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Treia, dal 22 al 24 agosto 2014 al Circolo Vegetariano VV.TT.: "Femmineo sacro e parità fra i sessi”


Da tempo immemorabile il femminile è stato preso come esempio della capacità creativa di Dio. Anche nel cristianesimo abbiamo l’esempio della Madonna che rappresenta l’energia naturale attraverso la quale l’infusione dello Spirito Santo consente al “figlio di Dio” di assumere una forma fisica in questo mondo.
Molto spesso le antiche immagini della Madonna rappresentano vari aspetti protettivi che son propri della madre. La discussione in corso in varie branche del cristianesimo ma anche nel cattolicesimo stesso ed in altri credo religiosi porta a rivalutare ulteriormente la posizione femminile. Sono sicuro che il “sacerdozio” femminile molto presto diverrà una realtà in ogni religione… è inevitabile che ciò avvenga poiché la presenza divina non può essere considerata minore nel corpo femminile, altrimenti ciò implicherebbe una “imperfezione” della divinità stessa…
Purtroppo il maschilismo religioso nel cattolicesimo è ancora una realtà. Sappiamo tutti che la posizione della donna nella chiesa cattolica è di serie “b”, infatti solo i maschi possono recitar messa, impartire i sacramenti, svolgere funzioni sacerdotali ed essere nominati vescovi, cardinali e papi. Le donne possono solo occuparsi di penitenze e lavori marginali, con vari esempi dalla Perpetua alla madre Teresa di Calcutta. Recentemente nella chiesa anglicana è stato inserito un concetto di parità fra i sessi concedendo alle donne di accedere alla carica vescovile ma difficilmente l’esempio potrà essere seguito dal vaticano – in tempi rapidi.

Nella tradizione cristiana i festeggiamenti per l’assunzione in cielo della Santa Madre Maria  corrispondono alle feste pagane di metà agosto.  Dal 22 al 24 agosto saremo al Circolo Vegetariano di Treia per aprire una discussione sull’argomento del “Femmineo sacro e sulla parità dei sessi”. L'incontro culmina con l'ormai tradizionale pellegrinaggio alla Grotta di Santa Sperandia, che quest'anno si svolge il 24 agosto 2014.  
Paolo D'Arpini
Antica sacerdotessa in trance

Swami Muktananda: "Shaktipat, il risveglio della coscienza.."




Domanda (Mrs. Salunkhe): Cosa si può fare per essere meritevoli di ricevere Shaktipat? E come fa una persona a sapere quando l'ha ricevuta?

Risposta (Baba Muktananda): Per ricevere Shaktipat uno deve avere la necessaria qualificazione. Dopo tutto cos'è Shaktipat? Per molta gente questa parola risulta strana. Shaktipat è Grazia, la trasmissione della Grazia divina. Shaktipat, Grazia divina e Favore del Maestro sono sinonimi. Per lo Shaktipat uno deve essere maturo per la Grazia divina. Per ricevere il Favore del Maestro innanzitutto uno studente deve rilasciare la sua propria grazia sul Maestro. 

Il Favore del Maestro ovviamente scenderà naturalmente, spontaneamente, sul discepolo. Ma allo stesso tempo il Maestro ha bisogno della grazia del discepolo, in forma di maturità per lo Shaktipat.

Non devi domandare per sapere se hai ricevuto la Grazia o no. Quando prendi un raffreddore te ne accorgi da sola senza dover domandare a nessuno, osservando i cambiamenti che avvengono nel tuo corpo. Se ti ammali di dissenteria o qualche altra forma di indigestione, lo sai direttamente da te. Se litighi con qualcuno, guardando le tue reazioni mentali comprendi subito che la mente è diventata inquieta, che la lite ti ha lasciato in uno stato confusionale e disturbato. 

Allo stesso modo, dopo aver ricevuto Shaktipat, alcune cose avvengono al tuo interno. Osservandoti  puoi capire da te che sei stata benedetta dalla Shakti. Il momento che la grazia penetra in un discepolo egli si sente completamente rinnovato. Kriya yogiche e movimenti interiori iniziano a manifestarsi da soli. Questi movimenti possono essere fisici o mentali, esterni od interni. 

