiesto il permesso di avvicinarsi, notate bene questo particolare importante in cui si garantisce alla madre il diritto di scelta nel rapporto). A questo punto Shiva invia le sue truppe maschili all’attacco di Ganesh ma tutti i suoi “gana” vengono sconfitti e Shiva medesimo vien lasciato con un palmo di naso ed infine è solo con l’inganno e chiedendo aiuto all’altro dio maschile, Vishnu, definito il conservatore, che riesce a sconfiggere Ganesh… ma non fu una totale debacle…. poiché poi, per amore di Parvati, Shiva accetta di essere padre, ovvero riconosce che Ganesh è suo figlio e lo ristora alla vita, cambiandogli però testa… (ed anche qui notate le simbologie connesse…).

Questa descrizione fantastica la dice lunga sul significato della trasformazione epocale in corso 15.000 anni prima di Cristo…. Molto più tardi, ma sempre in un ambito di civiltà indoeuropea, vediamo addirittura che è il dio maschile a creare da se stesso. Ed è quanto avviene a Giove che, non aiutato dalla consorte, produce dal proprio cervello Minerva. I tempi a questo punto son già mutati, il patriarcato ormai impera sovrano, le donne sono fattrici (od etere buone solo a passare il tempo), persino l’amore, quello vero e nobile, si manifesta fra maschi (vedasi la consuetudine di tutti i maestri greci di avere ragazzini per amanti). In quel tempo la condizione femminile era alquanto scaduta ed in Europa od in Medio Oriente restavano sacche di resistenza solo qui e lì.

Ad esempio nella tradizione giudaica la trasmissione della appartenenza al “popolo eletto” avveniva (ed è ancora oggi così) per via materna, ultimo rimasuglio matristico in mezzo ad una serie di regole molto patriarcali e misogine. Tale misoginia fu assunta –in modi differenti- anche dalle altre due religioni monoteiste: il cristianesimo e l’islamismo. 

Nell’islamismo però, malgrado la visione della donna in chiave di sudditanza, si salvò il criterio di bellezza e nobiltà dell’amore sensuale, infatti il profeta Maometto ebbe diverse mogli e persino il suo paradiso era riempito di belle donne accoglienti. Questo almeno consentiva un naturale intercourse di rapporti fra i due sessi. Purtroppo non avvenne la stessa cosa nel cristianesimo ove prevalse, anzi peggiorò, la misoginia originaria ebraica.

Se nell’ebraismo la divinità, sia pur vista in chiave di “dio padre”, manteneva un distacco verso le cose del mondo, essendo un dio non rappresentabile e puro spirito, nel cristianesimo per poter giustificare la divinità del “figlio” si cancellò completamente il ruolo creativo della madre. Maria concepì vergine dallo spirito santo, la sua è una prestazione completamente passiva e deriva da una scelta del dio padre di impalmarla e renderla madre. Insomma la povera Maria è equiparabile ad una “prostituta” spirituale. Da questa visione deriva anche la ragione cartesiana pseudo scientifica che indica la natura come passiva, inerte e pure stupida… Insomma lo spirito maschio “infonde” la vita e la “buona” madre porta in grembo quanto le viene concesso di portare….

Capite da voi stessi che tale proiezione è ormai improponibile ed obsoleta, sia pur che la maggioranza degli uomini ancora vi si crogiola, illudendosi con favole religiose ed ideologiche della “superiorità” maschile, della “superiorità” dell’intelligenza speculativa scientifica, della “superiorità” del potere e della forza. Così non si fanno passi avanti nell’evoluzione della specie. E’ ovvio che entrambi questi aspetti, matrismo e patriarcato, hanno avuto una loro funzione storica per lo sviluppo delle “qualità” della specie umana. Ora è giunto il tempo di comprenderne la totale complementarietà e comune appartenenza, ma non per andare verso una specie unisex, bensì per riconoscere pari valore e significato ad entrambi gli aspetti e funzioni…. in una fusione simbiotica.

Anche se… diciamola tutta… il femmineo avrà sempre la mia riconoscenza e rispetto ed amore devoto, poiché merita di essere “prediletto” per la sua specialità… Purché rinunci a satana ed alle sue pompe, ovvero all’uso indirizzato e furbo di tali buone qualità..!

