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Europa, dagli occhi grandi… – Allegoria avveniristica e simbologia degli opposti e dei simili



Europa, colei che aveva gli occhi grandi, mentre gioca con alcune amiche, vede affacciarsi un bellissimo toro, dal pelo bianco e lucente e profumato di rose. Quando Europa salta in groppa al toro viene svelato l’inganno: Zeus, travestitosi da toro candido e docile, la rapisce e la trascina nelle profondità del mare. Approdato nell’isola di Creta, si trasforma in un bel giovane e corteggia, con fare tradizionale, la bella e dolce principessa.
Cadmo, Fenice e Cilice, fratelli di Europa, rispondendo al comando del padre Agenore, preoccupato per l’improvvisa scomparsa della figlia,partono alla ricerca della sorella per riuscire a trovarla e portarla a casa. Nel frattempo Zeus, tornato sull’Olimpo dopo aver amoreggiato con Europa, trova tutto l’universo stravolto dal ribelle Tifeo, vasto come i continenti, e cade vittima del mostro che lo priva del fulmine e dei nervi e lo imprigiona dentro una grotta.
Cadmo, poiché dei tre fratelli era l’unico a non possedere armi, se non quella degli invisibili artifici della mente, viene scelto da Apollo per liberare Zeus. Il dio Pan lo fa travestire da pastorello e gli consegna il suo flauto, perché con la sua musica incantasse ed ammaliasse, anche solo per un attimo, la mente di Tifeo.  L’inganno del finto pastorello sortisce l’effetto sperato: la mente del brutto mostro per un istante si annebbia, istante sufficiente a Zeus  perché si possa ri-appropriare delle sue armi e combattere.
Tornata la Primavera sull’Olimpo, Zeus vuole ringraziare Cadmo per averlo liberato e lo premia rendendolo sposo di Armonia, frutto dell’amore proibito tra Afrodite e Ares.
La ricerca di Europa continua, e Cadmo continua il suo vagabondare insieme alla sua Armonia che, nonostante ami la sua terra e non vorrebbe lasciarla, accetta di superare e di vincere le paure dell’ignoto e affianca lo sposo che il Fato le aveva assegnato.
Durante la ricerca, l’Oracolo di Delfi invita Cadmo a desistere dal ri-trovare la sorella, svelando chiaramente come Europa sia stata amata da Zeus. L’Oracolo aggiunge un ordine perentorio, ovvero quello di fermarsi dove si sarebbe fermata una giovenca sfinita per la stanchezza, e lì fondare una nuova città. Così, le nozze di Cadmo e Armonia si celebrano a Tebe e al banchetto partecipano molti dei, così come voluto e annunciato da Zeus.
Cadmo è straniero, è uno sradicato ma è dotato di una particolare forza che si rivela essere necessaria anche a Zeus. Questa forza è frutto di astuzia ed arte, forza che ha permesso che il divino si trasformasse in umano e l’umano si elevasse fino al divino. Cadmo è un civilizzatore, non è un conquistatore e infatti in vecchiaia viene trasformato in serpente, simbolo di saggezza.
Ancora una volta si sente un uomo senza doni, uno sradicato e vagabondo ma la sua eredità è ancora una volta impalpabile e indefinibile, è la parola del pensiero.  Cadmo riesce a suonare il flauto con la giusta Armonia, proprio la sposa che Zeus gli riserva.
Armonia è colei che accoglie, che ri-unisce, che concilia ed è il simbolo della perfetta congiunzione degli opposti. Infatti il Carro delle loro nozze è trainato da due animali impossibili da accostare: una lince ed un leone.  Grazie a Cadmo e Armonia, l’uomo ha la possibilità di incontrarsi con il sacro nel silenzio della mente.
Angela Braghin

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Intervento integrativo  in chiave di spiritualità laica