Come risultato dello Shaktipat due di queste cose possono avvenire. O entri in una condizione di meditazione profonda, uno stato di totale assorbimento, o la mente diviene talmente disturbata come non lo è mai stata prima, e tu cominci a chiederti cosa mai è successo...

Dopo che la Shakti si è risvegliata, ogni giorno nuove esperienze iniziano a manifestarsi automaticamente, ed in breve tu puoi affermare che la tua vita è trasformata completamente. Uno yogi ottiene la liberazione dopo aver ricevuto Shaktipat. Prima di Shaktipat uno dipende dagli altri. Per apprendere un semplice pranayama devi andare da un maestro. Per una ordinaria meditazione ancora devi contare su qualche tecnica o su qualche insegnante. Ma dopo Shaktipat l'energia (Shakti) lavora liberamente al tuo interno e non devi più andare in giro per imparare tecniche da diversi istruttori, poiché varie forme di pranayama etc. avvengono da sé e la meditazione segue spontaneamente. 

Dopo il risveglio della Shakti un cercatore è in grado di sperimentare differenti stati, visitare diversi mondi sottili, come il paradiso, l'inferno, il mondo dei morti e quello degli antenati, e tutti gli altri mondi mentali di cui parlano le scritture. Tu puoi avere strane visioni nello stato di veglia, nel sogno, o nel tandra meditativo (stato fra il sogno e la meditazione). Queste visioni rivestono grande importanza e sono molto utili alla comprensione della mente. Dopo aver ottenuto il risveglio della Shakti il cercatore deve conservarla amorevolmente, con riverenza, facendo di tutto per mantenerla attiva dentro di sé. 

Swami Muktananda – Satsang with Baba – 30 giugno 1972

(Traduzione di Paolo D'Arpini)




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Commento di Caterina: “... Hai fatto una buona cosa, per me e per gli altri e te ne sono grata. Potresti continuare per esempio con cadenza settimanale o mensile, a pubblicare gli scritti del tuo Guru, pur che sono dialoghi su cose specifiche, pratiche come hai detto tu...”

Mia rispostina: “Sono cose pratiche sicuramente... Ad esempio per gente come me che non sapeva nulla di risveglio della Coscienza. A volte credevo di impazzire o che che ci fosse lsd nel cibo, per il tipo di esperienze che avevo giornalmente..  Era importante sapere cosa stava succedendo dentro di me....”

Replica di Caterina: “Bellissimo avere un risveglio della coscienza senza sapere nulla del risveglio della coscienza! Se fosse sempre così! Ora con tutto questo parlarne (a volte leggo con un misto di divertimento, curiosità e scetticismo su FB botta e risposta su risveglio, risvegliati e autocompiacimento del proprio stato di
"consapevolezza avanzata"), secondo me e per me faccio fatica a togliermi dalla mente il condizionamento alla ricerca, all'esame del percorso, mentre il percorso si dovrebbe srotolare come una matassa ben arrotolata e non come una matassa ingarbugliata, e poi c'è chi alza la propria bandiera e dice: "questo percorso è meglio di questo, è più serio, è più profondo, ecc. ecc." L'attenzione, l'auto-osservazione rischiano di essere sviate, condizionate da questa pletora di situazioni, parole...”

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Commento di Nazzarena Marchegiani: "Complimenti Paolo! bell'articolo, belle riflessioni, ma, soprattutto bella conquista... la 'Grazia'... un istante di consapevolezza del 'senso' di...Tutto. Ma mantenere lo 'stato di Grazia' è possibile?"


Risposta: ‎"La divina energia (Shakti) una volta risvegliata lavora incessantemente e permanentemente nel discepolo. Questa è l'Energia che sempre cresce, che sempre più manifesta la sua gloria. Energia divina è solo un altro nome per Volontà divina. Così meravigliosa è questa Energia che è perfetta in ogni sua parte come nella sua interezza. Una volta che la Coscienza è stata risvegliata gli effetti della Grazia si manifestano sino al compimento finale della totale liberazione." (Swami Muktananda in risposta alla domanda: l'effetto di Shaktipat è temporaneo o permanente?)

