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La spiritualità laica è attuabile in qualsiasi condizione umana ci si trovi


Ancora una volta mi sono interrogato sull’attuazione di una spiritualità laica e di come essa possa influire sulla nostra vita quotidiana, soprattutto in considerazione che oggigiorno la nostra vita nel mondo deve corrispondere ad esigenze di efficienza e di partecipazione, in quanto nella società non sono più accettate forme di “assenza” che siano specificatamente dirette alla ricerca spirituale. 
Questo soprattutto nella consapevolezza che la spiritualità laica non può essere inserita in alcun filone “religioso” e quindi un “convento per i laici” (come lo proponeva Antonello Palieri) è di là da venire… Esistono solo comunità ed aggregazioni  per cristiani, maomettani, buddisti.. insomma per gli “impegnati” nelle religioni, e basta!
Tutto sommato ritengo che per noi laici la vita “nel mondo” sia più congeniale, anche perché la nostra ricerca non esula mai dal sé.. ed il sé è presente ovunque ed in ogni tempo… 
Ed ecco le mie riflessioni su questo tema.
L’io individuale (ego) sorge dal riflesso della coscienza nello specchio della mente. Una sovrimposizione identificativa con l’oggetto osservato. L’oggetto è il corpo-mente che reagisce in relazione (al contatto) con gli altri oggetti esterni.
Il momento che, nell’autoconoscenza, l’identità fittizia con l’agente scompare quel che resta è la pura consapevolezza del Sé. Non è perciò necessario, al fine della realizzazione, che le immagini -il mondo e l’osservatore- scompaiano, è sufficiente che la falsa identità con l’oggetto/soggetto riflesso (ego) scompaia. Ciò significa che il mondo può tranquillamente continuare a manifestarsi non essendo percepito come realtà separata, più o meno come potrebbe esserlo un sogno rispetto al sognatore. A questo punto il Sé e la sua manifestazione sono visti come la stessa identica cosa mentre il senso dell’io separativo (del me e dell’altro) viene obliterato. In fondo il dualismo è soltanto ignoranza di sé.
Il saggio osserva le azioni svolgersi senza che vi sia alcuna propensione o intenzione o giudizio in lui. Spontaneamente ogni cosa avviene confacentemente e conseguentemente al “destino” designato. Il destino è la risposta alla naturale interazione (e predisposizione) dei vari elementi coinvolti… Siccome tutto succede automaticamente non vi è alcuna “preferenza” nell’agire del saggio. Anzi il suo stesso agire è (apparentemente) intenzionale solo agli occhi degli “altri”, giacché per il saggio ogni cosa accade di per sé. Ogni evento vissuto accade semplicemente in sua presenza e lui ne è il testimone silenzioso e distaccato. Il suo agire (o stato) può essere paragonato al sonnambulismo, od al sonno da sveglio.
Ed inoltre anche il concetto di “destino” e di azione ha un senso unicamente nella mente dell’osservatore ancora identificato con l’esterno, ovvero di un ego che si identifica con l’agente e con le sue azioni. Ma il momento -come già detto- che tale identificazione è distrutta ogni altro concetto collegato scompare.
La saggezza consiste nel rimanere immune dalla illusione dopo aver compresa la verità. La paura dell’agire e delle sue conseguenze (karma) permane solo in chi vede la pur minima differenza fra sé e l’altro. Finché esiste l’idea che il corpo/mente è l’io non si può essere espressione di verità.
Ma certamente è possibile per chiunque, ed in ogni condizione, conoscere la propria vera natura poiché essa è assolutamente vera e reale, è l’unicum per ognuno. Infatti lo stato di puro Essere è comune a tutti ed è la diretta esperienza di ciascuno. Vivere la propria vera natura questo si intende per auto-realizzazione, poiché il sé è presente qui ed ora.
Il pensiero di sentirsi separati è il solo ostacolo alla realizzazione dell’Essere onnipervadente ed onnipresente. E pure dal punto di vista empirico identificarsi con l’agente (ego) è un impedimento al buon funzionamento dell’apparato psicosomatico, nel contesto del funzionamento globale . Per cui già l’accettazione intellettuale della verità è una forma liberatoria dalla propensione intenzionale (razionale) ad agire. Ciò che è destinato ad accadere accadrà.
E’ nell’esperienza di ognuno che arrovellarsi nella domanda è un handicap a trovare la risposta.
Paolo D’Arpini


