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Gli ebrei avevano tutto il diritto di non riconoscere in Gesù il vero messia....



"Nel tentativo di dare una risposta, almeno parziale, alle domande è necessario comprendere uno dei passaggi fondamentali della storia ebraica, ovvero il mancato riconoscimento del Messia, messo in croce sotto Ponzio Pilato. Le cause della non accoglienza di Cristo, in parte, ne hanno preceduto la venuta: già nell’Antico Testamento il popolo d’Israele, sebbene eletto, viene chiamato da Dio stesso 'popolo di dura cervice." 

Già questa premessa dimostra, caso mai, che "di dura cervice" (e sconfinata falsa coscienza-malafede) sono innanzi tutto i cattoprelati eredi dei LORO fVatelli maggioVi: il "Gesù Cristo" dei "Vangeli" non è mai esistito(1).

Devo questa volta spezzare una lancia in favore degli ebrei. Per dovere d'onestà intellettuale, per chiarezza. Dal mio punto di vista la critica del giudaismo-talmudismo ne comporta necessariamente un'altra, altrettanto profonda, del cristianesimo ufficiale, in specie cattolico (senza dimenticare mostri come Lutero e Calvino). 

Gli ebrei avevano TUTTO IL DIRITTO di non riconoscere quel preteso Messia. Lo stesso identico diritto degli augusti pagani. Ma il loro fantauomo-Dio, messaggero del regno del "perdono", della "misericordia" e dell'"amore" universale, i tiranni delle catacombe, una volta in sella a un impero romano ormai allo stremo, lo imposero col ferro, col fuoco, con lo sterminio. 

E così ai politeisti, come ai "fratelli maggiori" del "Monte Sinai". E' vero: gli ebrei, in genere, si considerano "eletti" dal loro Arconte, sono razzisti, suprematisti... però non hanno mai organizzato crociate e inquisizioni - semmai le han subite -, mai hanno preteso nei fatti - con la spada - che tutta la terra si "convertisse" al loro credo. E anzi (e anche per questo) sono spesso stati, nel corso della storia, difensori e praticanti del libero pensiero. Oggi i peggiori tra loro e i cristianisti si abbracciano in attesa di farsi fuori ad Armageddon. Io mi auguro scompaiano insieme, una volta per tutte.

Non mi stancherò mai di ripeterlo: se ora siamo sotto il tallone del Kosherbig Brother e dentro fino al collo nel suo regno del falso e del marcio dobbiamo ringraziare innanzi tutto proprio la tirannica pretaglia cristiana (in particolare cattolica pedoapostolica romana, "tradizionalista", torquemadista DOC). Non solo, sterminando sino all'ultimo uomo, letteralmente olocaustizzando gli "eretici" che esigevano la chiusura dei litolibri tribal-razzisti e si appellavano a un Dio universale di bontà e misericordia, antitesi dell'incubo Yahweh, essi resero universale proprio il giudaismo suprematista (metamorfizzato nella dottrina del "Cristo Re degli eserciti") e ne sparsero il veleno e il delirio sino all'ultimo atollo del pianeta; ma resero anche smisurate alcune precipue caratteristiche ebraiche (tra cui il risentimento e il desiderio di sfruttamento-vendetta-rivalsa contro i goyim) in virtù di abominevoli persecuzioni ripetute nei secoli(2), non disgiunte dall'utilizzo dei "deicidi" come esattori-vampiri nei confronti di chi dava da mangiare a tutti: i lavoratori della terra (cfr. le vicende paradigmatiche del grande regno lovecraftiano di Polonia-Lituania, "cielo per i nobili, purgatorio per gli abitanti di città, inferno per i contadini, paradiso per gli ebrei"(3)). 

Oggi i loro eredi con chierica alzano alti lai contro i "cedimenti" pontifici e la tracotanza di Giuda... AVETE QUEL CHE MERITATE.

Vorrei ci si soffermasse un attimo (d'orrore) su ciò che le latrine cattoliche, 'sti criminali purulenti, inflissero a Dolcino: "Dolcino, Margherita e Longino Cattaneo di Bergamo, luogotenente di Dolcino, vennero catturati vivi e il 25 marzo furono portati al castello di Biella, dove Longino e Margherita furono arsi sul rogo il 1° Giugno 1307, nonostante i tentativi di alcuni nobili locali di salvare la vita della donna, facendola abiurare. Longino fu arso vivo sulle rive del Torrente Cervo. Dolcino fu costretto ad assistere al rogo della sua compagna ('darà' - come dice un cronista anonimo del tempo - 'continuo conforto alla sua donna in modo dolcissimo e tenero') e successivamente portato a Vercelli per essere, a sua volta, arso (1° giugno del 1307). A sentenza emessa e prima che fosse giustiziato, Dolcino fu sottoposto ad una sorta di tortura: incatenato su un carro tirato da due lenti buoi farà un interminabile percorso per le vie cittadine mentre due aguzzini con tenaglie arroventate strapperanno, di tanto in tanto, parti del suo corpo. Il cronista anonimo - che assistette alla scena - scrisse che 'mai un solo lamento uscì dalla bocca del frate, e solo quando gli fu strappato il pene si sentì un verso rauco come di animale ferito'. Quindi Dolcino fu issato sul rogo e arso vivo. Nonostante questa atroce tortura, Dolcino non si lamentò mai, eccetto quando si strinse nelle spalle all'amputazione del naso o quando sospirò profondamente al momento dell'evirazione. Nessuno di loro rinnegò le proprie dottrine, nemmeno durante le precedenti torture ed il rogo."(4)