"Le sfide della postmodernità" di Alain de Benoist - Recensione




"(...) non è certamente colpa degli immigrati se i francesi non sono
apparentemente più capaci di produrre un proprio modo di vita, né di
dare al mondo lo spettacolo di una maniera originale di pensare ed
esistere. Nemmeno è colpa degli immigrati se il legame sociale si
disfa ovunque si diffonde l'individualismo liberale, se la dittatura
del privato fa svanire gli spazi pubblici che potrebbero costituire il
crogiolo del rinnovamento di una cittadinanza alternativa, né se gli
individui, che ormai vivono nell'ideologia della merce, diventano
sempre più estranei alla loro natura. Non è colpa degli immigrati se i
francesi formano sempre meno un popolo, se la nazione diventa un
fantasma, se l'economia si mondializza e se gli individui non vogliono
più comportarsi come attori della propria esistenza, ma sempre più
accettano che si decida al loro posto a partire da valori e norme che
essi non contribuiscono più a formare. Non sono gli immigrati, infine,
che colonizzano l'immaginario collettivo e impongono alla radio e alla
televisione suoni, immagini, preoccupazioni e modelli "venuti da
altrove". Se c'è "mondialismo", diciamo allora con onestà che, fino a
prova contraria, è dall'altra parte dell'Atlantico che proviene, e non
dall'altra parte del Mediterraneo. E aggiungiamo che il piccolo
negoziante arabo di generi alimentari contribuisce a conservare, in
modo conviviale, l'identità francese più del parco divertimenti
americanomorfo o del "centro commerciale" con capitali francesi"

Dal saggio "Cos'è l'identità?", estratto dal libro "Le sfide della
postmodernità" di Alain de Benoist, illustre pensatore contemporaneo,
fatto passare dalla propaganda liberista/mondialista come razzista,
xenofobo, ecc... In realtà, de Benoist ci parla dell'importanza della vita comunitaria, della partecipazione alla vita pubblica e del rispetto per la Terra.
Temi non esattamente negativi, direi.

Spero che questo piccolo estratto possa suscitare delle riflessioni
propositive (oltre che l'interesse per l'autore) e soprattutto faccia
riflettere su quanto l'ideologia dominante contemporanea (mediante una
visione distorta del reale, il bombardamento mediatico ed una schiera
di "pensatori" omologati) riesca a manipolare l'informazione,
denigrando tutti quei pensatori/movimenti palesemente scomodi ai
propri progetti....

A cura di Lorenzo Pennacchi


Post Scriptum.  Infatti il problema non è l'immigrato in sé, ma l'immigrazione di massa, ormai non più produttiva e producente ma esasperante e creatrice di schiavitù.

Citazioni animaliste nella bibbia e nei vangeli



            Secondo le Antiche Scritture Dio per mezzo dei profeti, in Genesi 2, 25, dà all’uomo il compito di tutelare la natura: “Il Signore Iddio prese l’uomo e lo pose nel giardino di Eden perché lo coltivasse e lo custodisse”; poi Gen. 2,18 per evitare che l’uomo peccasse di orgoglio attribuendo a se stesso dannose prerogative, afferma la somiglianza tra gli uomini e gli animali “Non è bene che l’uomo sia solo, gli voglio fare un aiuto che gli sia simile. Allora Il Signore Iddio plasmò dal suolo ogni sorta di bestie selvatiche e le condusse all’uomo per vedere come le avrebbe chiamate.”
In questo contesto viene usata la parola BARA’, cioè creazione diretta sia per l’uomo che per gli animali e la parola NEFESCH per indicare l’unico spirito infuso sia negli uomini che negli animali. E prescrive precisi codici di comportamento dell’uomo nei confronti dei suoi compagni di viaggio:“Il giusto ha cura del suo bestiame” (Prv: 12,10); “Quando vedrai l’asino del tuo nemico accasciarsi sotto il carico non abbandonarlo a se stesso: mettiti con lui ad aiutarlo” (Es: 23,5), e raccomanda:“Non devi arare con un bue ed un asino aggiogati insieme”Dt: 22,10; poi per evidenziare la preziosità e l’importanza della presenza e del valore degli animali nella vita dell’uomo, Dio si serve di molti animali come messaggeri della sua parola; come l’asina di Balaam (Num. 22,22), i corvi di Elia (1 Re 17,2), la balena di Giona, la colomba dell’Arca, dello Spirito Santo nel battesimo di Gesù, i leoni nella fossa di Daniele, il cane di Tobia, l’asinello del giorno delle Palme, l’agnello di Dio di cui parla Giovanni con riferimento a Gesù.