Testimonianze:
Sia che continuiate a vivere in famiglia o che vi rinunciate e andiate a vivere in una foresta, la vostra mente vi perseguiterà. L’ego è la fonte dei pensieri. Esso crea il corpo e il mondo e vi fa pensare di essere un grihasta (mondano). Se rinuncerete al mondo non farete altro che sostituire il pensiero di sannyasi (rinunciante) a quello di grihasta e l’ambiente di foresta all’ambiente della famiglia. Gli ostacoli mentali però resteranno lì, anzi, in un nuovo ambiente persino aumenteranno. Non serve a nulla cambiare ambiente. L’ostacolo è nella mente, che deve essere “compresa” sia a casa che nella foresta. Se potete farlo in una foresta, perché non nella società? Allora perché cambiare ambiente? Potete impegnarvi nella ricerca anche adesso, in qualunque ambiente vi troviate.”   (Ramana Maharshi)

……

Ogni sentiero porta all’irrealtà. I sentieri sono creazioni coll’intento di trasmettere una conoscenza. Perciò i sentieri e i movimenti (religioni) non possono condurre alla Realtà poiché la loro funzione è di coinvolgerti nella dimensione dell’apprendimento, mentre la realtà viene prima di questo. (Nisargadatta Maharaj)

Vita e morte, psiche e meditazione sul Sé



People only go by the various concepts and names that have been thrown up and forget the basic principle. The principle is that within the body, consciousness and the prana or life force together are atman. I call it antahkarana, "psyche ".

It is said that somebody is dead. So what has happened? The life force has gone and the principle behind the life force- that is, this consciousness- has also disappeared. That is all that has happened. I have been explaining the principle, analyzing it, for all these years. ( i. e. Book - I am That).

But from now on, l haven't either the energy or inclination to explain all this again, so l can only say what is to be done, if anything. And the only thing is that nothing is to be done as is generally understood by the word "do", but merely to sit in contemplation and let the consciousness unfold itself, unfold the knowledge about itself. 

You have done a certain amount of homework; that is why I am still explaining whatever needs further clarification. So far, what most people do is they explain only the surface position. You are to do dhyana or meditation, and in that meditation itself the consciousness will unfold whatever knowledge is to be revealed. But people generally don't go to the root of the matter and explain the principle, which is what I have been doing all these years. ( times of " I am that").  But now I will also stop doing this for other reasons. 

(July 10, 1980)
Nishargdatta Maharaj
People only go by the various concepts and names that have been throw up and forget the basic principle. The principal is that within the body, consciousness and the prana or life force together are atman. I call it antahkarana, " psyche ".
It is said that somebody is dead. So what has happened ? The life force has gone and the principle behind the life force- that is, this consciousness-has also disappeared. That is all that has happened. I have been explaining the principle, analyzing it, for all these years. ( i. e.  Book - I am That) But from now on, l haven't either the energy or inclination to explain all this again, so l can only say what is to be done, if anything. And the only thing is that nothing is to be done as is generally understood by the word " do ",  but merely to sit in contemplation and let the consciousness unfold itself, unfold the knowledge about itself. 
You have done a certain amount of homework;  that is why I am still explaining whatever needs further clarification. So far, what most people do is they explain only the surface position. You are to do dhyana or meditation, and in that meditation itself the consciousness will unfold whatever knowledge is to be revealed. But people generally don't go to the root of the matter and explain the principle, which is what I have been doing all these years. ( times of " I am that") But now I will also stop doing this for other reasons.
 ~ Nishargdatta Maharaj

Inizio della traduzione: Si dice che qualcuno “è morto...”. E cosa cosa è successo? La forza vitale se n'è andata ed anche il principio che sta dietro a questa forza – che è la coscienza- anch'esso è scomparso. Ho spiegato questo principio, analizzandolo nei particolari, in tutti questi anni. Ma...” 