Siate maledetti per l'eternità, delinquenti ignoranti sozzi ipocriti magnamagna malvagi luridi corrotti, canaglia infame, compimento, nel peggio, del vomito suprematista veterotestamentario. LONTANI DA ME i vari "Don Curzio Nitoglia" e compagnia "tradizionalista", "tomista" con chierica cornuta... è solo perché la Grande Rivoluzione vi tolse il potere temporale che non potete più infierire con la tortura, coi roghi... ma siete sempre gli stessi nell'intimo: mostri totalitari, pazzi fanatici, anche se con saio francescano.

Joe Fallisi

NOTE


(1) Cfr. http://www.vangeliestoria.eu/http://www.yeshua.it/index.htm - tre altri siti in italiano pieni di informazioni e argomentazioni con cui non ci si può non confrontare sono quello di Luigi Cascioli, da poco scomparso, http://www.luigicascioli.eu/index.php, quello di Davide Donnini,http://www.nostraterra.it/cristianesimo.html, e http://www.jesusneverexisted.com/scholars-italian.html- e Alessio De Angelis, Alessandro De Angelis, La fine del cristianesimo. Gesù e gli Apostoli non sono esistiti: le prove, Uno Editori, 2012.

(3) William W. Hagen, Germans, Poles, and Jews. The Nationality Conflict in the Prussian East, 1772-1914, University of Chicago Press, Chicago and London 1980, p. 13 (cfr. http://jewishtribalreview.org/07poland.htm).


"Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec..."


