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Afflusso e deflusso - "Tutto scorre come un fiume.."



"Panta rhei os potamòs" (πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός)
(Tutto scorre come un fiume)
Chi non conosce questa famosissima espressione  attribuita ad Heraklit, grande greco sempre burbero che si vantava di non aver avuto maestri ne allievi. Lui indagava nel suo profondo, nel profondo dell’umano, per individuare le grandi leggi, quelle senza luogo ne tempo. Si sa che fini per odiare la stupidità umana. 
Per associazione -molto libera- mi viene a mente un detto molto meno filosofico: “la madre degli stupidi è sempre incinta”. Sarà forse che a scuola ci siamo scordati di studiare e scrutare fino in fondo il concetto del panta rei?   Un vero peccato essendo applicabile veramente a tutto il nostro esistere: dalle nostre malattie (me ne intendo, chi vi scrive è medico) ai rifiuti nelle grandi città, dai germi ai soldi ….
Con parole più  moderne il panta rei si potrebbe anche definire come il cattivo rapporto tra  AFFLUSSO e DEFLUSSO  da un dato  sistema. (corpo, organo, strada, città, società, portafoglio, ahimè cervelli…).  Se tanti soldi entrano in un sistema (per es.  banche) e non escono ci troviamo con un troppo pieno, quindi congestione che per una strana legge schiaccia le vie del deflusso – un po’ come quando quattro file di macchine devono uscire da un imbottigliamento al posto di blocco – così succede anche con uno stomaco troppo pieno o una sinusite dove  la congestione impedisce proprio il deflusso.
Dei rifiuti accumulati ovunque possiamo dire lo stesso. Oppure quando rimandate questioni antipatiche nella vita e non sapete più come gestire gli arretrati.  Permettiamo senza scandalo ai nostri figli di mangiare cibo spazzatura, almeno una medicina al giorno per tutta la vita, vaccini sempre più nuovi senza chiederci dove vanno i residui tossici oppure quale strategia potrebbe attuare il malcapitato corpo per liberarsi di tante sostanze chimiche  mai viste in natura; sappiate che il nostro corpo è geniale: cerca di disfarsene bruciandoli (febbre) o eliminandoli (enteriti, catarri cronici in tutti gli organi relativi: vie respiratorie, intestino, vie urinarie).. ma grazie a tanto progresso farmacologico abbiamo i vari anti-questo  ed  anti-quello e la guerra al nemico di turno è entrato nel vocabolario quotidiano.
Cerchiamo di essere consci che nel nostro organismo tutto è collegato come in ogni grande o piccolo sistema biologico e che il nostro corpo possiede anche una incredibile intelligenza. Scegliere il male minore per salvarci la pelle, almeno nei bambini che producono ancora malattie che tentano di attivare il deflusso: catarro, vomito, diarrea, dermatiti, febbri. Oppure l’ultimo arrivato: la sindrome dell’iperattività… che è un potente sistema istintivo che tenta soltanto di eliminare(ricordate il deflusso su menzionato) le tossine dal corpo: sudare, attivare la linfa attraverso il movimento muscolare, deacidificazione, ossigenazione, rivitalizzazione. 
Proviamo a prendere 100 bambini con malattie croniche e “iperattivi” e per un  anno gli facciamo fare una vita sana in campagna; tutti miglioreranno marcatamente e non pochi guariranno completamente.
Sappiate che bambini cronicamente malati saranno adulti cronicamente malati perché i famosi nodi vengono al pettine e ci troviamo con un vero  proprio inzuppamento/ingolfamento soprattutto del sistema connettivale –linfatico  (è il sistema fognario del nostro corpo). Risultato:  teniamo in vita  le cliniche di reumatologia dove terminano molti malati cronici. Coccoliamo malattie degenerative che sono in continua crescita sia per numero che per la sempre più giovane età di insorgenza.
Purtroppo la nostra medicina scientifica da tempo non ragiona più con Heraklit e blocca ogni naturale tentativo di deflusso sul sorgere. E la moderna società non ragiona diversamente: avere, avere, avere, senza cedere: almeno una macchina a testa, soldi di riserva, rifiuti non smaltiti nelle acque, nelle terre, nell’aria. Con le nostre case troppo piene di ogni cosa stiamo seduti in ufficio o a scuola vestiti di jeans finti vissuti/finta avventura e produciamo prima congestione mentale e in ultimo la sindrome ansio-depressiva -maschi e femmine, grandi e piccini – senza differenza, come dire siamo sulla stessa barca che si chiama Terra Madre.
Sabine Eck