Per il resto arrangiatevi! (P.D'A.)

Saggezza cinese e l'arte della guerra di Liu Bo Wen



Il famoso consigliere militare e studioso della Dinastia Ming, Liu Bo Wen, fu una figura importante del primo periodo della dinastia Ming. Egli non era solo esperto nell’arte militare, ma anche di astronomia, geografia, scienze umane e storia, conosceva i principi per il governo dello stato ed era un coltivatore del Tao, inoltre era anche capace di predire il futuro. Liu Bo Wen è un personaggio mitico e leggendario.

Secondo la leggenda, quando era ancora giovane, Liu Bo Wen un giorno andò sulla montagna per leggere delle poesie, quando improvvisamente nella parete della montagna si aprì una porta, dalla quale usciva un suono terrificante. Spinto dal suo coraggio e dalla curiosità, Liu Bo Wen entrò e si ritrovò in una caverna profonda in fondo alla quale c’era una stanza. Sulla parete erano scritti sei caratteri [mao jin dao, chi shi qiao]. Liu Bo Wen dopo averci pensato un po’ capì: erano i tre caratteri che componevano il suo cognome, Liu, e quindi quella era una istruzione per lui. Così prese una grande pietra per bussare alla parete della stanza [questo era il significato degli altri tre caratteri].

In quel momento il muro di pietra si aprì e rivelò una scatola che conteneva quattro rotoli del Libro della Guerra. Liu Bo Wen li prese e uscì dalla caverna. Non appena fu fuori, la montagna improvvisamente si richiuse.

Anche se aveva ricevuto un libro sull’arte della guerra, il contenuto dei rotoli era molto difficile da comprendere. Per quanti sforzi facesse, Liu Bo Wei non riusciva a coglierne il significato e i principi. Così andò su tutte le famose montagne e in tutti i templi, per cercare qualcuno che fosse in grado di capire questo libro. Alla fine seduto sulla cima di una montagna vide un vecchio saggio che coltivava per diventare un immortale. Il vecchio gli disse: “Se puoi memorizzare i quattro rotoli di questo libro, ti insegnerò.”

Memorizzare i quattro rotoli del libro era una cosa molto difficile, soprattutto per chi non riusciva neppure a capire il significato quando lo leggeva. Tuttavia Liu Bo Wen non gettò la spugna, confidò nella propria capacità di essere diligente e nel talento che gli era stato dato dal cielo e raddoppiò i suoi sforzi, finchè improvvisamente una notte riuscì a memorizzare tutti i contenuti del libro. Il vecchio saggio avendolo visto studiare con tutto il cuore, gli rivelò tutta la sapienza contenuta nel libro. Così Liu Bo Wen comprese i segreti dei cielo e potè usarli per governare il paese.


Fonte: http://secretchina.com/

Psicologia transpersonale e conoscenza del Sé



Nell’analisi degli archetipi non possiamo trascurare la ricerca psichica avanzata, iniziata con Jung, proiettata negli schemi di Wilber e Grof.  
Una sintesi sul pensiero rarefatto che raggiunge il limite dell’esperimentabile. 

Nella fase più densa c’è l’Ombra che rappresenta le condizioni palesi, l’orgoglio ed il bisogno di successo, essa spinge verso l’amore romantico ed idealizzato e la sua controparte odio e sensi di colpa. 