…un catalizzatore è un po’ come un’allergia. Si può essere allergici alla finocchiella e non alla menta.   Se annusi finocchiella   starnutisci se annusi la menta respiri bene.
Le anime che hanno qualcosa in comune, in positivo od in negativo, oppure che hanno la possibilità di entrare in sintonia su alcuni aspetti della psiche si dice che abbiano una affinità elettiva. Molto spesso succede che questa affinità si provi con le persone che ci sono care, oppure con persone sconosciute che hanno però sviluppato “un costrutto” interiore a noi riconoscibile.
Poi ci sono gli incontri ricorrenti, definiti legami karmici, un po’ sono piacevoli da sviluppare  ed un po’ fastidiosi, dipende dallo stadio evolutivo e dallo stato dei pagamenti… ci sono sempre crediti e debiti in tutti i rapporti, questo secondo la visione della causa effetto, ma appena si supera il vile calcolo e si inserisce l’elemento dell’amore, non quello interessato ovviamente,  ogni speculazione se ne va e svanisce nel vuoto, lasciando il posto ad una soffusa gioia ed appagamento amoroso, si ama e basta, non ci si chiede nulla, si gode dell’amore e non come si debba o non si debba manifestarlo. In questa semplicità di rapporto potremmo pure sentirci a disagio se non abbiamo sviluppato un distacco dalle forme (dai modi). 
Anche queste sono parole allegoriche…  non ho altro mezzo per comunicare qualcosa… per sollecitare un processo interiore di crescita, una coscienza  che appartiene ad ognuno nello stesso identico modo ma che non può essere trasmessa, proprio perché è già lì e chiede solo l’attenzione….  

Paolo D'Arpini

Il nichilismo a volte aiuta.. basta non farsi prendere la mano.... Chiarimenti sul tema della Spiritualità Laica



Dal cospetto della nostra ricerca – qualunque essa sia – ho da tempo difficoltà ad evitare un pungente compagno di viaggio. Si chiama nichilismo. 

Non di rado è acuto. Spesso riesce a sciogliere nel suo acido anche le architetture più solide e belle. Non ha riguardo per niente, ma non mente mai. Merita rispetto. 

Uno dei suoi trucchi – ma la realtà è maschera, lo sapevamo già – sta nel portarti a traguardare le cosiddette “cose” da un punto di vista utile alla sua causa. Così, senza fretta e senza accorgerti ti ritrovi a riconoscere che, per esempio, la questione, quando è intellettuale, qualunque questione, non contiene alcuna verità, tranne che è solo dialettica. Cioè, tanto più la tua esposizione – qualunque ne sia il suo oggetto – è opportuna all’interlocutore tanto più sembrerà vera. Viceversa, quanto più la tua esposizione è inadeguata a coniugarsi con la biografia alla quale è destinata, tanto più – anche l’oggetto più esclusivo, sacro, bello, necessario, avrà tutte le chanches per non essere comunicato. Anzi, per non essere.

Ipotizzando che il suo spirito (del nichilismo) abbia pari diritto di ogni altro (se così non ipotizzassimo, affermeremmo che l’unica realtà è dualistica), potremmo condividerne l’essenza. Che non è quella di appiattire a niente tutto ciò che ci appare come qualcosa, ma è quello di farci presente che elevare qualcosa al di sopra di altro è il vincolo necessario alla coscienza di sé. In questa misura, una volta consapevoli di noi stessi, non possiamo che essere arbitrari. Secondo lui, ogni arbitrio è arrogante. Secondo lui ogni arbitrio ha bisogno di forza. E ogni forza ne sopprima altre. (Un po’ come la democrazia. Una volta concepita, non possiamo rinunciarvi, nonostante i suoi ideali siano imbrattati e mostruosamente trasformati dalla burocrazia. Così, pur immaginando quanto sarebbe bello vivere in uno stato snello, agile veloce, non siamo nelle condizioni di realizzarlo se non uccidendola, la democrazia. Se non tornando a concezioni totalitaristiche. in questo caso democrazie a totalitarismo sono ridotti ad esigenze. In sé è come se non avessero differenze sostanziali.)