Uno spretato, convertitosi all'ateismo, mette in ridicolo il Cattolicesimo dimostrando l'assurdità dei dogmi, minaccia la Chiesa di mettere in vendita vino trasformato in sangue di Cristo. 
Prendendo come motivo la chiusura da parte del Vaticano di cinque siti internet per blasfemia, io, Cascioli Luigi, ho iniziato oggi, con la presente lettera inviata all'Osservatore Romano, la guerra già da me annunciata con il mio libro-denuncia "La Favola di Cristo". Considerando inutile continuare con una lotta basata su teoriche argomentazioni dottrinali, ho deciso di attaccare la Chiesa Cattolica ritorcendo contro di essa, nella forma la più realista e pratica, quelle stesse armi di cui essa si serve per imporre la sua impostura quali sono i suoi sacramenti, in questo caso l'Eucaristia e il Sacerdozio.
Per comprendere la natura della bomba a cui mi riferisco, bomba confezionata insieme a un ex sacerdote, le cui generalità saranno rivelate nel momento opportuno, è necessaria una breve spiegazione su cosa è il Sacerdozio e cosa è il l'Eucaristia. 
A differenza degli Ebrei e dei Pagani che considerano il Sacerdozio una carica revocabile perché, potendosi acquisire per eredità o per appropriazione personale, lo fanno dipendere da una decisione umana, per i Cattolici, che lo fanno procedere invece da una chiamata divina (vocazione), assume un carattere eterno. "Nessuno può appropriarsi di questo nome (sacerdote), ma soltanto chi è chiamato da Dio". (Ebrei V-4). Come prove portate per dimostrare che i sacerdoti cattolici vengono eletti da Dio, la Chiesa ci porta quei passi dei vangeli che dimostrano come gli apostoli divennero tali non per propria decisione ma per una diretta chiamata di Gesù: "Mentre camminava lungo il mare di Galilea, Gesù vide due fratelli, Andrea e Simone, che gettavano le reti in mare, poiché erano pescatori. 
E disse loro:  "Seguitemi, perché io vi ho scelto fra tutti per farvi pescatori di uomini" (pescatori di uomini sta per sacerdoti). Ed essi, lasciate le reti, lo seguirono. Andando un poco oltre, vide sulla barca anche Giacomo di Zebedeo e Giovanni suo fratello mentre riassettavano le reti. Li chiamò. Ed essi, lasciato il loro padre Zebedeo sulla barca con i garzoni, lo seguirono". E così via, via, camminando e guardando a destra e a manca, seguendo il suo fiuto divino di selettore di sacerdoti, scelse e chiamò al suo seguito quei dodici che, dopo un apprendistato di tre anni, divennero, grazie alla discesa dello Spirito Santo, sacerdoti in eterno secondo l'ordine di un certo Melchisedec che nella Bibbia ci viene presentato come il primo sacerdote del Dio altissimo il quale, come precursore dell'istituzione del Sacramento dell'Eucaristia, offrì ad Abramo un pezzo di pane e un bicchiere di vino. 
Infatti la formula che suggella la perpetuità del patto di alleanza tra il Sacerdote e Dio nel momento dell'investitura è: "Tu sei sacerdote in eterno secondo l'ordine di Melchisedec". (A titolo informativo dirò che il passo riguardante Melchisedec fu aggiunto alla Bibbia tra il IV e il V secolo dai falsari cristiani per liberare il cristianesimo da ogni dipendenza che gli fosse potuta venire da Aronne, fratello di Mosè, fondatore del sacerdozio ebraico). 
Cosa è in realtà il sacerdozio secondo la teologia cattolica? Il sacerdozio secondo la teologia cattolica è un patto, basato sulla reciprocità di una fedeltà eterna stipulato tra un uomo prescelto da Dio e Dio stesso, nel quale i contraenti si promettono il primo di svolgere la sua missione sacerdotale nel rispetto della morale evangelica e il secondo di garantirgli in eterno la Grazia indispensabile per svolgere la sua missione. 
Alla domanda che a questo punto sorge spontanea: "Come può la Chiesa parlare di eternità del sacerdozio quando tanti sono i preti che lasciano l'abito talare per abbracciare la vita laica, per seguire un'altra religione, se non addirittura per un rifiuto della fede cristiana in seguito ad una conversione all'ateismo?" quale può essere la risposta della Chiesa? 
Ebbene, la Chiesa risponde così: "Qualsiasi fosse il motivo per cui un prete rompe il contratto stipulato con Dio, egli rimane sempre e comunque un sacerdote in eterno, secundum ordinem Melchisedec" perché secondo quello che ha detto Gesù nei vangeli, cioè che l'uomo non può sciogliere sulla terra ciò che viene legato nei cieli, non è la parola umana, spesso infedele, a decidere della validità dell'alleanza, ma quella di Dio che rimane immutata in eterno". 
Questo concetto teologico, confermato da S. Paolo, colonna portante del cristianesimo, nella prima lettera a Timoteo (IV-14): "La grazia che il vescovo conferisce al sacerdote nell'investitura, non va perduta, anche se rinnegata, potendosi ravvivare per riportare sulla giusta strada colui che l'ha smarrita", e ribadito da S. Agostino:  "Il Sacerdozio è un'investitura sacra, permanente e così indelebile da restare nell'anima per sempre come un sigillo", viene continuamente convalidato nei testi sacri come in I Timoteo (V/14) e in II Timoteo (6-7), da poter concludere d'accordo con la Chiesa (è la prima volta che mi capita), che "la sacra ordinazione, o investitura del sacerdozio, che si compie con parole e segni esterni, non è un semplice rito di elezione dei ministri della parola e dei sacramenti; meno che mai invenzione umana, ma un vero e proprio sacramento istituito da Cristo a conferimento di grazia che, infondendo il carattere dello Spirito santo, impedisce al sacerdote di tornare laico, anche se, per contrasti sopraggiunti, viene ridotto dalla Chiesa alla condizione laicale".
L'ateismo di un prete non annulla il Sacerdozio
Se l'ateismo non annulla il sacerdozio, di quali mezzi dispone la Chiesa per difendersi da uno spretato il quale, non credendo più ai suoi sacramenti, potrebbe agire contro di essa attraverso forme profanatrici tendenti a dimostrare l'assurdità delle sue verità teologiche come, per esempio, dar da mangiare ai cani del pane da lui (sacerdote eterno) precedentemente trasformato in corpo di Cristo? Praticamente di nessuno. Le uniche armi di cui dispone la Chiesa, che sono la scomunica e la sospensione a divinis, sono assolutamente inefficienti contro eventuali rappresaglie che uno spretato potrebbe fare contro di essa.

Scomunica e sospensione a divinis
"La sospensione a divinis è l'interdizione a un sacerdote a svolgere le funzioni ministeriali sacre", cioè l'insieme dei riti che si esprimono attraverso le preghiere, i canti, la recita della messa, l'ascolto dei penitenti che si confessano, la distribuzione delle ostie ai comunicandi ecc, insomma la parte esteriore della religione che si annovera sotto i nomi di liturgia e catechesi. "La scomunica è una censura che esclude di godere dei diritti e benefici spirituali e temporali derivanti dalla comunione dei fedeli", cioè l'esclusione di un cattolico da tutto ciò che dipende dalla parte esteriore della religione che si esprime con l'espressione "comunione dei fedeli" che è rappresentata appunto "dal godimento dei diritti e benefizi spirituali e temporali derivanti dall'appartenenza alla Chiesa quale società esterna e visibile", come potrebbe essere fare la comunione, confessarsi, partecipare ai riti religiosi, assumere cariche ecclesiastiche, ricevere la pensione da Santa Madre Chiesa, organizzare oratori e circoli cristiani ecc., che sono tutte privazioni che non hanno però nulla a che vedere con l'altra essenza della Chiesa che è la Comunione dei Santi.