Inoltre Dio chiede rispetto della fatica degli animali che accomuna alle fatiche dell’uomo e in Es: 23,12 prescrive: “Per sei giorni farai i tuoi lavori ma nel settimo giorno farai riposo perché possano godere quiete il tuo bue, il tuo asino ed ognuna delle tue bestie”, e per bocca del profeta in Lv: 24,18 annuncia una dura punizione verso coloro che causano violenza agli animali: “Colui che percuote a morte un capo di bestiame lo pagherà: vita per vita”. Dio non solo chiede rispetto per gli animali ma, straordinariamente, anche per le piante: “Quando cingerai d’assedio una città non ne distruggerai gli alberi colpendoli con la scure. L’albero della campagna è forse un uomo per essere coinvolto nell’assedio?” (Dt: 20,19), perché “La misericordia dell’uomo riguarda il prossimo, la misericordia del Signore ogni essere vivente” (Sr: 18,12); con ogni creatura infatti Dio ha stabilito un’alleanza: “In quel tempo farò per loro un’alleanza con le bestie della terra e gli uccelli del cielo e con i rettili del suolo” (Os. 2,20), perché come afferma in Salmi 50: 10-13: “Sono mie tutte le bestie della foresta, animali a migliaia sui monti. Conosco tutti gli uccelli del cielo e ciò che si muove nella campagna… Mangerò forse la carne dei tori, berrò forse il sangue dei capri?”. Non solo, ma Dio si addolora della sofferenza degli animali a causa dell’uomo e per bocca del profeta dice: “Per la malvagità dei suoi abitanti le fiere e gli uccelli periscono” (Gr: 12,4) e dà un preciso comando al profeta a tutelare le sue creature simile al comando che diede in Genesi ad Adamo: “Pasci quelle pecore da macello, che i compratori sgozzano impunemente e i venditori dicono: Sia benedetto il Signore, mi sono arricchito, e i pastori non se ne curano affatto. Neppur io perdonerò agli abitanti del paese” oracolo del Signore Ecco, io abbandonerò gli uomini l’uno contro l’altro, l’uno in balia dell’altro, non mi curerò di liberarli” (Zc:11,4-6).

Se nel Vecchio Testamento vi sono delle prescrizioni intese a tutelare in qualche modo gli animali, nel Nuovo, inteso dal cristianesimo come perfezionamento dell’Antico, non vi è traccia nè alcun richiamo a tali precetti. Da ciò se ne deduce che il rispetto per gli animali è considerata dal mondo cristiano una prescrizione da superare non da attuare e ampliare. Il fatto che Gesù, stando ai testi canonici, non si sia mai espresso in tal senso, porta a due conclusioni: o Gesù non era sensibile al dolore degli animali o i testi evangelici sono stati manomessi. Ma io credo fermamente che Gesù fosse un uomo coerente e ritengo valida la seconda ipotesi, come confermano i vangeli apocrifi.
Franco Libero Manco