Segue il livello dell’Ego che consente un approccio intellettuale e contribuisce alla comunicazione verbale ed al pensiero lineare e per contro inibisce la spontaneità e la vigilanza equanime. 

Nella sfera del Biosociale si sviluppa la cultura e la civiltà ed il senso di appartenenza sociale contemporaneamente si forma il senso di convenzione e di ripetitività (le tradizioni). 

Sul piano più sottile, l’Esistenziale, sorge l’intenzionalità, la fede o religione, e alla stesso tempo l’ansia esistenziale (incapacità di accettare la morte) ed il disagio metafisico; qui si percepisce duramente il dualismo primario. 

Giunti al Transpersonale sorge un distacco, una consapevolezza del significato dei miti, il prana raggiunge i chakra (sephirot) elevati, riconoscendoli simbolicamente, è a questo punto che irrompono gli archetipi primordiali ed il vuoto al limite della mente. Questo stato viene descritto da Gurdjeff come “negatività purgatoriale” una condizione preliminare alla perdita della fissità individuale ed all’assorbimento nel Sé.

Paolo D'Arpini


La morale e l'etica oscurano la spontanea compassione universale e la gioia di vita




L'etica appartiene al ragionamento e quindi alla mente logica che fornisce risposte precostituite basate su trascorse esperienze (conscio e subconscio) mentre la felicità è connaturata nell'inconscio  e risiede nella mente  analogica. 

L'Uomo, come tutti gli altri animali è felice di vivere per sua propria disposizione naturale.

Vediamo cosa dicono i recenti studi scientifici basati su tecnologie, dette ‘Brain imaging’, che permettono di vedere quali parti del cervello si mettono in funzione maggiormente durante certi pensieri, parole e azioni. Da queste ‘mappe del cervello’ risulta che il pensiero razionale e il linguaggio attivano nella maggior parte dei casi l’emisfero sinistro, che e’ simile a un computer, in quanto accumula i dati delle esperienze in memoria e li ripete su richiesta. La parte destra del cervello e’ attivata dalla musica, dal linguaggio non-verbale, che e’ fatto di intonazioni della voce, sguardi, gesti, mimica facciale, ecc. e dalla creatività, che è la combinazione originale di elementi presenti in natura…

Purtroppo nella società moderna, soprattutto in seguito al predominio della scienza razionalista (e della cultura maschilista) ha preso il sopravvento la parte giudicativa della mente, da cui la grande affermazione delle religioni monoteiste, e della arroganza dell'uso nei confronti delle altre creature e della natura (in tal senso è illuminate la lettura de "Il Limite dell'Utile" di Battaille).


Faccio un esempio concreto.  Ad una prima analisi superficiale potrà apparire strano che anche il così detto  amore per gli animali (animalismo) e  conseguente accettazione del veganesimo  siano il risultato di un ragionamento (e non una spontanea risposta di solidarietà verso le altre specie).  A dire il vero, malgrado l'animalismo ed il veganesimo   si pongano in opposizione (apparente) con la sopraffazione maschilista e patriarcale, in realtà ne sono un contraltare. Da una parte si opprime considerandolo un proprio diritto, per una ipotetica superiorità intellettuale, e dall'altra si difende in considerazione di una superiorità ideologica.

Nel Hua Hu Ching è detto: "Agli altri esseri comuni spesso si richiede tolleranza. Per gli esseri integrali non esiste una cosa come la tolleranza, perché non esiste nessuna cosa come le altre. Essi hanno rinunciato a tutte le idee di individualità e ampliato la loro buona volontà senza pregiudizi in qualunque direzione. Non odiando, non resistendo, non contestando. Amare, odiare, avere aspettative: tutti questi sono attaccamenti. L'attaccamento impedisce la crescita del proprio vero essere. Pertanto l'essere integrale non è attaccato a nulla e può relazionarsi a tutti con una attitudine non strutturata."