Cosa è la comunione dei Santi?
"La comunione dei Santi, rappresentando tutto ciò che è interiore, è la parte spirituale della Chiesa che, fondata sulla fede, rende tutti i fedeli, vivi e defunti, uniti fra loro in Gesù Cristo loro capo, e fa gli uni partecipi dei beni spirituali degli altri." Per spiegare la differenza esistente tra la Comunione dei Fedeli e la Comunione dei Santi prendiamo come esempio un rubino. La lavorazione della pietra, determinata dall'uomo, è la Comunione dei Fedeli, il colore rosso intrinseco alla sua natura, nel quale si identificano tutti i suoi atomi, è la Comunione dei Santi. 
L'esclusione dalla comunione dei fedeli, avendo quindi un effetto soltanto esteriore come può essere l'interdizione ai riti religiosi, non può impedire ad uno spretato, qualora lo volesse, di avvalersi, sia pure commettendo per la Chiesa un sacrilegio, delle facoltà che gli sono state concesse (quali celebrare il sacramento dell'Eucaristia e assolvere dai peccati) dallo Spirito Santo attraverso la Grazia che rimane in lui perpetua come un marchio indelebile (colore rosso del rubino). E questo è tanto vero che la stessa Chiesa riconosce che uno spretato, anche se interdetto a confessare perché sospeso a divinis, può assolvere dai peccati i moribondi qualora fosse testimone di un caso estremo come potrebbe essere un incidente stradale. 
La Chiesa fu costretta a rendere indipendente la figura del sacerdote dalla figura umana allorché, in seguito al comportamento immorale e spesso ateo dei preti, i fedeli si chiesero se i sacramenti celebrati da essi in stato di peccato o di ateismo erano da considerarsi validi. La conferma della validità del sacerdozio qualunque fosse stato il comportamento dell'uomo, data dal Concilio Lateranense, ricevette opposizione da coloro che, vedendo in essa i gravi pericoli che questa decisione poteva apportare al Cristianesimo, negando ogni ragione di sacerdozio cristiano, reagirono confondendo nella stessa persona le due figure (protestanti). 
La Chiesa, costretta così a cavalcare la tigre per garantire ai fedeli che le consacrazioni rimangono valide anche se eseguite da un prete in stato di peccato e di ateismo, cerca di sopperire a questa grave lacuna, che la rende praticamente impotente verso ogni forma di ritorsione che potrebbe venirgli dagli spretati, dicendo: L'esclusione dalla comunione dei fedeli non produce soltanto un effetto puramente esterno, ma anche interiore, perché obbliga la coscienza. 
Ma ditemi, voi teologi della Chiesa Cattolica, a parte il fatto che questo affidarsi alla coscienza degli spretati è la manifestazione più evidente della vostra debolezza, di quale coscienza parlate? Dell'ateo o del credente? Che significato può avere questo appello alla coscienza quando ognuno la sente secondo la propria moralità e le proprie convinzioni? 
E se, a questo punto, dovessimo parlare di moralità non credo che la Chiesa abbia molti argomenti per difendere la propria! D'altronde se la Chiesa dovesse riconoscere nulle tutte le consacrazioni che sono state e vengono ancora celebrate da un clero ateo, ben poche ne risulterebbero valide dal momento che almeno l'ottanta per cento dei preti non crede a Dio. Basta ricordare i Papi Leone X e Paolo III che si dichiararono miscredenti negando l'esistenza di Gesù, Monsignor Propsper Alfaric che dichiara in suo libro di aver celebrato la messa in completo stato di ateismo, il curato d'Etrepigny (FR), Jean Meslier, morto nel 1733, che nel testamento aperto dopo la morte, chiese perdono ai suoi parrocchiani per averli portati a credere per tanti anni alle falsità della religione Cristiana per il timore del rogo, e tanti, tanti altri che hanno dichiarato il loro ateismo nel pieno delle loro funzioni sacerdotali. Quale altra virtù può essere così meritevole di lode quanto il coraggio di uno spretato che, compresa l'immoralità della vostra impostura, usa i poteri che gli avete dato per combattervi con le vostre stesse armi? Più vi si studia e più vi si conosce e tanto più appare evidente quanto sia grande la vostra fragilità. Soltanto l'aver unito nella stessa persona la figura trascendentale di Dio con quella umana di Gesù Cristo, dimostra la vostra superficialità teologica e tutta la debolezza che avete difeso non con la logica e la ragione, come si dovrebbe nelle ideologie degne di questo nome, ma con il plagio e la violenza delle stragi e dei roghi e continuate a difendere con il ricatto e le rappresaglie, ultima delle quali è stata la chiusura di cinque siti internet a voi contrari. 