Paolo D’Arpini

Squilibrio mentale, indottrinamento e fissazione creano i dogmi religiosi

Alla base di tutte le tirannie sta l’ignoranza del popolo, la mancanza di senso critico e di analisi dei suoi singoli componenti. Quanto più un popolo (e quindi un individuo) è ignorante tanto più è facilmente manovrabile, assoggettabile, condizionabile. Più manca la volontà di autodeterminazione più l’essere umano cade in balia di menti scaltre ed egemoni. Più manca la convinzione di essere portatori di ogni potenziale umano in grado di renderci artefici del nostro destino e più si è soggetti alle decisioni degli altri. Quando si trascura l’importanza della conoscenza diretta si delega altri a decidere per noi e per la nostra vita. Accettare passivamente un principio o una filosofia esistenziale senza capacità e volontà di analisi significa far decidere gli altri della nostra esistenza, del nostro bene fisico, del nostro intelletto, della nostra stessa coscienza che spesso resta coinvolta e porta l’individuo a scendere a compromessi con ciò che è ingiusto, illecito, disonesto.

Ogni principio inteso a reprimere la conoscenza, la vera cultura, la volontà d’indagine, è contro l’evoluzione integrale dell’uomo. La mente, l’intelligenza sono l’arma più efficace per la liberazione dell’uomo; ma affinché la mente produca pensieri positivi, costruttivi, edificanti è necessario che il sangue che irrora il cervello sia pulito e può essere tale solo se l’alimentazione dell’uomo è priva di inquinanti, di veleni e sia compatibile con le esigenze chimico-biologiche del nostro organismo. Come gli alimenti inquinati sono portatori di malattie organiche così i pensieri negativi, lesivi, di odio, disprezzo, avvelenano la mente e la rendono ammalata. Ma come alimentarsi troppo nuoce alla salute,  per eccesso di nutrienti, allo stesso modo i pensieri persistenti, ossessivi finiscono col nuocere all’equilibrio mentale.

La mente è una delle 4 componenti fondamentali dell’essere senza la quale nessun evoluzione è possibile, nessuna liberazione è fattibile, nessun progresso attuabile.

L’aspetto che caratterizza il fideismo di molti credenti nasce dall’accettazione passiva di ciò che è scritto e storicamente tramandato attraverso i testi ufficiali considerati indiscutibili. In questo caso il credente accetta passivamente come verità assoluta i principi enunciati senza mettere in discussione la loro veridicità e senza chiedersi se quei principi potevano essere stati dettati per quel particolare popolo in quei particolari contesti storici. Nulla di ciò che viene detto o scritto ha valore imperituro, ma deve dare i suoi frutti, possibilmente benefici ai fini dell’evoluzione personale e sociale dell’uomo.

Il dubbio è ciò che ci fa progredire mentalmente e socialmente, ciò che attiva e rinforza la nostra ragione e che ci spinge alla riflessione, a sviluppare la memoria e la volontà partecipativa, che sposta l’attenzione sul “perché”, che rimanda alle cause e ci aiuta a trovare la soluzione dei problemi. Il dubbio è sinonimo di accortezza, di lungimiranza, di prudenza: è ciò che ci aiuta a vedere oltre l’apparenza delle cose, a guardare oltre l’aspetto superficiale, a vederne i risultati, gli effetti a breve e a lunga scadenza di tempo.

La storia è colma di orrori commessi dall’uomo nei confronti del suo simile, trascinato in guerre fratricide da soggetti megalomani capaci di condizionare il pensiero della gente. Allo stesso modo i delinquenti riescono a trascinare in azioni delittuose giovani, a indurli a prostituirsi, a diventare spacciatori di droghe, oppure essi stessi schiavi della droga. Gli scaltri, i furbacchioni, i malandrini riescono a circuire la gente ingenua semplicemente perché questa ha scarso senso critico delle cose. La gente in buona fede cade nelle trappole di falsi indovini, cartomanti o falsi guaritori che riescono ad abbindolare, a  truffare, persone in situazioni psicologicamente ed emotivamente precarie, estorcendo loro anche ingenti somme di denaro. Gesù stesso raccomandava: “Siate prudenti come i serpenti e semplici come le colombe” (Mtt. 10,16). E ancora: “Guardatevi dai falsi profeti che vengono a voi in veste di pecore, ma dentro sono lupi rapaci” (Mtt. 7,15).
Nel corso della storia le classi egemoni sono sempre riuscite a condizionare il pensiero della gente al punto che ancora oggi difficilmente l’individuo riesce a svincolarsi dall’idea che quello che viene dall’”alto”, dai media, dalle grandi lobby, dai centri di potere economico, politico, sia ad esclusivo beneficio del popolo.