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Ed ancora: 

"Nulla è permanente tranne il cambiamento"
Eraclito

"Fluisci con i cambiamenti della vita
Non restare intrappolato in un tempo che non esiste più..."
Kriyananda
"Gli uomini, da quella Verità che regge l'Universo con la quale essi comunicano nel modo più continuo e ininterrotto, da quella appunto essi si sono separati; e quelle cose nelle quali s'imbattono ogni giorno, quelle sembrano ad essi straniere."
(Eraclito, Frammenti)
« Non si può discendere due volte nel medesimo fiume e non si può toccare due volte una sostanza mortale nel medesimo stato, ma a causa dell'impetuosità e della velocità del mutamento essa si disperde e si raccoglie, viene e va. »
(91 Diels-Kranz)
Panta rhei os potamòs (dal greco πάντα ῥεῖ ὡς ποταμός), tradotto in Tutto scorre come un fiume è il celebre aforisma attribuito ad Eraclito, ma in realtà mai esplicitamente formulato in ciò che dei suoi scritti conosciamo, con cui la tradizione filosofica successiva ha voluto identificare sinteticamente il pensiero di Eraclito con il tema del divenire, in contrapposizione con la filosofia dell'Essere propria di Parmenide. L'espressione proviene da un frammento del trattato Sulla natura...

Osho: "Restare bambini, in spirito.."



Ogni bambino nasce felice. Ogni bambino nasce innocente e meraviglioso. Ma poi accade qualcosa e tutti quei bambini meravigliosi si perdono; la loro innocenza viene distrutta. Tutta la loro felicità si trasforma in disperazione.

Osserva un bambino che raccoglie conchiglie sulla spiaggia: è più felice dell’uomo più ricco del mondo. Qual è il suo segreto? Quel segreto è anche il mio. Il bambino vive nel momento presente, si gode il sole, l’aria salmastra della spiaggia, la meravigliosa distesa di sabbia. E’ qui e ora. Non pensa al passato, non pensa al futuro. E qualsiasi cosa fa, lo fa con totalità, intensamente; ne è così assorbito da scordare ogni altra cosa. 

Il segreto della felicità è tutto qui: qualsiasi cosa fai non permettere al passato di distrarre la mente e non permettere al futuro di disturbarti. Perché il passato non esiste più e il futuro non esiste ancora. Vivere nei ricordi, vivere nell’immaginazione significa vivere una vita non esistenziale; e vivendo fuori dall’esistenza ti sfugge cosa l’esistenza è. 

Sarai inevitabilmente infelice, perché per tutta la vita ti lascerai sfuggire la vita stessa. Perdi un’occasione dopo l’altra, ma la vita non ti dà due istanti contemporaneamente: te ne dà solo uno alla volta! E quell’istante può essere vissuto oppure ce lo si può lasciare sfuggire.

Osho

About Nisargadatta Maharaj's lineage and devotion to his Masters




...Previously I had watched Nisargadatta clean and anoint all the holy pictures in his room. He would put fresh kumkum on the pictures of the Navnath Sampradaya, Siddharameshwar and other holy personages. This was done with great deliberation. I hadn't thought of Maharaj as a devotionally oriented Guru 'til then. But to sit in his room and see the huge silvery altar to his Guru, one got the feeling that it came naturally to him. There were also occasions when he would be re-enacting the devotion between Vithoba and Tukaram.
(I think these were the Marathi Saints.)

Maharaj's face would light up, beatifically. 'I Am That' never portrayed Maharaj in this fashion and I think that it needs to be pointed out now. At Maharaj's place the chanting was loud, almost raucous.Maharaj himself, was in charge of a huge puja bell, looking like the Liberty Bell. He was ringing it vigorous. The sound was incredible. It shattered my head into a million pieces. In any other situation this would have been impossible, a real bummer, a migraine maker.