Questa è stata la goccia che, facendo traboccare il mio vaso, mi ha portato alla determinazione di distruggervi. Se dico che non sono solo in questa lotta contro di voi, non mi riferisco tanto a quei pochi coraggiosi che mi sostengono, ai quali lascio la piena libertà di decidere se partecipare o no a questa azione, quanto al mio amico spretato (il cui nome sarà fatto nel momento opportuno), che con entusiasmo ha accettato di usare la Grazia eterna e indelebile ricevuta dal vostro Spirito Santo, per unirsi a me per porre fine alla vostra comunione dei fedeli le cui enormi ricchezze (parlo di quelle economiche), e la cui potenza (mi riferisco a quella politica) non ci sono affatto motivo di soggezione e di spavento ma ben sì di risolutezza e d'incoraggiamento tanto da inviarvi, nella maniera più ferma e decisa la seguente diffida: "Al primo sentore che avremo di una qualsiasi repressione operata da voi di siti internet a voi contrari, o di semplici boicottaggi, comincerà la trasformazione di vino in sangue di Gesù Cristo in damigiane e botti i cui luoghi ove esse si troveranno verranno comunicati a voi con e-mail che saranno contemporaneamente inviati a migliaia di cittadini, enti pubblici e privati, compresi i mass media, affinché tutto il mondo ne venga a conoscenza". 
Sono proprio curioso di vedere come la vostra potenza economica e politica, rappresentata dalla Comunione dei Fedeli, possa riuscire a salvare la fantomatica Comunione dei Santi, allorché le transustanziazioni assumeranno un'ampiezza industriale e il vino, trasformato in sangue di Cristo, del vostro eroe in realtà mai esistito, sarà messo in commercio a due franchi al litro. Un prete a cui accennai qualche tempo addietro la possibilità di una tale evenienza, dopo essere impallidito dallo spavento, mi rispose che soltanto una persona priva di coscienza avrebbe potuto compiere un simile sacrilegio. Ebbene, se la coscienza è la valutazione morale del proprio agire intesa come criterio supremo della moralità, come osate voi, stirpe di criminali, giudicare le coscienze altrui? Come potete pretendere voi, falsificatori di documenti e travisatori di ogni principio di giustizia, di costringerci a rispettare le vostre utopie e le vostre assurdità, prima fra tutte quella di credere che la magia possa trasformare la natura della materia come, nel nostro caso, il vino e il pane nel sangue e nel corpo di un qualcuno che per giunta non è mai nato, mai vissuto e quindi mai morto? La mia coscienza di ateo, quindi di essere ragionante, che vuole liberare l'umanità dai vostri soprusi, fregandosene altamente dei vostri precetti, mi obbliga ad agire nella maniera più risoluta e definitiva per distruggere la vostra comunione di santi che tanto vi è servita per rendere spudoratamente potente il vostro imperialismo, o, come voi lo chiamate, comunione di fedeli, derubando, saccheggiando e violentando le masse rese succubi dal terrore delle vostre stragi, dei vostri genocidi, ricatti e ritorsioni.
La guerra ormai è aperta e dichiarata. Da una parte voi con la vostra coscienza e le vostre comunioni di fedeli e di santi, e dall'altra io con la mia coscienza, il mio libro "LA FAVOLA DI CRISTO" e la comunione dei martiri rappresentata da tutte le vostre vittime del passato, quali gli ebrei, i musulmani, gli eretici e le streghe a cui si uniscono le vittime del presente che vengono quotidianamente uccise dal vostro oscurantismo generatore di fame e di malattie. Tutte vittime alle quali mi unisco per gridare insieme a loro:  "Che siate maledetti!".
Lettera Aperta al vaticano di  Luigi Cascioli da Bagnoregio, 
concittadino di S. Bonaventura detto il Serafico.