In questa misura non si può non eleggere a “soluzione” della disperata (o disgraziata?) condizione che ci tocca la proposta degli anarchici verdi. Loro sostengono che dallo scaturire del linguaggio in poi, tutta la realtà viene simbolizzata. E’ lì che ci stacchiamo dall’Uno originario. E’ li che si verificano le condizioni della realtà duale. E’ li che iniziano le biografie. E’ l’ì che l’agricoltura, l’arte, il linguaggio, e altro, non sono che espressioni umane che più di altre dimostrano quanto ci siamo allontanati dall’Uno.

Effettivamente ci sono momenti in cui mi sembra di essere riuscito a seminarlo (il nichilismo). E’ proprio quando capita di essere nel qui ed ora. Cioè nella condizione di non poter più esprimere alcuna dialettica, di non poter più dire “io”. Una condizione animale. Infatti è priva di arte, di cultura, di intermediazione intellettuale, di elaborato razionale, il cui linguaggio non è in grado di produrre sopraffazione se non per le esigenze di sopravvivenza (biologica?). Una condizione dove il sentire governa sul capire, oppostamente allo standard. Dove a condurre è la passione.

Ma quei ritorni all’Uno non sono e non mi pare possano essere permanenti. Almeno in colui (tutti noi) che ha consapevolezza di sé.
Così, anche la proposta anarchica per quanto condivisibile, pare – a me – inaccessibile, se non solo temporaneamente. Temporaneità che, è vero, può estendersi e dilatarsi per qualcuno di noi, ma solo con la complicità del prossimo. Ma qui siamo ai privilegi o a qualcosa del genere.

Ecco. O è una questione dialettica e se non lo è, come fa ad essere una questione più meritevole delle sue antagoniste? In fondo non sono proprio queste a permetterne l’esistenza? Parlare di antagonismo è uno dei modi in cui ti accorgi che credevi d’essere solo e invece lui, il nichilismo, era solo zitto e fermo ad aspettarti. Magari per spingerti verso l’idea dei primitivismi e poi ridere con te (e di te) quando ti accorgi che la loro prospettiva è sì buona, ma solo dialetticamente. Quando ti accorgi che anche per quella solo la passione fideistica potrebbe mantenerne la verità. Ma puoi essere permanentemente in condizione di passione, inetto a calcolare? Al momento non mi pare possibile, salvo che perdere lo status di uomo. Comunque, alla fine, poi lui ride con soddisfazione e tu con disperazione.

L’alchimia del nichilismo è forse fisiologica delle menti dei grandi numeri consapevoli, della cultura. Forse, seguendo l’indicazione dei primitivismi, e non solo, riuscire a realizzare piccole società (gruppi “chiusi” con meno di 100 persone) la loro proposta diviene anche praticabile. Forse, ma fuorse, più che liberarci di quella tagliente e acuta amicizia, potremmo avere un futuro dove l’humus del nichilismo non ha terreno per essere.
Basterà deintellettualizzare la cultura o servirà l’autoironia?

Eh sì!
Sennò come uscire vivi dalla considerazione che, chi condivide queste note, non è che colui il quale le trova a lui stesso opportune. E che chi le trova blasfeme non fa altro che prenderne le distanze e così rinunciare all’Uno una volta di più? Non fa altro che eleggere la storia ad unica verità?

Non so se sono andato fuori tema. Non ne avevo comunque l’intenzione.
Grazie per l’ascolto.
Lorenzo Merlo

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Mia rispostina:

Caro Lorenzo, son contento del tuo intervento, è un arricchimento sostanziale al discorso sulla Spiritualità Laica. Spesso da me definita anche “Spiritualità atea”.
Il nichilismo è una espressione del pensiero agnostico che, dal punto di vista intellettuale, merita il nostro rispetto e considerazione. Partire dal dubbio è sempre motivo di approfondimento. Infatti solo il chiedersi, il dubitare la sostanza di ogni asserzione, ci permette di ulteriormente scavare all’interno della nostra psiche. Questo è un buon esercizio e ci consente di giungere al limite estremo, quel punto magico, in bilico fra la mente e la non-mente, che nello zen chiamano la porta del “satori”. 