However it was utterly blissful and I felt that Maharaj was destroying "me". Were there two at that time? Was there a separate "one" being venerated. I think not! Maharaj showed me that devotion to the Guru, devotion to the One with out a second, was possible. He was the exemplar. My other favorite part of the evening was the chanting of " Jai Guru Jai" Everyone there (except me) was familiar with this chant and it was sung with alot of gusto. At the end of the chant, Jai's are given to Nisargadatta Maharaj, Siddharameshwar Maharaj, Bhausahib Maharaj (Siddharameshwar's guru), His Guru's Guru and maybe even further back. To acknowledge the lineage going back in time was very powerful. And very alive. In fact, I left the house with the sound of more rousing "Jai Guru, Jai" spilling out into the street and following us to Grant Road.

Did I believe that Maharaj saw any dualism in his devotional activies. Absolutely not!

Years later I saw a video of Maharaj with his disciples at this same
samadhi, doing puja, chanting. I believe it was either a death anniversary or so other important occassion. Having been there, I felt that I understood the experience more deeply. Of Maharaj's reverence for Siddharameshwar.

And in years after that, when I heard of Maharaj's own funeral, I could visualize it taking place. Supposedly, he was taken on the back of a truck, a brass band playing, the whole neighborhood turning out. Which was interesting because they acted like he was just an ordinary guy. Maharaj was cremated. But I think that is in keeping with the way he lived, like a common man, no fanfare.

Cathy Boucher

Maria Maddalena, la sposa, la conoscenza e l'Eros



"Tutti coloro che entreranno nella camera nuziale accenderanno la luce; non come si accende nei matrimoni (di quaggiù) che avvengono di notte. Se qualcuno diventa figlio della camera nuziale riceverà la luce. Se qualcuno non la riceve, mentre si trova in questi luoghi, non la potrà ricevere nell'altro luogo. Chi riceverà quella luce non sarà visto, ne potrà essere preso; costui non potrà venire molestato, anche se vive nel mondo. E, ancora, quando abbandona il mondo egli ha già ricevuto la verità per mezzo di immagini”. (Vangelo di Filippo)

Il 22 luglio si festeggia Santa Maria Maddalena e non è un caso che accade quando il Sole lascia il Cancro (e la sua luna) ed entra nel Leone.

Maria Maddalena è rappresentata spesso con un teschio o un ampolla, come simbolo della sua nemesi il primo (Eros e Thanatos) e della Coppa-Vaso il secondo, come dell'eterno femminino, o nell'atto della penitenza o dell'estasi. Simbolo fondamentale dello Gnosticismo, come si evince dagli apocrifi.

All'interno del Pistis Sophia, Maria Maddalena simboleggia la Conoscenza (gnosi),e rappresenta dunque l'incarnazione umana di Sophia e come tale, la Sposa e la Sacerdotessa di Cristo. Infatti Maria Maddalena interviene, in contesti sempre molto importanti, per ben sessantasette volte: "Detto questo ai suoi discepoli, soggiunse: "Chi ha orecchie da intendere, intenda! Udite queste parole del salvatore, Maria rimase un’ora (con gli occhi) fissi nell’aria; poi disse: - Signore, comandami di parlare apertamente. Gesù, misericordioso, rispose a Maria: - Tu beata, Maria. Ti renderò perfetta in tutti i misteri di quelli dell’alto. Parla apertamente tu il cui cuore è rivolto al regno dei cieli più di tutti i tuoi fratelli» (capitolo 17).
Questo passo mostra una donna che si erge a protagonista all'interno dell'opera come principale sacerdotessa e quindi interprete del messaggio esoterico, iniziatico di Gesù che arriva a lodarla varie volte e lei arriva persino ad intercedere presso di lui quando i discepoli non capiscono qualche passaggio (capitolo 94). 


