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Il mito del "lavoro per tutti" in un mondo allo stremo....



"Il lavoro per tutti non c’è più... si continua a pensare di dare lavoro a tutti aumentando la produzione... può esistere una società multietnica, ma non può esistere una società multiculturale... infatti tutti dovrebbero vivere secondo i principi dell’Occidente e inseguire senza posa l’aumento del processo produrre-vendere-consumare, che dovrebbe dare lavoro a tutti con la crescita senza fine"

Sagge parole queste di Guido Dalla Casa che dovrebbero far riflettere sul non-senso che ha assunto la nostra società occidentale moderna! Ora che si inizia a scoprire come il MITO DEL LAVORO sia ad un punto di non ritorno in un mondo dominato dalla macchina, ora che il PIL si inizia a capire che non è un ben-essere per la Comunità ma solo uno strumento-menzogna dei potenti, ora che il DENARO, illusione creata dall'Usura, sta tramontando (o meglio sparendo) passando dal liquido al virtuale, la soluzione è tornare al concetto di OTIUM ROMANO (che non vuol dire come erroneamente qualcuno pensa non fare nulla, ma fare altro), cioè coltivare le qualità migliori di se stessi, privilegiando al contempo un nuovo modo di vivere che renda obsoleto tutto quello che tv e media ci fanno credere sia fondamentale per la nostra vita! Svegliamoci da Matrix questo è forse il momento storico più propizio per farlo! Meglio morire da eroi che vivere da schiavi!

Memento Naturae - Riccardo Oliva

Scienza e spirito e teosofia


Le relazioni dei medici, docenti di oncologia, chirurghi, fisici, psicologi,
ricercatori dello spirito ecc. tenutesi a Milano nell’ottobre 2006 durante
il congresso “Scienza e Spirito” ,  iniziate con quella relativa alle
scoperte del dr. Hamer, sono state pubblicate in un libretto dal titolo “La
Scienza incontra lo Spirito” di cui si trascrive  la prefazione del fisico
prof. Vittorio Marchi:

”Lo scisma tra scienza e religione, scienza e scienza, religione e
religione e l\’eterno conflitto tra spirito (sacro) e materia (profana)
stanno alimentando oggi tutti i più nefasti fondamentalismi. C\’è una pista
incisa, come in un floppy disk, presente nell\’essenza di ogni individuo. Si
tratta di una linea della memoria,. fuori dal tempo e dallo spazio, dove
risiede la  coscienza dell\’infinito. Ma  i fondamentalisti di tutto il
mondo, le loro guide ed i loro maestri la ignorano. I microbiologi la
ricercano nel DNA, un acronimo che sta per \”Divine Natural Awarness\” e che
significa la \”Divina Consapevolezza Naturale\”, potenzialmente presente in
tutti, ma non la trovano. Battaglioni di biologi, bioinformatici, biochimici
ed altri che lavorano da oltre 20 anni al progetto \”Genoma\” (specialmente
all\’Università di Berkeley ed in altri prestigiosi istituti di ricerca) non
riescono ad individuarla alla fine del loro lavoro. Perplessi e disarmati
non escludono che ci deve essere \”qualcosa oltre\” in questo linguaggio in
cui \”Dio creò la Vita\”. Gli astrofisici  dal canto loro ne inseguono anch\’essi
le tracce da oltre 20 anni cercando di individuarla in un “Campo\” che essi
ritengono estremamente grande, ma inaccessibile. E, a distanza di 19 anni
dall\’uso di Space Telescope, nel 2013 con il progetto  “Destiny” (Dark
Energy Space Telescope) della N.A.S.A., vogliono tornare a rispedire in
orbita questo telescopio per capire cosa sia questa energia oscura, questa
materia oscura, questo info-regno della materia organica e intelligente,
così eternamente sfuggente. I fisici invece la ricercano in un “Campo\”
estremamente piccolo, qual è quello delle particelle e dei quanti, nel cuore
della materia visibile ed invisibile, ove però non riescono ancora a
penetrare. In molti incomincia a farsi strada il sospetto che i due poli
dell\’ologramma \”Micro-Macro\” nascondano una indissolubile, risonante,
sincronica totalità cosmica cosciente, seppure non ancora senziente, in cui
l\’Intero è insito in ogni sua parte e viceversa. E\’ una via, così come è
stata indicata dal grande fisico David Bohm della University of London e dal
grande neurofisiologo Karl Pribram dell\’Università di Stanford, ma non è
ancora una meta.