Trovarsi lì nel vuoto senza aver ancora stabilito la propria identità può essere pericoloso (e lo ha dimostrato lo stesso Nietzsche) eppure se non giungiamo a quel punto limite, o attraverso l’intelletto o attraverso la rottura degli schemi intellettivi, come possiamo realizzare l’esperienza del Sé?

Ti chiedi se questa esperienza possa essere definitiva e permanente.. Ebbene, sì lo è.
E non perché ci si arriva attraverso un processo di “sbandamento” (chiamalo pure ricerca) ma solo perché l’esperienza del Sé è la sola e vera esperienza costante e permanente.. è la nostra vera natura ed è inalienabile.

Qualsiasi cosa appaia nella mente, qualsiasi pensiero, sensazione, desiderio, disperazione o vuoto.. appare per mezzo del substrato della coscienza, la coscienza è la costante, mentre i pensieri sono sovrimposti… Il momento che riconosciamo, realizziamo (é meglio perché significa rendere reale) questo banale fatto automaticamente siamo quel che siamo sempre stati e che sempre saremo…

La logica a volte aiuta… e capirai da te che non ci è possibile assolutamente sfuggire a questa coscienza che noi siamo.

Paolo D’Arpini

Una collezione di massime di Georges Ivanovič Gurdjieff


Georges Ivanovič Gurdjieff

Ante Scriptum

Sto leggendo per la seconda volta l'imperdibile diario di Gurdjieff denominato "Incontri con uomini straordinari"... Veramente istruttivo ed eccezionale! Debbo dire che non a caso spessissimo questo autore è stato menzionato da Osho come un "maestro" del nostro tempo.
(P.D'A.)

Qui sotto trovate una collezione di sue massime:


Da uno scritto di Gurdjieff appeso alle pareti della Study House nel castello della Prieuré ad Avon:

1. Ama quel che a "ciò" non piace
2. La più grande conquista per un uomo è quella di essere capace di fare
3. Più sono difficili le condizioni di vita, più sono buoni i risultati del lavoro, sempre ammesso che ti ricordi il lavoro
4. Ricorda te stesso sempre e ovunque
5. Ricordati che sei venuto qui perché hai capito la necessità di lottare contro te stesso - soltanto contro te stesso.
Sii grato dunque a tutti coloro che te ne forniscono l'occasione
6. Qui noi possiamo soltanto dare una direzione e creare alcune condizioni, ma non aiutare
7. Sappi che questa casa può essere utile solo a coloro che hanno riconosciuto la propria nullità e credono nella possibilità di cambiare
8. Se già sai che è male, e lo fai ugualmente, commetti un peccato cui è difficile rimediare
9. Il sistema migliore per essere felici in questa vita consiste nella capacità di considerare esteriormente sempre, e
interiormente mai
10. Non apprezzare l'arte col sentimento
11. Il vero indizio di un uomo buono è che ama suo padre e sua madre
12. Giudica gli altri in base a te stesso, e raramente ti sbaglierai
13. Aiuta soltanto chi non è ozioso
14. Rispetta ogni religione
15. Io amo chi ama il lavoro
16. Noi possiamo soltanto sforzarci di diventare capaci di essere cristiani
17. Non giudicare un uomo dalle parole altrui
18. Tieni conto di ciò che la gente pensa di te, e non di ciò che dice
19. Prendi la comprensione dell'Oriente e la scienza dell'Occidente, e poi cerca
20. Soltanto chi può vegliare sul bene degli altri meriterà il proprio bene
21. Solo la sofferenza cosciente ha significato
22. E' meglio essere temporaneamente egoista che non essere mai giusto
23. Se vuoi imparare ad amare, comincia con gli animali, perché sono più sensibili
24. Insegnando agli altri, imparerai tu stesso
25. Tieni presente che qui il lavoro non è fine a se stesso, ma è solo un mezzo
26. Può essere giusto soltanto colui che sa mettersi al posto degli altri
27. Se non sei dotato di uno spirito critico, la tua presenza qui è inutile
28. Chi si è liberato dalla malattia del "domani", ha qualche speranza di trovare ciò che è venuto a cercare qui
29. Beato colui che ha un'anima. Beato chi non l'ha. Ma sventura e dolore per chi ne ha solo l'embrione
30. Il riposo non dipende dalla quantità, ma dalla qualità del sonno
31. Dormi poco senza rimpianti
32. L'energia spesa nel lavoro interiore attivo si traforma immediatamente in una nuova riserva, ma quella spesa nel lavoro passivo è perduta per sempre
33. Uno dei mezzi migliori per risvegliare il desiderio di lavorare su di sé è quello di rendersi conto che si può morire da un momento all'altro. Ma bisogna imparare a non dimenticarselo
34. L'amore cosciente risveglia l'amore cosciente. L'amore emozionale evoca l'opposto. L'amore fisico dipende dal tipo e dalla polarità
35. La fede cosciente è libertà. La fede emozionale è schiavitù. La fede meccanica è stupidità
36. La speranza incrollabile è forza. La speranza piena di dubbi è vigliaccheria. La speranza piena di paura è debolezza
37. All'uomo è concesso un numero limitato di esperienze : risparmiandole, l'uomo si prolunga la vita
38. Qui non ci sono né russi, né inglesi, né ebrei, né cristiani, ma soltanto uomini che perseguono un solo scopo: diventare capaci di essere