L'identificazione tra Sophia e Maria Maddalena è presente anche nell'apocrifo Vangelo di Filippo, dove in particolare il ruolo della Maddalena si riveste di Eros: "tre persone camminavano sempre con il Signore: Maria sua madre, la sorella di lei, e la Maddalena, detta la sua compagna. Maria, infatti (si chiamava) sua sorella, sua madre, e la sua compagna. E la compagna del Salvatore è Maria Maddalena. Cristo la amava più di tutti gli altri discepoli e soleva spesso baciarla sulla bocca".

Il Vangelo di Tommaso, infine, si conclude con la trasformazione di Maria Maddalena in uomo: "Simon Pietro disse loro: Maria deve andare via da noi, perché le femmine non sono degne della vita! Gesù disse: Ecco, io la guiderò in modo da farne un maschio, affinché lei diventi uno spirito vivo uguale a voi maschi. Poiché ogni femmina che si fa maschio entrerà nel Regno dei Cieli" con un evidente significato esoterico, intendendo con il farsi maschio, la condizione di Androgino ovvero la ricongiunzione degli opposti e il ritorno all’Adam primordiale.


La Camera Nuziale, riportata nel vangelo di Filippo, può essere quindi quel luogo archetipo della suprema congiunzione degli opposti, il luogo della ierogamia, dell’accoppiamento sacro. 

Maria Maddalena è l’eros, il netzach (vittoria) della cabala, la Venere della spiritualità pagana, l'Iside dell’Antico Egitto, la vita che sconfigge la morte, il Graal che ritrova il Verbo e salva l'uomo. 

(Ciro Ferraro)

Coscienza individuale e spiritualità laica

Per una sorta di simpatia che percepisco verso tutte le persone con le quali riesco a condividere emozioni e sentimenti ho pensato che potesse essere utile (per me e per loro) chiarire alcuni aspetti dell'auto conoscenza che ancora si rivolgono alla persona. 


Poiché (comunque) dalla persona dobbiamo partire in quanto depositaria della prima scintilla di Coscienza dalla quale tutto deriva. Non voglio perciò sminuire il valore di questa persona, e come "questa" anche tutte le altre che pazientemente seguono e precedono.

Conoscere le caratteristiche incarnate, saper individuare le pulsioni che contraddistinguono la nostra persona, è sicuramente utile per non farci imbrogliare dalla mente, per non cadere nella trappola della falsa identità. Infatti tutto ciò che può essere descritto non può essere “noi” ma solo la struttura funzionale del corpo/mente (nella quale ci riconosciamo). Questo apparato psico-fisico è il risultato della commistione di forze naturali (od elementi) e di qualità psichiche (che degli elementi sono espressione). Nella multiforme interconnessione di queste energie gli infiniti esseri prendono forma…. Anche se –in verità- non si tratta di “forze” né di “esseri” bensì di una singola forza e di un solo essere che assume vari aspetti durante il suo svolgersi nello spazio-tempo.


Ma qui occorre descrivere la “capacità separativa” (maya – yin e yang) che produce l’illusione della diversità. Essa è il primo concetto che si forma nella mente (in effetti è la mente stessa) contemporaneamente all’apparire del pensiero “io”. Attenzione non si tratta dell’Io Assoluto, l’Essere ed esserne coscienti aldilà di ogni identificazione, si tratta invece del primo riflesso cosciente (di tale Io) nella mente e che consente l’oggettivazione e la percezione dell’esteriorità attraverso i sensi. In tal modo si attua il meccanismo dissociativo di “io sono questo” e quel che viene osservato “è altro”.  Così il dualismo assume una sembianza di realtà e viene corroborato dalla causalità consequenziale alle trasformazioni che si srotolano nello spazio/tempo. Il processo formativo duale è di facile individuazione da parte dell’accorto intelletto (nel  senso di attento) ma questa considerazione è ancora all’interno del riflesso speculare della mente, per cui dal punto di vista della Conoscenza Assoluta anche questa spiegazione (o comprensione) è futile, forse innecessaria e magari addirittura fuorviante… (a causa della tendenza appropriativa del pensiero speculare) e qui ritorno alla necessità di conoscere la propria mente per non rimanere ingannati dalle sue elucubrazioni empiriche, tese cioè a dimostrare una realtà oggettiva.