Nel taoismo, che non è propriamente una religione e nemmeno una filosofia, ma una forma di naturalismo vissuto senza enfasi, si indica l'astenersi dagli eccessi, sia in positivo che in negativo, come un naturale comportamento della  vita. Si comprende il bene ed il male ma non si predilige né l'uno né l'altro. Il bene (yang) ed il male (Yin) sono i due aspetti del manifestarsi della esistenza su questa terra. Ed è per questa ragione che i taoisti irridevano il buon Confucio che da razionalista convinto spingeva per un'etica sociale e politica, mentre essi si limitavano a permanere nella propria natura originale. Rispettando le propensioni naturali, non quelle  acquisite  per convenienza utilitaristica o deviazione moralistica....

La felicità è la nostra vera natura, affermava Osho, e la ricerca della felicità è solo un modo per oscurarla e nasconderla. Infatti in un antico proverbio popolare si dice "Il meglio è nemico del bene"...  poiché perseguendo l'ipotetico meglio non si vive il bene che è a portata di mano. Prova ne sia anche a livello legislativo la continua immissione di leggi nella società che non fanno altro che rendere la giustizia sempre più cavillosa ed impraticabile.

Forse andrebbe recuperato il fantastico ed il poetico anche nella nostra vita sociale e produttiva.  Quella poeticità, che nel mondo antico caratterizza la forma dell’interrogarsi dell’uomo sul reale e sul senso delle proprie esperienze, è spia significativa di una ORIGINARIA CONCORDIA tra una spontanea accettazione dell'altro (non in conseguenza di una ingiunzione religiosa) e la felicità innata.

Occorre superare il  distacco che ha portato quasi ad incancrenire il conflitto tra  poesia e  retorica, ri-pensando la credenza che  la gioia  sia il  risultato di un atteggiamento "etico", anzi  è proprio attraverso la 
 razionalità "moralistica" che essa  viene dimenticata. 

Paolo D'Arpini





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Considerazione aggiunta:

“L’uomo che non voglia far parte della massa non ha che da smettere di essere accomodante con se stesso; segua piuttosto la propria coscienza che gli grida: ’sii te stesso! Tu non sei certo ciò che fai, pensi e desideri ora’. Ogni giovane anima sente giorno e notte questo appello e ne trema; infatti presagisce, rivolgendo il pensiero alla sua reale liberazione, la misura di felicità destinata dall’eternità; felicità che non riuscirà mai a raggiungere se incatenata dalle opinioni e dalla paura. E quanto assurda e desolata può divenire l’esistenza senza questa liberazione! Nella natura non c’è creatura più vuota e ripugnante dell’uomo che è sfuggito al suo genio e ora volge di soppiatto lo sguardo a destra e a sinistra, indietro e ovunque. Un tale uomo alla fine non lo si può neppure attaccare: è solo esteriorità senza nucleo, un marcio costume, pitturato e rigonfio, un fantasma agghindato che non può ispirare paura e tanto meno compassione.” (Friedrich Nietzsche)

"Sii come un fiume...." - Insegnamento di Sathya Sai Baba



DOMANDA – Swami, puoi indicarci la Direzione che dovrebbe avere il nostro Cammino Spirituale?  Come dovrebbe procedere?

BHAGAVAN (Sathya Sai Baba) - Come il Corso di un Fiume.

DOMANDA - Quali sono le restrizioni che dovremmo rispettare?

BHAGAVAN – *Nasreyo niyamam vina*: tutto deve avere un limite, senza il quale dovrete affrontare rischi e pericoli! Il fiume che rimane entro gli argini, irrigherà meglio il terreno. Anche la vita ha due sponde: *sams'ayatma vinas'yati* (non nutrire il dubbio) e *s'raddhavan labhate* (la saggezza si ottiene con la sincerità). Il Fiume della Vostra Vita dovrebbe scorrere fra queste due sponde. La vostra Fede non dovrebbe mai essere scossa né destabilizzata. Dovrebbe, anzi, essere sempre forte e profonda. Nessuna situazione difficile, nessun momento negativo dovrebbe farvi perdere la fede.