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Commento/intervento di Marco Bracci:


Caro Paolo, mi permetto di partecipare al dibattito fra te e Massimo Sega (vedi http://paolodarpini.blogspot.it/2013/05/anima-e-corpo-e-gli-involucri-della.html)

e aggiungo i miei complimenti per il coraggio di Luigi Cascioli, per aver intrapreso la sua lotta contro le teorie soggiogatrici del Vaticano, anche se non condivido la sua negazione dell’esistenza di Gesù.

E tornando all’argomento in oggetto: per quel che ne so e credo, lo SPIRITO è il figlio perfetto creato da DIO a SUA IMMAGINE. L’ANIMA è invece lo spirito incolpato e quindi rivestito di strati ombrosi, che lo separano dalla comunione con DIO e con tutto il CREATO.

La nascita come UOMINI e la VITA sulla Terra ce la siamo imposta NOI con la NOSTRA RIBELLIONE (peccato originale), come pure ci siamo imposti, di conseguenza, la LEGGE DEL KARMA, quale unica via per poter ritornare a casa.

Lo SCOPO è di ritornare ad essere DIVINI, cioè PURO SPIRITO, con le buone (cioè riconoscendo i propri errori, chiedendo perdono e non rifacendoli più) oppure con le cattive (malattie, disgrazie, incidenti, fallimenti di vario genere) e, poiché siamo di coccio, DIO ci ha concesso la grazia di rinascere più volte affinché ci ravvediamo e rimediamo agli errori commessi in vite precedenti e a quello pre-esistenza umana, cioè l’atto di ribellione all’ordine divino. Atto che provocò la CADUTA, cioè l’uscita (per incompatibilità energetiche, non per castigo di DIO) dai cieli puri in cui DIO risiede e che sono protetti a tale scopo dalla cosiddetta BARRIERA DI LUCE che solo i veramente puri possono sopportare. Semplicemente, a causa della CADUTA, l’energia originale del nostro SPIRITO è diminuita (dando così luogo alla trasformazione in ANIMA) e quindi non possiamo più vivere nei cieli puri, ma solo nelle cosiddette SFERE di PURIFICAZIONE (e ce ne sono tante) dove le anime con colpe simili si radunano dopo la morte e dove vanno anche durante il sonno notturno del corpo fisico per apprendere i compiti per il giorno dopo (un po’ come quando un lavoratore va a lavorare in una filiale estera per imparare un nuovo lavoro o a conoscere le novità che dovrà portare nel mercato del suo Paese). 

Ti capita mai di alzarti di notte per andare in bagno e sbandare per qualche secondo ? Bene, è il tempo che l’anima impiega per rientrare nel corpo dalla SFERA in cui era andata. Cosa che dimostra che quando l’anima non possiede il proprio corpo, qualcun “altro” lo potrebbe possedere ed è il pericolo che si corre facendo uso di droghe o simili: non siamo più NOI STESSI, ma “altri”. Ricordo un mio amico, appassionato consumatore di vari generi di droghe e anche di LSD fino a 30 anni fa e che ogni tanto, ancora oggi, sente le “voci”. Una di queste, allora, lo spinse a gettarsi dal treno in corsa, ma si salvò miracolosamente e fu l’esperienza che poi lo spinse a volerne uscire..

La TERRA esiste per far sì che le ANIME, una volta incarnate, possano fare esperienze di vario tipo e incontrare altre anime con colpe diverse, ma collegate dal karma a quella stessa anima, e possano così riconoscere i loro errori e colpe e possano rimediarle (pentendosi, chiedendo perdono e non rifacendo più quegli stessi errori). La GRAZIA DIVINA sta nel fatto che sulla Terra si “espia”, cioè si ripulisce l’anima, più velocemente che nelle sfere di purificazione.

Ciò non toglie, però, che un’anima possa incolparsi ancora di più quando è sulla Terra, ma mai ritornerà tanto indietro nell’evoluzione spirituale da dissolversi nel nulla (come dicono gli orientali), grazie al “compiuto” pronunciato da Gesù in punto di morte. Questo “compiuto” non è altro che la cessione, da parte di Gesù, di una piccolissima parte, di una scintilla, della Sua Energia perfetta a ciascuna delle anime cadute, che fossero in quel momento incarnate o meno. 

Man mano che le ANIME si rischiareranno, cederanno sempre più questa energia di nuovo al CRISTO e, alla fine (dopo eoni ed eoni) tutto ritornerà perfetto, ma con in ogni SPIRITO ex-caduto, la consapevolezza che SENZA DIO o LONTANO DA DIO NON SI PUO’ VIVERE. Ne deriva anche che, dovendo tale scintilla ritornare al Cristo (e ritorna quando l’ANIMA è ridivenuta SPIRITO PERFETTO), NON ESISTE LA DANNAZIONE ETERNA, come invece fa credere, bestemmiando, la religione cattolica.
 
Cordiali Saluti, Marco Bracci

Vignola, 23 giugno 2013 - Due storie sull'umiltà... in chiusura dell'Incontro Collettivo Ecologista



“Lasciateci essere come pietre, come piante, come alberi. Lasciateci essere animali, lasciateci pensare e udire come loro.   Ascolta l’aria! Tu puoi udirla, sentirla, odorarla e gustarla. L’aria sacra che rinnova tutto con il respiro. Spirito Vita respiro, rinnovamento, la parola significa tutto questo.   Noi sediamo gli uni vicini agli altri, non ci tocchiamo, ma qualcosa è qui; noi sentiamo che qualcosa è presente tra noi.” (Madre Natura)
Due storie significative sull'umiltà...