Qualcuno potrebbe chiedersi a questo punto: “…Allora perché scrivere tutto ciò? Perché leggerlo?” –  Ma la risposta è banale, talvolta prima di gettare l’immondizia sentiamo il bisogno di esaminarla in ogni particolare in modo da non aver poi rimpianti… Purtroppo in anni ed anni di volo basso abbiamo sviluppato un forte attaccamento alla zavorra…!


Paolo D’Arpini





Post Scriptum

La coscienza individuale è in costante movimento ed evoluzione, seguendo i diversi modi di sviluppo della società od i periodi storici nei quali si manifestano le vicende umane. Ogni transizione assomiglia al superamento di un livello d’apprendimento, un po’ come succede nella spirale del DNA. La coscienza, in questo caso meglio definirla mente, si muove dalle espressioni più semplici a quelle più complesse. Una sorta di testimonianza-memoria dei vari processi sofisticati della vita.

“Post Mortem”... ed illusioni dure a morire



Rende più un cadavere che un vivente, questa è la realtà che si è
andata formando in millenni di ipotesi sulla morte. Certo non si
spendono più cifre "faraoniche" per la costruzione di piramidi e
mausolei, ma in compenso la spesa funeraria è andata
"democraticamente" uniformandosi alla massa. E gli affari non si fanno
solo sul cadavere ma anche sull’anima del cadavere, che viene
allettata da varie religioni a compartecipare ai variegati paradisi ed
inferni.

Per i "credenti" ci sono le messe di suffragio, le preghiere pro
defunti, le cerimonie per gli avi, magari pure il
martirio-assicurazione di salvezza. Sapete che furono i cinesi ad
inventarsi la prima cartamoneta? Ma non serviva per le transizioni
commerciali fra esseri viventi, no, era utilizzabile solo nel post
mortem, dove c’erano apposite banche di scambio che finanziavano i
piaceri dei cari estinti nei vari paradisi buddisti, taoisti,
confuciani od animisti.

Roba da mettersi le mani nei capelli…(se ancora resistessero nelle
tombe) oppure da sganasciarsi dalle risate (dipende dalle propensioni
filosofiche).

Suvvia, oggi viviamo nel secolo della tecnologia e della scienza, per
cui certi progetti sull’oltretomba (paradisi, inferni, limbi,
purgatori, etc.) hanno meno appeal e trattandosi di un secolo
"materialista" ecco quindi che molti degli affari si fanno sul
cadavere, imbellettato, profumato, con esequie first class, bare e
sarcofagi sontuosi, forni e fornetti, per non parlare di depositi
crioenergetici in standby, ipotesi di sepoltura nello spazio,
cremazioni con fiori di gelsomino, mourning e processioni a pagamento
e vai col vento!

La morte è il più grosso affare della storia umana. Soprattutto oggi!

Dai tempi più remoti, da quando cioè ci si illuse che è possibile
"ingannarsi" sulla scomparsa dell’io individuale o sulla
procrastinazione della vita corporale, l’uomo ha continuato a seguire
il mito della lunga vita o della vita oltre la vita. Pian piano
offuscato il miraggio della immortalità fisica (ma ancora ci si prova
con i trapianti, etc.) ecco che l’uomo si è adattato a credere nella
continuazione dell’io in un aldilà.

Le varie leggende narrano di come gli eroi della specie abbiano
tentato il tutto per tutto per sopravvivere a se stessi ed ove non
bastava il medico, lo stregone od il dio miracolante, ci pensava
l’imbalsamatore a preservare quel simulacro corporale buono almeno ad
illudere i superstiti, i sopravvissuti in attesa di… Ogni civiltà ha
avuto il suo stile nell’affrontare la morte ma la fede verso un
oltretomba ha continuato e continua a consolare frotte di morienti.

Vediamo ora come mai è così importante per l’uomo voler allungare la
propria vita od al meglio illudersi che non sia finita con il decesso.