Certo non tutto può essere spiegato; vi sono fenomeni e traguardi che l’uomo ancora non è in grado di capire.  Credere per fede in un obiettivo finale, i cui meccanismi sfuggono alla capacità di analisi, spesso aiuta a raggiungere lo scopo;  anzi, nulla sarebbe possibile senza la proiezione nel futuro di qualunque opera che sempre trova la sua origine nella mente e nel cuore della gente. Ma un fatto è credere possibile l’imponderabile, le cui leggi possono essere considerate perfette, un altro è credere a tutto ciò che viene dall’uomo per sua natura imperfetto.
Ma al di là di questo, manca nell’individuo la capacità di concentrarsi su un obiettivo specifico: la mente dell’uomo vaga libera senza ordine perché manca l’abitudine al senso critico, alla meditazione, difficilmente sta ferma nell’attimo in cui l’individuo compie l’azione: è sempre altrove, per questo è vittima della sua singola, intima, personale, disarmonica tempesta mentale.
 
Dimostrava forse senso critico la gente che urlava compiaciuta mentre venivano arsi vivi dall’Inquisizione le migliori menti del popolo?  O quando Hitler, osannato dal popolo, decretava le leggi razziali e lo sterminio degli ebrei?  E oggi dimostra forse senso critico la gente quando addenta il corpo di un animale ucciso considerandolo pietanza succulenta? O quando beve latte vaccino che è come succhiare le mammelle ad una mucca? o quando porta, con orgoglio, sulle spalle le spoglie di animali assassinati?

La mente, come il corpo e la coscienza, va educata. La vera conoscenza scaturisce solo da una mente armonica e positiva: è necessario abituare la mente a stare dove noi vogliamo che sia senza consentirgli di vagare su immagini e pensieri che non abbiamo cercato; allontanare pensieri fuorvianti, meditare sui grandi interrogativi della vita, chiedersi sempre il motivo delle cose; non accettare passivamente le opinioni degli altri specialmente quando possono condizionare la nostra esistenza: il dubbio fa progredire più delle certezze. Nella volontà di conoscere sta la vera forza dell’uomo che lo fa evolvere, che lo rende libero e artefice del suo stesso destino.
Franco Libero Manco

Agire, non agire - In verità nessuno agisce, ma viene agito

"I cosiddetti  'fatti'  sono filtrati dalle nostre emozioni e interpretazioni e  raccontano la 'nostra' storia così come noi l'abbiamo percepita." (Saul Arpino) 


L’angolazione del giudizio sui fatti esaminati nella storia e nella nostra vita  dipende solo dalla propensione emozionale  a vedere le cose per come le sentiamo vere. Come accade  ad esempio per le diverse verità narrate nel  film Rashomon…
 
Sappiamo però che la storia non è mai quella raccontata e nemmeno quella percepita con le budella.
 
La storia, anche nella migliore delle ipotesi, è un mosaico di piccoli particolari ed eventi disgiunti che solo all’analisi successiva appaiono consequenziali e collegati gli uni agli altri, Come i fotogrammi scelti dal regista per raccontare la trama del suo film. 

Nella nostra vita percepiamo lo stimolo di  rispondere "adeguatamente" nelle evenienze più diverse che ci capitano ma non possiamo dire che il filo conduttore sia la nostra volontà  di ottenere i risultati che ci siamo prefissati. Succede quel che succede e poi noi  esprimiamo il nostro parere: "ho compiuto questa azione e mi piace", oppure: "ho compiuto quell'azione e non mi piace…", e con ciò riteniamo che  quanto avvenuto sia il risultato del nostro agire (buono o cattivo che sia).
 
In realtà nessuno fa nulla c’è solo un’intersecazione e commistione di forze diverse  che agiscono attraverso di noi.  Quel che resta sono i semplici fatti, non le ragioni o le intenzioni. Comunque tendiamo ad esaminare quei fatti con la nostra visione personale ed il nostro senso del giudizio.
 
La vita è tutta una meravigliosa sorpresa e voler stabilire il suo significato  è semplice arroganza!  Questa la mia opinione…
 
Paolo D’Arpini  

Il rapporto Guru / Discepolo e l'unione fra Maschile e Femminile


Affermava Ramana Maharshi di non avere alcun discepolo… e questa affermazione è sicuramente corretta dal punto di vista di un vero maestro, che ha superato il senso dell’individualità separata. Infatti per lui non esiste null’altro che il Sé di cui ogni cosa è la forma manifesta, ed il Sé è presente in tutto ciò che si muove nello spazio e nel tempo. 