La vita senza fede è come un vaso pieno di buchi. Sapete che basta annaffiare le radici di una pianta. Poi le radici portano l'acqua in ogni parte della pianta. Non occorre che annaffiate le singole foglie, il fusto e i rami... 
similmente, se innaffiate le radici della vita con l'acqua della Fede, essa riempirà tutti gli aspetti della vostra vita. L'albero della Vita può sostenersi da solo se lo innaffiate alle radici. 

Diversamente, l'albero si secca e muore presto. Diventa legna da ardere. Una volta che lasciate spazio al dubbio, tutto ciò che farete diverrà inutile e non darà più frutti. Allora nessuna disciplina potrà più esservi d'aiuto, se permetterete al dubbio di insinuarsi nella vostra mente.

C'era un pandit che viveva in un villaggio. Tutti i giorni, una donna gli portava il latte attraversando un fiume in barca. Un giorno la donna tardò nel portare il latte e quando finalmente arrivò, il pandit le chiese che cos'era accaduto. La donna rispose: “Rispettabile pandit, mi sono potuta imbarcare solo con la seconda partenza della barca, perché il barcaiolo ha dato la precedenza ad un gruppo di anziani del villaggio. Per questo motivo ho fatto tardi.” Il pandit le disse: “Ascolta! Non occorre che tu attraversi il fiume in barca. Puoi portare il latte sulla testa e guadare il fiume cantando il Nome Divino: allora le acque si apriranno per lasciarti passare e non dovrai aspettare la barca.


”La donna credette nelle parole del pandit ed il giorno seguente, effettivamente, giunse in perfetto orario. Il pandit rimase sbalordito, non riuscì a credere alla spiegazione della donna e decise di verificare di persona.


Le disse: “Bene, ora mentre torni indietro io ti seguirò per vedere se, cantando il Nome di Dio, le acque ti lasciano passare.” Giunsero così alla riva del fiume.
La donna cominciò a cantare il Nome Divino e ad attraversare il fiume ed anche il pandit voleva fare lo stesso. Quindi sollevò la veste fino alle ginocchia per non bagnarsi il dhoti e cominciò a camminare. Improvvisamente fu colto da un dubbio: sarebbe sprofondato nelle acque? 
Il suo dubbio diventò realtà... ed egli affondò!
La Fede permise alla donna di attraversare il fiume, mentre il dubbio fece affondare il pandit.

La sponda dall'altra parte della vita è sraddha, la sincerità, la costanza, che conferiscono jnanam, la saggezza. Sarete sinceri soltanto se amate il lavoro che svolgete. Dovreste avere piena fede ed amore per diventare sinceri. Uno studente non può superare un esame se non ha fiducia nelle sue capacità di lettura, se non ha amore per la materia e se non la studia con sincerità. Quindi, la sincerità, l'amore e la fiducia sono i fattori fondamentali per avere successo in qualunque campo. Anche un uomo di commercio, un avvocato, un medico, debbono avere sradda per riuscire nella loro professione. Quindi, per sviluppare saggezza occorrono sincerità e costanza. 


Quale tipo di saggezza dovreste sviluppare? Non quella legata legata al corpo, al materiale, al terreno. È la conoscenza pratica, anubhava-jnana, che si ottiene con la sincerità e la costanza. Pertanto, l'assenza di dubbio e la sincerità sono le due sponde che dovrebbero arginare il fiume della vita. Chi dubita è destinato a soccombere (samsayatma vinashyati) e chi è sincero e fedele ottiene la saggezza (sraddhavan labhate jnanam).