Per cui, in maniera adatta alle caratteristiche della mentalità occidentale,
il prof: Vittorio Marchi si è proposto di polarizzare l\’attenzione del
lettore sul concetto di “interconnessione”; e questo come unico mezzo per
rientrare con Coscienza nel reale progetto vitale dell\’Universo, da cui far
derivare una nuova Scienza dell\’Unicità Infinita del cosmo, in grado di
descrivere sia l\’Infinito che la Coscienza. Ad una donna  che nel Vangelo
di Tommaso chiedeva a Gesù chi egli fosse, \”Io sono Colui che proviene
dall\Indiviso\”, così rispose il Maestro, anticipando di 20 secoli il
formidabile concetto di non-località, in cui il particolare è insito nel
totale e viceversa; fiore all\’occhiello della fisica moderna. Sono passati
dunque 2000 anni da quel profondo messaggio. E\’ il momento di riproporlo
per riesumazione dalla tomba del tempo in cui giaceva sepolto, spaziando
dalle scienze più avanzate (come la meccanica quantistica e le
neuroscienze), alla filosofia, alla storia, alla religione, allo psichismo,
all\’ecologia, argomenti attraverso i quali l\’autore del presente testo ha
dovuto passare per mostrare che, contrariamente alle mistificazioni che ci
sono state imposte dai vari “monoteismi”, culturali e religiosi di ogni
epoca, non esiste il “Molteplice”, il Creatore ed il Creato, l’Osservatore e
l’Osservato, ma esiste un solo, unico Dio per tutti, l’Infinito, l’UNO che
non ha il DUE. Da questa fonte di inesauribile energia vibrazionale
universale, se accessibile, si può attingere di tutto, anche la possibilità
di incomprensibili guarigioni, definite molto riduttivamente dal lessico
religioso come “miracolose”. Quando invece già negli anni 20 William
McDougal suggerì e dimostrò che ogni guarigione è un’ “autoguarigione”,
risultato di un potere soprattutto psichico, dovuto alla forte
concentrazione di energie psichiche individuali o collettive. 
Altri
ricercatori attualmente (vedi il dr. Hamer)  hanno ripreso il filo di questo
discorso, ritenendo che un particolare stato della coscienza può fare molto
di più che creare qualche piccolo mutamento di salute, prodotto da farmaci e
da terapie più o meno intensive applicate al malato o al paziente dall’
“esterno”, seguendo i soli canoni della cosiddetta medicina ufficiale.
Esistono centinaia di migliaia di resoconti incredibili al riguardo, anche
nella storia recente. Esiste cioè una realtà da cui scaturisce la natura
profonda di certe energie sottili, una sorta di strabiliante tesoro; in
sostanza, una biblioteca clinica dalla quale si può attingere tutto ciò che
noi dobbiamo ancora imparare a tradurre su scala fisica e sul piano fisico.
In fondo, certo molto in fondo, il senso di questa diversa tipologia di
ricerca, di questa recuperata metodica, che oltre 2000 anni fa ha fatto dire
a Gesù: “La tua fede ti ha salvato”, sta fondamentalmente tutta qui. E\’
evidente che quel messaggio esplicito meriterebbe molta più attenzione di
quanto invece l\’ambiente clinico fino ad oggi sia mai stato disposto a
concedergli, relegandolo nel sottoscala del sacro, fuori dal recinto profano
della pratica funzionalità. Purtroppo ciò si spiega con il fatto che i tempi
non sono ancora maturi. Ci vuole evidentemente altra tolleranza. C\’è ancora
da attendere, ma il futuro ci dirà da che parte starà la ragione delle cose.
17 febbraio 2007 – prof. Vittorio Marchi.”

Sono pochi anche gli spiritualisti che hanno intuito in modo chiaro gli
errori scientifici derivanti dalla divisione della ricerca tra spirito e
materia. Tra questi l’antropologo teosofo Bernardino del Boca il quale, con
il coraggio che lo ha sempre contraddistinto ,frutto del suo amore per la
Vita e per la ricerca di Verità, già nel 1985 scrisse: “Il vuoto dei
sentimenti ha portato la gioventù ed i deboli a drogarsi. Non sono gli
omosessuali e i drogati a diffondere l’Aids, bensì la vita contro Natura, il
cibo troppo raffinato, la sofisticazione e l’ignoranza vestita di sicurezza
che crea i ghetti, le ingiustizie, le confusioni, tutte le negatività. Gli
omosessuali e i drogati sono le prime vittime di questa società egoistica e
ignorante. Queste vittime sono come i topi che, nei tempi passati portavano
la peste. Non erano colpevoli i topi se la società di allora viveva nella
sporcizia fisica e morale. La peste era un castigo. L’Aids è un castigo e i
colpevoli sono gli egoisti che producono cibo inscatolato privo di prana,
che producono medicinali che arricchiscono le ditte farmaceutiche ma tolgono
le difese naturali del corpo umano, che producono quella pubblicità che
induce a ricorrere al sesso, alla violenza, alla guerra, come se queste cose
negative fossero le più necessarie all’uomo.” (Rivista L’Età dell’Acquario
n. 40/85 pagg.9-10) In altre occasioni  contestò le scoperte scientifiche
che attribuivano la sindrome aids al retrovirus hiv e affermò che la maggior
parte delle persone  sarebbero decedute per l’enorme paura scatenata da
questa diagnostica e per le conseguenti cure sbagliate..