Koan Zen... in un attimo la vita



La dolcezza  sprigiona dal dolore. 
Adesso vedeva tutto con occhi nuovi; tutto sembrava avere più senso. Anzi, finalmente, Il senso.
Non che non ci fosse mai andato vicino prima a scoprirlo, quel senso. Però era sempre come salire sulla cresta di un’onda, vedere al di là dei flutti per un istante e poi ridiscendere giù nella vallata liquida.
Nello spremere di quel cuore c’erano stati momenti sublimi e stagnanti pause della mente; ora però il tutto assumeva un andamento dalla conformazione appena ondulata negli occhi della memoria, come se tutte quelle difficoltose salite e quelle discese a ruota libera fossero state in qualche modo distese su di un nastro piatto, cosicché non si distinguevano quasi più le une dalle altre.
Solo i veri, rari abbracci dell’anima si stagliavano netti, come la linea di un grafico che balza in su e produce un picco appuntito.
Comunque, notò che gli uccellini non gli si erano mai avvicinati tanto, e capiva che essi percepivano il pulsare di quella sua nuova essenza che lo accompagnava meravigliato. Così pieno di vita non si era sentito mai, così vicino a quelle creaturine, tanto che si immedesimava con loro, quasi come se si dovesse fondere da un momento all’altro in una di esse, oppure in quegli steli d’erba di cui adesso distingueva persino la grana più fine, da cui faceva capolino la grande matrice di vita che sembrava volerlo accogliere in sé.
Gli venne in mente una di quelle pronunciazioni Zen: koan, si ricordava che si definivano così. Questo diceva:
                   “Cosa fai quando non si può fare?
                   Lascio che si faccia”. 
Il sangue cessò di colare dalla ferita, e lui chiuse gli occhi con un sospiro. 

Simone Sutra

Malattia congenita in ebraismo e cristianesimo e comuni radici di un “credo”



Se vogliamo fare un ragionamento “religioso” ciò che succede oggi è lo specchio della presunta storia ancorché mito ma non muta la forza della verità.. ci possiamo considerare dei perseguitati (martiri) laici….

Il Cristo storico (materiale) in carne ed ossa secondo i vangeli viene ucciso dagli ebrei…. guidati da loro DIO, il cristo amore presente nella nostra anima viene ucciso ancora oggi con il neoliberismo voluto dai predatori…. guidati dal loro Dio (le due divinità continuano a non coincidere! Altro che fratelli maggiori). 


“Faranno anche a voi quello che hanno fatto a me” (GV 15, 20)

Uno dei motivi per cui io faccio sempre la stessa domanda a Sacerdoti che credo illuminati oltre che preparati in termini storici e cristologici …. Io ho la totale sensazione interiore (non pretendo chiamarla illuminazione) che la Cristologia sia assolutamente autonoma nel suo impianto teologico dall’ebraismo e non ha nessun bisogno (ne storico, ne escatologico) di essere legata alla storia degli ebrei.


E dal 325 d.C. ne sono trascorsi di  anni e dovrebbero essere sufficienti a capire gli errori del primo concilio (quello di Nicea)!

Comprendo che questo farebbe cadere molti dogmi, e sopratutto tutto l’impianto del peccato originale
in termini di salvezza a cui la chiesa ha risposto con dei protocolli (materiali e finanziari) anziché con la formazione dello spirito ma del resto una prima dottrina di “uguaglianza” la impone proprio la chiesa non certo Gesù che addirittura fa differenze tra i discepoli, tra Marta e Maria, tra i contadini, nelle parabole ecc.


La gestione materiale delle “anime” è più semplice se si protocollano le procedure di accesso allo spirito (battesimo cresima ecc) e si rende tutti uguali!


Del resto stesso metodo ebraico quello della ritualità….. noi siamo il potere e quindi la verità, voi siete quelli “uguali” ed impreparati e dal potere avrete protezione e giustizia solo se….. (senza mai prospettare una crescita nella sovranità spirituale)


Molto più difficile fare emergere il cristo interiore che è l’amore e renderlo vivo………


Se la chiesa non si riforma (ritorna) ad una dimensione spirituale lasciano le dottrine rigide i dogmi le gerarchie farà una brutta fine.  Lo spirito è libero e soffia dove vuole! (non solo dove dice il magistero). Tra l'altro è veramente sconvolgente sentire che i profeti di questo tempo non sono presi in considerazione.

Gli ultimi  due papi, in particolare, si sono dimostrati troppo neoliberisti….. nell’accogliere tutti nel gregge si finisce per fare entrare i lupi…. del resto Cristo non è “venuto per unire ma per dividere” (MT 10, 34)

G.V. e G.T.