La paura della morte è della scomparsa di sé, la perdita
dell’auto-consapevolezza riferita ad una specifica forma e nome.
Chiaramente la brama esistenziale è alla base di questo processo, ciò
è riscontrabile non solo nel caso di desiderio di prolungamento della
vita fisica ma anche nella speranza della continuazione in altra
dimensione. Paradossalmente questo è il caso anche dei suicidi che
apparentemente rifiutano la vita ma sostanzialmente sperano in un
prosieguo più sopportabile (non solo i kamikaze ma pure i disperati
che si buttano dal ponte). In effetti nel momento in cui la morte si
avvicina l’attenzione si fa più vivida e non si percepiscono gli stati
di sofferenza ma si sperimenta una forte pulsione adrenalinica in cui
non c’è percezione di angoscia o sgomento (questa è l’esperienza
raccontata dai sopravvissuti ad incidenti, etc.).

Il vero dramma della morte è invece vissuto nei momenti in cui più
forte è la bramosia per la vita. Più l’esistenza ci appare
desiderabile, e la paura di perderla è più forte, maggiore è l’amaro
sapore della morte in bocca.

La morte a volte appare nel bacio appassionato dell’amante che ci fa
temere la sua improvvisa fuga, nel sorriso di un bimbo che mette
malinconia per la sua impermanenza.. o nel profumo d’un fiore, nello
sguardo perso del guerriero, nella poesia estatica che ci solleva dal
mondo, nel frutto che stiamo addentando… La morte in realtà è dietro
ad ogni azione della nostra vita, essa non è altro che la sete di
vita, mai soddisfatta, e di cui sempre angosciosamente si teme la
perdita. La morte è nel nostro desiderio di prolungare il piacere o di
scansare il dolore.

Eh sì, cara morte, tu sei la compagna più fedele dell’uomo!

Ma torniamo all’analisi iniziale e vediamo come è stato possibile, ed
è ancora possibile, che alcuni uomini possano superare questo timore
ancestrale e scansare la speculazione sulla dipartita. Questi uomini,
chiamiamoli saggi, rappresentano il picco evolutivo dell’umanità, la
meta che è il fiore della natura umana. Essi ci insegnano a guardare
oltre le apparenze, ad osservare quel processo "automatico" che ci
porta ad identificarci con quel "corpo" o quella "mente" –ed infatti
anche la mente è una gabbia egoica- ed i saggi non riconoscono alcuna
entità mentale o fisica separata dal tutto che possa andare o venire e
sopravvivere a se stessa. Ed allora cosa resta? Il nulla il vuoto?
Niente affatto… è un "pieno" perfetto che resta, che era è sarà, in
quanto non condizionato dal concetto spazio-temporale.

Il messaggio dei saggi è univoco ed assoluto ed è presente nella
coscienza di ognuno ed è sufficiente riconoscerlo in noi stessi per
scoprirne la verità e la perenne presenza. E poi, dove sono e chi sono
questi "saggi" ove esiste quella unica coscienza indivisa?

A volte si usa il paragone della trasmutazione dell’acqua in ghiaccio
e del ghiaccio in acqua per significare l’apparente trasformazione
della stessa sostanza. L’ipotetica differenza è solo nella densità
mentale dell’osservatore, basta poco calore (od "intelligenza") per
sciogliere quel ghiaccio… e riconoscerlo per quel che sempre è stato:
acqua nell’acqua. Il solo problema è l’illusione mentale che spinge
l’uomo a riconoscersi in ciò che non è ed a continuare ad illudersi di
poter perpetuare la sua condizione di ghiaccio ed a soffrirne
conseguentemente ed inutilmente.

Ma cosa sarà di questo "mondo" allorché la "conoscenza" avrà raggiunto
tutte le cellule dell’organismo universale? Come faremo a divertirci
nel tramandare la storia vissuta dalle genti? Niente paura, il
bagaglio genetico è sufficiente memoria, inoltre esiste una branca di
ricerca (e se non esistesse me la invento in questo momento) che viene
definita "genetica psichica", una catalogazione del processo mentale
cristallizzato nella materia.