Ma dal punto di vista empirico egli accettava che una “persona” –cioè un’entità ancora identificata con il nome forma- si considerasse suo discepolo…. Insomma è il discepolo che fa il Guru ma il Guru non può fare discepoli.

La stessa cosa diceva la mia madre spirituale Anasuya Devi quando –giocando con le parole- confessava candidamente “Io non ho shisya (discepoli) … ho solo shisu (figli)” e con queste parole confermava il suo amore materno per tutto e per tutti. Ed in verità avveniva la stessa cosa anche per Ramana il quale considerava benevolmente ogni creatura come farebbe un padre verso i propri figli.

Certo, da parte di un maestro pensare di avere degli allievi sarebbe come dire che si crede ancora in una scala di valori, in una gerarchia, che è sempre frutto di un senso di separazione. Ma come avviene nel sogno, in cui pur essendo tutti i personaggi sognati lo stesso sognatore, esistono apparenti differenze di rango e posizione fra le varie “entità”, talvolta accade che una di esse funga da insegnante all’altra (pur essendo la stessa identica cosa, ovvero immagini…). Nel sogno accettiamo queste differenze ed anche nello stato di veglia (che è un’altra forma di sogno ad occhi aperti) possiamo accettare di svolgere una mansione, come in una società egualitaria accetteremmo di fare un lavoro che ci sia congeniale, fra pari grado. 

A questo proposito mi viene in mente una storiella raccontata dal mio Guru, Swami Muktananda. In un club di ricchi potevano essere accettati solo i ricchi, e gli stessi aderenti svolgevano perciò i vari servizi interni, chi come direttore, chi come cameriere o scopino, chi come portinaio o addetto alla segreteria. Tutti erano parimenti milionari e non si vergognavano di fare ognuno la sua parte per il mantenimento del club. Questo stato di cose potrebbe rappresentarsi anche nella nostra società, se fosse realmente illuminata, in cui l’accettazione delle differenze verrebbe vista come un gioco delle parti e null’altro.

Ciò vale anche nel rapporto di una coppia spirituale, in cui non esiste una valenza specifica attribuita al ruolo od al genere.. pur continuando a manifestarsi al suo interno le qualità reciproche stabilite dalle proprie naturali propensioni e dalle tendenze innate.

Così l’uomo può continuare a restare uomo, senza doversi effeminare, e la donna può continuare a restare donna, senza doversi mascolinizzare…. e la “coppia spirituale” compie il suo scopo… di essere due in Uno.

Paolo D’Arpini

L’energia atomica è cattiva sia in pace che in guerra…


L’elettricità ricavata dal nucleare serve a corroborare -pacificamente- gli scopi dei produttori di bombe. Infatti per fabbricare bombe atomiche serve uranio arricchito (o sporco secondo i casi), plutonio, ed altre cosette, e come meglio mascherare questa produzione se non giustificandola con la scusa della produzione energetica? E la cosa si evidenzia da sé quando osserviamo l’attenzione fissata sugli impianti nucleari dell’Iran o Nord Corea, così osteggiati da USA e Israele….

Ma l’energia atomica è cattiva sia in pace che in guerra… anzi forse è più cattiva in pace visto che in guerra sono state solo due le bombe utilizzate, quelle di Hiroshima e Nagasaki, nel 1945, e da allora sono trascorsi 70 anni. Mentre di incidenti nucleari ne sono avvenuti a iosa da quando l’uranio è diventato un “combustibile” energetico. Centinaia di incidenti, piccoli e grandi, che hanno lasciato una scia di morte e malattie non indicizzate… perché non conviene. Infatti i danni del nucleare è meglio tacerli, anche perché la maggior parte d’essi debbono ancora venire…

E verranno nel momento in cui le scorie stipate in varie parti del mondo cominceranno a rilasciare il loro contenuto venefico… è inevitabile che ciò accada perché i siti in cui dette scorie “riposano” saranno prima o poi distrutti da “incidenti” imprevisti. Poi ci sono tutti i residui radioattivi conservati in celle di contenimento, sarcofagi che non dureranno più a lungo… Polveri radioattive conservate in magazzini militari, in vasconi di contenimento o in casseforti a tenuta stagna (provvisoria), od in casseforti gettate nel mare, nei deserti, stipate in grotte, nelle paludi, e che aspettano solo di lasciar fuoriuscire i loro liquami radioattivi mortali.