Psicostoria e somatizzazione degli eventi nella materia - Coscienza ed energia nello spazio e nel tempo....






Secondo tutte le religioni e filosofie, ed anche secondo la moderna scienza, è il movimento, l’azione o mutazione, che crea il mondo. 

L’energia sprigionata attraverso il cambiamento sopraggiunto nel “quid” originario statico si è propagata in uno svolgimento, apparentemente infinito, che utilizza i canali conduttori dello spazio e del tempo.

Accettando questa teoria della creazione graduale dell’universo si immagina un “inizio” chiamato Big-Bang (il grande botto) in cui la concentrazione energetica statica giunge ad una fase critica di incontenibilità e ne consegue un collasso che è poi l’inizio dello spazio tempo e coincide con la proiezione manifestativa in cui l’energia assume forma gradualmente. 


La gradualità e continuità della creazione viene misurata attraverso un “aspetto” che sempre accompagna, potremmo anche dire registra, il processo creativo. Questo aspetto è immanente e trascendente ed è la coscienza, la quale è parte integrante, una sorta di sapore o qualità intrinseca, dello svolgimento energetico in corso.


Coscienza ed energia sono insomma la stessa cosa, come il tempo e lo spazio che appaiono e coesistono complementariamente. 

Senza la durata nel tempo e l’espansione nello spazio nulla potrebbe manifestarsi e senza la coscienza e l’energia nessuna manifestazione avrebbe significato od esistenza. Per questa ragione è impossibile scindere la manifestazione dalla consapevolezza che la sancisce.


Ogni elemento, essendo la trasformazione nell’infinita possibilità dei movimenti energetici nello spazio tempo, conserva una specifica memoria (od intelligenza) che è necessaria alla coesione della sua sostanza, o stato di mutazione energetica (se vogliamo usare una terminologia metafisica). 

Questo procedimento di psicosomatizzazione dell’esistente viene impresso contemporaneamente in una sorta di “negativo” che corrisponde alla formula rispetto al procedimento sperimentale.


Ma non è solo descrizione è anche substrato, è forza costituente che permette al tutto manifesto di mantenere una forma ed un nome, insomma gli fa continuare una specifica identità energetica.