La recita si svolve il 23 giugno 2013, alle h. 18.30, nel campo dell'azienda agricola La Bifolca in Via dei Gelsi a Vignola (Mo) nell'ambito dell'Incontro Collettivo Ecologista. Al temine della performance, per la ricorrenza della vigilia di San Giovanni, ci sarà un rinfresco agricolo, una esibizione di eccellenze contadine ed un concertino di musica popolare a cura del gruppo Lanterna Magica. 
Un fuoco sarà acceso....  
I racconti qui sceneggiati sono basati sull’immediatezza del messaggio.
Il dialogo, scarno e sintetico, e la scenografia, pressoché inesistente o neutra,  sono lo sfondo amorfo sul quale rappresentare  l’immagine. In questo caso l’immagine che viene proiettata è simbolica e rappresentativa di una “comprensione” di sé e del mondo che non può essere adeguatamente descritta attraverso la concettualizzazione. 
Per questa ragione le storie riportate non si riferiscono  ad una specifica  matrice culturale, si discostano da ogni forma costituita di filosofia o religione o cultura,  chiamarle storie zen o cristiane, orientali od occidentali, sarebbe una negazione del loro messaggio universale….

Prima storia: Umiltà non è una frazione di Nepi 
Ambientazione scenica: Un paesino della Tuscia
Narratore:  C’è una località nel territorio di Nepi che si chiama Umiltà, lì vicino si trovano le sorgenti dei Gracchi, famose per l’acqua minerale. Ma non è questa la materia che  intendo  trattare,  uso il nome del luogo “Umiltà” come  pretesto per  giocare sul significato della parola, cosa vuol dire?  Da una parte  evoca una semplicità, innocenza e spontaneità di comportamento libero da ogni affettazione dall’altra può essere interpretata come una professione, un atteggiamento costruito sulla modestia ma destinato all’esibizione della qualità stessa.  
Siamo nei pressi di Viterbo, la cosiddetta Città dei Papi, ove sorgono numerosi monasteri ed abbazie.  Tre  conventi vicini, ma appartenenti a congregazioni diverse,  sono famosi in tutta la Tuscia per la loro religione. Un giorno  le tre badesse che li dirigono si trovano contemporaneamente a passeggiare in un parco, si incontrano e decidono di sedersi assieme all’ombra di un albero. 
(Qui si vedono entrare in scena separatamente, una dopo l'altra le tre badesse. La prima entra con un librone in mano e finge di leggere e ponderare, ha gli occhiali e l'aria molto seria; la seconda entra sferruzzando e guardandosi attorno cercando qualcuno da aiutare, magari accarezza un astante e fa sorrisi a destra ed a manca; la terza  avanza a testa bassa tutta coperta anche in testa con un velo ed ha l'aria di essere molto schiva. Dopo aver girato un po' attorno fanno sembianza di incontrarsi, si salutano e si siedono tutte e tre con sorrisi e facendo gesti di benedizione e di preghiera.)
La prima badessa esordisce: “Noi tutte siamo impegnate a salvare le anime perse per la gloria del signore. Ed oggi ci siamo incontrante per la maggior gloria di madre chiesa. Ed  è vero che anche voi siete al servizio della religione.. però... per quanto riguarda lo studio delle scritture e della bibbia, per la divulgazione delle preghiere e delle novene  il mio convento è certamente il  più  rinomato”. 
Dopo un po’  interviene la seconda badessa: “Certo è così, in effetti noi tutte siamo al servizio della religione ed è vero che nella abbazia della qui presente santa madre lo studio delle scritture è  importante  e riconosciuto... però...  per l’assistenza ai poveri ed ai bisognosi,  agli ignudi ed agli affamati,  agli infermi e malati il mio monastero è certamente il più famoso”. 
La terza badessa, che dirige  un eremo  di suore penitenti,  resta per un po' in silenzio non sapendo bene cosa dire, poi sussurra con parole dolci e condiscendenti: “Quel che voi dite, sante madri, è corretto e senz’altro giusto,  infatti i vostri conventi sono famosi per lo studio della religione e per le opere pie...  però... vorrei precisare che nella pratica dell’umiltà il mio eremo è il  migliore…”.
Suono di gong e la scenetta si congela per un momento

Gli attori escono  di scena e vanno a cambiarsi d'abito, il narratore resta e dopo un po' riprende a raccontare.