Diventa un Flauto nelle mani del Signore. Lascia che il Suo Respiro passi attraverso di te, producendo una Musica deliziosa, che scioglierà i cuori di tutti. Arrenditi a Lui; diventa cavo, senza ego. Allora Egli Stesso verrà e ti prenderà, carezzevolmente. Egli applicherà te, il Flauto, alle Sue labbra, e soffierà attraverso di te il Suo Dolce Fiato. PermettiGli di suonare qualsiasi canzone Gli piaccia...

Sathya Sai Baba




(Testo redatto da Lasu Mira)

Biospiritualità - Il senso dell'io in quanto coordinatore biologico



Il senso dell’io è solo un concetto nella mente, un pensiero aggregativo che si forma attraverso il processo di auto-consapevolezza psicofisica. Potremmo definirlo un coordinatore interno alla coscienza che presume di conoscere, attraverso la memoria accumulata,  il “corretto” comportamento da manifestare in determinate situazioni vitali. Ovviamente tale presunzione è arbitraria e basata sulla memoria. Non è altro che una variante istintuale, un pensiero costante e ripetitivo di un immaginario sé, attraverso il quale la mente ritiene di poter operare delle scelte deliberate.

Nel contesto generale della vita umana tale atteggiamento è funzionale a determinare comportamenti e giudizi giustificati, con la finalità di creare “forme pensiero” condivise, nella sfaccettatura di apparenti punti di vista differenziati.

Se percepiamo l’insostanzialità dell’io, in quanto spurio assuntore della coscienza individuale, possiamo anche comprendere che la sua permanenza è del tutto innecessaria al funzionamento empirico. Per cui una mente svuotata del pensiero “io” è decisamente libera e in grado di esprimere risposte adeguate ad ogni situazione ed in ogni condizione della vita. Senza l’identificazione corpo/mente la Coscienza permane nella sua natura impersonale ed universale, infallibile e aldilà di ogni dualismo.

Avendo superato persino la relatività dell’istinto e della ragione.

Se l’io cerca di percepire il suo limite pensando di poterlo superare come può riuscire nell’intento..? Può l’io uccidere l’io? No di sicuro.. a questo punto l’io si arrende .. ma interviene un fattore non considerato.. inatteso. Un qualcosa che sta prima della ragione e prima dell’istinto, vogliamo chiamarlo “grazia”? Vogliamo chiamarlo “intima natura”?

Ed una volta percepita e realizzata la propria vera natura, il Sé, come possiamo tornare a identificarci con l’abito? (mi riferisco al corpo/mente).

Finché si resta nel dominio della mente l’idea stessa che possa esserci uno stato aldilà della mente risulta aliena ed inconcepibile.

Il funzionamento nell’estensione spazio-temporale sicuramente esiste.. ma non è necessario che avvenga attraverso una specifica “identificazione” con un soggetto formale (tale è l’io ordinario attraverso il quale viviamo in una condizione divisa: io e tu, nero e bianco, etc.).

Emancipazione corrisponde a “riconoscimento” di quello “stato” in cui identità e unitarietà dell’Essere si manifestano integralmente.

Di fatto nell’Ecologia Profonda, e più specificatamente nella Spiritualità Laica, si evoca questa Unitarietà.. che è innegabile. Ma la sentiamo nostra? La pratichiamo? La osserviamo fino al midollo del nostro Sé ed è coscientemente realizzata?

Diceva Nisargadatta Maharaj: “..noi non possiamo essere altro che una parte integrante della manifestazione totale e del totale funzionamento ed in nessuna maniera possiamo esserne separati..”.
Da ciò ne consegue che il senso dell’io separato è semplicemente la capacità di esprimere il concetto di scelta. Che poi questa scelta appartenga realmente all’io è opinabile e analizzando in profondità appare una semplice assunzione.

Ora, però, un’intuizione si è affacciata ai bordi della coscienza, lasciamo che prenda forma, per suo conto, come è giusto che sia, senza rincorrerla oltre.

Paolo D’Arpini