L’uomo è stato bravissimo ad avvelenare il pianeta… eppure c’è ancora qualcuno in Italia, come una tale ministra dell’ambiente od un tal altro emerito oncologo, che assicurano la bontà del nucleare definendolo l’unica scelta per salvare l’economia. Ivi compresa quella mortuaria s’intende…. Essi asseriscono addirittura che l’energia atomica non inquina perché “Le centrali nucleari non emettono CO2″. Altra leggenda metropolitana alla quale sembrano crederci anche alcuni ambientalisti.

La produzione dell’uranio, è una attività mineraria e industriale piuttosto lunga e complessa che comporta tutta una serie di lavorazioni che richiedono l´utilizzo di combustibili fossili, di elettricità, di enormi quantità di acqua, di acido solforico e infine di fluoro, gas altamente velenoso e che provoca un effetto serra migliaia di volte più potente della CO2.

E poi ancora vi sono i costi e i pericoli e gli incidenti del ciclo del ritrattamento del combustibile irraggiato per recuperare un po’ di plutonio da aggiungere all’uranio nelle centrali per trarne un po’ più di elettricità e di soldi; e poi i costi del ciclo di smaltimento delle centrali esaurite e della sistemazione del combustibile irraggiato e degli inevitabili rifiuti, la coda avvelenata delle centrali; si tratta, anche solo in Italia, di migliaia di tonnellate di prodotti radioattivi, tutti, sia pure in diverso grado, pericolosi, che continuano ad accumularsi anche quando è svanito e sarà svanito il sogno dell’elettricità abbondante a basso prezzo. Tutte operazioni che richiedono una vigilanza per secoli e decenni per evitare perdite di radioattività nell’ambiente.

Inoltre c’è da dire che la scarsità di uranio è altrettanto sentita come quella del petrolio e di altri combustibili fossili. La caccia all’uranio è ormai uno degli sport preferiti dei Capi di Stato.

Però dal punto di vista della laicità di pensiero e della libertà di ricerca scientifica affermo che sarebbe opportuno che il nucleare continuasse ad essere studiato, in modo da non fermare le eventuali scoperte sulla natura atomica degli elementi, in attesa di giungere ad un “nucleare pulito”, o fusione fredda.

Paolo D'Arpini

Guida alla longevità possibile



La vecchiaia deve essere vissuta con gioia, creatività, e curiosità. Queste qualità si raggiungono vivendo totalmente nel presente.

Ascolta la saggezza del tuo corpo che si esprime attraverso segnali di benessere o malessere.

Fai attenzione alla tua vita interiore in modo da essere guidato dall'intuizione e non da interpretazioni esterne.
Rinuncia al tuo bisogno di elogi esterni. Tu sei l'unico giudice di quanto vali e il tuo obbiettivo deve essere la scoperta delle tue infinite qualità, senza dare alcun valore a quello che pensano gli altri.
La vecchiaia deve essere vissuta con gioia, creatività, e curiosità. Queste qualità si raggiungono vivendo totalmente nel presente.

Ascolta la saggezza del tuo corpo che si esprime attraverso segnali di benessere o malessere.

Fai attenzione alla tua vita interiore in modo da essere guidato dall'intuizione e non da interpretazioni esterne.

Rinuncia al tuo bisogno di elogi esterni. Tu sei l'unico giudice di quanto vali e il tuo obbiettivo deve essere la scoperta delle tue infinite qualità, senza dare alcun valore a quello che pensano gli altri.

L'ottenere questo ti dà un grande senso di libertà.
Quando ti accorgi che stai reagendo con rabbia o risentimento contro una persona o una circostanza, renditi conto che stai solo avendo un problema con te stesso, stai rispondendo difendendoti da passati dispiaceri o sofferenze.
Il momento che rinuncerai a questa rabbia curerai te stesso e coopererai con lo scorrere dell'universo.

Coloro che reagiscono più violentemente sia con odio o con amore proiettano il loro mondo interiore.

Quello che più odiate e quello che più rifiutate in voi stessi. Quello che più amate è quello che più desiderate per voi stessi.

Tutto può essere perdonato e dimenticato.

Nel giudicare gli altri proiettare la vostra incapacità di accettare voi stessi.
Le paure sono il prodotto di ricordi che dimorano nel passato.

Deepak Chopra