Seconda storia: Io non ho parlato
Ambientazione scenica: Un monastero in Giappone
Narrazione:  In un monastero buddista vivono tre suore che  un giorno, per celebrare la nascita del fondatore della loro religione, decidono di compiere  un rito che comporta il mantenimento di un  assoluto silenzio. Per un intero giorno devono meditare di fronte alla statua del Buddha in contemplazione, senza muoversi dal sedile e senza mai emettere un suono, il silenzio e l'immobilità sono essenziali per la riuscita del rito come pure è indispensabile che un lume resti sempre acceso per tutta la durata della cerimonia. La mattina presto inizia la meditazione con tutti i buoni auspici e viene dato l'incarico di alimentare  il lume ad olio ad un inserviente... 
Scena. Entrano  le tre monache, accendono un lumino, sistemano il tempietto con offerte floreali  e si siedono. La badessa batte le mani ed appare un inserviente (il narratore stesso) al quale  viene detto: "Tu dovrai alimentare il lume santo, senza mai farlo spegnere, né di giorno né di notte.. mentre noi resteremo in assoluto silenzio" - L'inserviente annuisce e si siede nei pressi del lume. 
Intanto le tre monache restano sedute compiendo mudra  in  silenzio. Di tanto in tanto l'inserviente versa olio nel lumino e tutto sembra procedere per il meglio. Giunge la notte  e la  monaca più anziana che sovrintende alla cerimonia si avvede che la fiamma è tremolante,  segno che l'olio sta per finire. Guarda in direzione dell’inserviente facendogli dei gesti ma questi si è appisolato su un fianco.
La monaca  sembra indecisa (combattuta fra l’obbligo del  silenzio e la responsabilità della conduzione cerimoniale) e non sa che fare, non potendo alzarsi né  parlare… si agita un po' cercando di attirare l'attenzione dell'inserviente ma questi ronfa beato.  
Alla fine  essa sbotta: “Sveglia, l’olio della lampada sta esaurendosi”. 
Al che l'inserviente si riprende ed alimenta il lumino per poi riaccoccolarsi.
La seconda monaca  esterrefatta, avendo udito la prima parlare, dopo un po' esclama: “... ma come, noi abbiamo fatto voto di silenzio perché hai parlato?”  e poi si mette la mano davanti alla bocca vergognosa mentre la prima la osserva severa facendole segno di tacere... 
La terza dopo essersi pavoneggiata un po’ e facendo mostra di superiorità,  aggiunge, quasi rivolta a se stessa,  “Ah,  io sono l’unica che non ha parlato..”.

Suono di gong e la scenetta si congela per un momento.

(Narrazione di Paolo D'Arpini)
Info. circolo.vegetariano@libero.it 

Ateismo, buddismo, ebraismo... e la scienza esatta: l'astrologia



"Spezzato il circolo vizioso, conquistata la libertà dal desiderio, la fiumana, prosciugata, non fluisce più; la ruota, infranta, più non rivolve. Questa, solo questa, è la fine del dolore."  (Buddha Sakyamuni, in Udana, VII, 2)  
Questa è davvero la massima più ostica per gli occidentali. Però, se ci si pensa bene, quanta verità – e sempre più evidente, anche e soprattutto a noi – nel detto lapidario… 
In effetti la società del crepuscolo borghese, dello spettacolo-degli spettri, “produce” gli esseri umani proprio in quanto “macchine desideranti”… 
Un continuo trapassare da un oggetto all’altro, anzi ormai da un sostituto spettrale a uno successivo, senza tregua, all’infinito, “individui” soggetti all’oggetto come a una chimera, consumati e annullati nel mulinello delirante. Il “pieno appagamento” non può esistere, perché niente e nessuno lo può pagare-comprare. E, d’altra parte, è inconcepibile dentro la macchina-vortice, che gira e vive solo in base all’insoddisfazione sempre rinnovata, inesausta. 
A me interessa per gli spunti di liberazione che può dare OGGI, quell’antico sguardo cristallino. Anzi, mi sembra che essendo, prima che “religione”, una grandiosa disciplina – atea – di disvelamento degli errori-illusioni della mente, proprio nel regno della menzogna universale e della servitù volontaria compiuta possa rivelarsi particolarmente efficace. Fermandoci per un istante (eterno), almeno con la meditazione, la natura del desiderio e la sua valenza intrinseca in rapporto alla autodeterminazione dell’individuo ci può finalmente apparire sotto una luce diversa. Molte certezze svaniscono, ma si è come sgravati da un incubo. Più leggeri e più liberi”
Ciò che occorrerebbe nel campo della ricerca interiore, secondo me, è una completa e radicale de-”massonizzazione”, id est de-giudaizzazione (la massoneria letteralmente si disfa e svanisce come castello di spettri al sole se le si toglie la cabala, la Torah e tutto il cumulo di illusioni-menzogne chimeriche all’uncino, DOC, che la informano). 
E’ solo a causa del trionfo “ecumenico” del cristianesimo che la lebbra veterotestamentaria si installò stabilmente in ogni ambito della spiritualità, così di quella ufficiale come, ancor più, di quella segreta. Si pensi alle “Chiese gnostiche” dell’Otto-Novecento, agli “Eliphas Levi”, allo stesso Martinez de Pasqually e ai suoi “Eletti Cohen”, a tutti gli ordini e gradi, appunto, della massoneria (del cui albero le varie conventicole “esoteriche” moderne sono state quasi sempre fronde)… Rarissimi i ricercatori spirituali che seppero fuoriuscire da questa radice appestata, respirare aria scevra dai suoi miasmi – non Evola, e neanche Guénon. 
Eppure esisteva, esiste, un bacino enorme e meraviglioso di conoscenze (e di vie d’autorealizzazione) che prescindono completamente dall’ebraismo e dalle sue emanazioni: l’Egitto immenso, il mondo politeista greco-romano, l’oriente donde viene la luce. Questa necessità VITALE l’aveva ben compresa il mio primo Maestro d’astrologia, scomparso prematuramente, Angelo Angelini, che sempre ricordo con grandissima stima…

Joe Fallisi