Da qui anche il concetto di “psicostoria”, che non è altro che la memoria progettuale costituente i fenomeni, la quale resta impressa nei risultati stessi della fenomenologia attiva: i processi vitali. Perciò la storia non è quella scritta sui libri, quella dei libri è solo una documentazione ingannevole, parziale e soggettiva che descrive gli aspetti vissuti da alcuni testimoni, od ascoltatori dei testimoni. La storia come noi la conosciamo è una traballante pseudo-verità raccontata e corroborata (a fini speculativi) dai suoi redattori. 

Quella che chiamiamo storia è al meglio la descrizione di un immaginifico realistico condiviso (più o meno) da molti (comunque un numero limitato di persone).


Ma la verità non può essere parziale, come non può essere sminuzzata l’integrità della nostra esistenza corporea. Nel senso che non possiamo dire “questo organo o questa appendice non mi appartiene od è inutile, i capelli le unghie ed i peli non sono importanti perché crescono e vengono eliminati senza eccessivo danno…” o simili facezie. Infatti anche se usiamo quasi sempre la destra per il nostro agire abbiamo bisogno anche della sinistra, se diventiamo calvi lo consideriamo un difetto, se le unghie si spezzano anche le dita ne soffrono, etc. Insomma la verità storica dovrebbe corrispondere ad un’interezza e questa interezza viene data solo da quella memoria sottile che resta impressa nelle forme in continua mutazione fenomenica.


Questo “ricordo” a livello vitale viene definito DNA ed a livello psichico io lo chiamo “psicostoria”, ovvero la capacità di lettura attraverso la memorizzazione automatica, la registrazione contabile, presente nell’insieme dei processi vitali coinvolti negli eventi. E siccome non esiste separazione alcuna in qualsivoglia processo vitale, che si manifesti con il nostro diretto coinvolgimento oppure con uno indiretto, e qui faccio ancora l’esempio del corpo umano in cui se vengono ad esempio persi i denti questo fatto coinvolge anche tutti gli altri organi ed appendici, dalla testa ai piedi. Senza denti si deteriora l’alimentazione, l’individuo perde la capacità aggressivo-difensiva, etc. etc. insomma ogni elemento vitale viene influenzato. 

Ciò logicamente succede anche per gli eventi sulla faccia del pianeta: una bomba atomica in Siberia influisce sulle condizioni ambientali dell’Antartide….


Infine se vogliamo conoscere la storia, quella vera, è necessario intromettersi nel magazzino della funzione mnemonica vitale, che è presente comunque in chiave olistica ed olografica in ognuno di noi.


In India questo magazzino si chiama Akasha, Jung lo chiamò Inconscio collettivo, gli esoteristi lo chiamano Aura della Terra.


Come fare ad attingere a questo archivio misterioso e sempre presente?


La risposta sta nella domanda stessa… Come fa l’acqua a conoscere l’acqua? Come fa il fuoco a conoscere il fuoco? Come fai a conoscere te stesso?


Essendolo…! Unicamente essendolo… Non come un osservatore che guarda bensì come sostanza costituente dell’andamento energetico in corso. Spogliandosi quindi della separazione che ci impedisce di percepire l’insieme di cui siamo parte integrante. Infatti coloro che sono dotati di preveggenza o medianità possono percepire questa “memoria” totale del grande magma dell’esistenza solo sciogliendosi in quella “memoria”. Ovvero rinunziando alla piccola memoria separativa dell’ego che porta ad identificarci con la singola molecola del processo vitale ed a descrivere l’esistente nello stretto ambito del percettibile, limitato alla presenza circoscritta. Il che è spesso quel che avviene nella storia ufficiale o nella filosofia o religione o scienza empirica.


Veramente il discorso era un altro, avrei voluto parlare di energia solare e della sua captazione utile ai nostri processi vitali… e sociali ma ora capisco che è troppo tardi, almeno per questa volta!


     Paolo D'Arpini