Questa trasmissione avviene un po’ come per la memoria dell’acqua,
ogni pensiero, azione, propensione, etc. resta stipato in una sorta di
inconscio collettivo, od aura, in cui tutta la memoria passata
presente e futura risiede e da lì viene continuamente ritrasmessa e
resa viva attraverso ogni essere vivente.

Una storiella nella storia.. vi ricordate di Gargantua e Pantagruel
che in visita al polo osservarono delle sfere fluttuanti? Esse erano
le parole ghiacciate pronunciate da tutti gli esseri viventi ed
infatti rompendone l’involucro immediatamente la parola risuonava
nell’aria, per –subito dopo- rapprendersi in un nuovo guscio.

Nulla va perduto nell’universo, neanche i pensieri. Perciò non occorre
preoccuparsi per preservare la nostra memoria ai posteri, anche loro
riceveranno qualcosa di noi e trasmetteranno qualcosa di sé. Magari
cambierà la forma delle "vestigia" esaminate o tramandate, che si
manifesteranno sostanzialmente in chiave psicosomatica conscia ed
inconscia… ma sarà sufficiente cambiar metodo di lettura, dallo studio
dei "reperti" si passerà all’esame dei "rapporti".


Paolo D'Arpini


Percepire il soggetto attraverso I Ching



Il libro dei mutamenti è un pozzo sapienziale dal quale è possibile trarre significati profondi diversi a seconda di ognuno.

L'I Ching si compone di 64 esagrammi che "prendono" vita... E mentre la mente tenta, con le associazioni alle quali è allenata, di creare idee, ti rendi conto che devi lasciare andare immediatamente quelle stesse idee per accedere ad un sistema analogico intuitivo perché "la descrizione non può essere la realtà"...

Il sistema dell'I Ching  è uno strumento per conoscere se stessi, cominciando dagli aspetti personali,  ma dobbiamo essere consapevoli che la vera auto-conoscenza non ha bisogno di mezzi: nel momento che descrivo l'io, non-sono-Io... Il processo infine deve passare dal "conoscere l'Io", "all'Essere Io", attraverso la discriminazione (scelta intuitiva) e il distacco (essere testimoni).

Qualsiasi cosa sia osservabile e conoscibile, dal senso dell'io al mondo degli oggetti, lo è attraverso il movimento del positivo/negativo (Yin e Yang) e della manifestazione dei cinque elementi che da tale movimento prendono forma.

Gli Elementi: 


Acqua, Legno, Fuoco, Metallo, Terra  rappresentano forme energetiche:

La Terra vince l'Acqua

L'Acqua vince il Fuoco

Il Fuoco vince il Metallo

Il Metallo vince il Legno

Il Legno vince la Terra


E conseguenzialmente:

Dalla Terra nasce il Metallo

Dal Metallo nasce l'Acqua

Dall'Acqua nasce il Legno

Dal Legno nasce il Fuoco

Dal Fuoco nasce la Terra

...e il ciclo si conclude o, meglio, ricomincia per percorrere una nuova spirale nell'eternità. Il continuo  movimento è il modo espressivo dell'Unità. L'Uno è incomprensibile alla mente, perché è la nostra vera natura e non è sperimentabile nella dualità. Possiamo mentalmente  vagamente intuire l'Unità, tuttavia non possiamo  comprendere l'Uno, possiamo solo esserlo al di là di ogni concettualizzazione.

Nella mente creiamo l’immagine dell’oggetto che osserviamo stabilendo nel frattempo una separazione tra soggetto e oggetto e ci rendiamo conto di “essere separati”. Da questa distinzione, o proiezione,  deriva la nostra identità personale ed il senso del mondo "empirico". Il mondo appare nella dicotomia di noumeno ("soggetto percepente") e  fenomeno ("l'oggetto percepito"). Il  noumeno è la capacità auto-identificativa della coscienza di rappresentare se stessa in quanto "io", il conoscitore. Il fenomeno è la proiezione speculare, a cui esso fa riferimento, che viene riconosciuta come oggetto percepito, nel mondo dei nomi e delle forme. Insieme creano lo spazio-tempo e la "realtà"  in cui siamo immersi.


Paolo D'Arpini ed Associazione Senza Nome