Scrisse il dr. Hamer nel suo libro “ Il cancro e tutte le cosiddette
malattie”  (2004) pagg. 225-228: “L’aids è la più grande frottola del nostro
secolo!  Dalle mie osservazioni e anche da quelle di altri studiosi dell’aids
risulta precisamente che ci si può ammalare e manifestare i (presunti)
sintomi dell’aids solo se la persona sa di essere  hiv-positiva o che ha il
forte timore di esserlo”. Scrive C. Trupiano nel suo libro “Grazie dr.
Hamer” (ediz.2007). “L’aids è un argomento da riscrivere. Dovremo rimettere
in discussione tutto il paradigma aids.

Prendiamo ad esempio il sarcoma di Kaposi, un tumore che recentemente viene
associato ai malati di aids. E’ una patologia  che ha sempre colpito più
frequentemente bambini e persone anziane, ora si  ritrova connessa all’aids.
In particolare colpisce gli uomini omosessuali. Ma come si spiega allora la
connessione tra bambini, anziani e malati di aids? Non c’è risposta. La
concomitanza tra loro risulta invece chiara se vista alla luce delle Leggi
Biologiche. Il sarcoma di Kaposi è una lesione neoplastica del tessuto
dermico e sottocutaneo che coinvolge anche i vasi con marcate emorragie, Il
conflitto è connesso al tessuto ectodermico e quindi è chiaro il suo
contenuto e il “sentito” biologico:  “Non mi sento più accarezzato, nessuno
mi tocca più” Lascio a voi intuire il legame che unisce bambini, anziani e
omosessuali, reietti dalla società. Per i riscontri clinici non c’è bisogno
di scomodare Hamer, basta leggere le conclusioni di ricercatori, scienziati
virologi, come Peter Duesberg. Stephan Lanka, Kramer, il premio Nobel Kary
Mullis insieme a molti altri che hanno messo in discussione tutta l’architettura
del sistema hiv e aids. Le divergenze tra gli scienziati continuano e si
combattono su un fronte dove la legge è purtroppo legata a molti interessi
in gioco. C’è un budget di 50 miliardi di dollari da suddividere, che le
grandi potenze avrebbero così ripartito: 28 miliardi per l’aids e i restanti
22 per le problematiche ambientali.”   Cent’anni fa i teosofi,  che avevano
già messo in discussione tutta l’architettura delle varie epidemie fino a
fondare una lega contro vaccinazione e vivisezione, furono derisi e
calunniati  per aver affermato che per addivenire a più verità era
necessario ricercare le cause anche nella mente-psiche.

Ora lo afferma anche il premio Nobel per l’hiv Luc Montagnier . Dichiara
infatti  Montagnier: “I fattori psicologici sono di vitale importanza per
sostenere il sistema immunitario. E se si elimina questo sostegno, dicendo a
chi è malato che è condannato a morire (molte diagnosi, tra cui  quella di
aids, vengono a volte  recepite come una condanna di morte), basteranno
queste parole a condannarlo. Se si ha un buon sistema immunitario si può far
fronte ai virus. Vale anche per il popolo africano. E’ una conoscenza
importante che è completamente trascurata. La gente pensa sempre a droghe e
vaccini. Succede questo per denaro”.  Pertanto risulta sempre più evidente
che per prevenire future paure derivanti da vere o presunte pandemie o da
diagnostiche traumatiche occorre anche  la testimonianza  del
vissuto/sentito  del  “paziente”. La responsabilità di ognuno sarà foriera
quindi di una ricerca più etica non più basata sulla divisione tra spirito e
materia.

“Finchè non sarà fatta sintesi tra i vari rami della scienza e non si sarà
sottoposta questa sintesi alla luce della spiritualità il fenomeno umano non
sarà compreso nella sua finalità e nemmeno nella sua attuale dimensione
umana” (B. del Boca – “La Dimensione Umana – ed. 1971 – pag. 86) – sito
internet “Teosofia – Bernardino del Boca”

“Scienza e religione unite sono infallibili poiché l’intuizione spirituale
supera le limitazioni dei sensi fisici. Separate, la scienza esatta respinge
l’aiuto della voce interiore  mentre la religione diviene una teologia
meramente dogmatica. In definitiva ognuna, lasciata a sé, non è che un
cadavere senz’anima”.  (H.P. Blavatsky – Iside Svelata – 1875 – Vol. I pag.
175).

Paola  Botta  Beltramo

La musica contemporanea... non è musica.. è cacofonia!



La "musica contemporanea"!?... Niente di più morto, datato anche senza nessuna data... Ricordo quando, anni fa, cantai una prima alla Piccola Scala (ancora esisteva) di Salvatore Sciarrino, "Lohengrin"... Ah... il religioso silenzio della sala!... estatico!... e io, che mentre mi uscivan di bocca quelle note invertebrate, quasi mi vergognavo d'essere lì, di officiare a mia volta il nulla, nel niente... e per nessuno!... 

Tutti questi poveri impiegati della società degli spettri, presissimi dal loro Ego (esso stesso un equivoco, un'idiosincrasia), sono sempre indaffarati nel metalavoro, nel collage, nel paragone infinito, guardoni risentiti e impotenti del passato... 

Ah, cosa non darebbero per incubare-produrre un minimo suono che ancora possa sorprendere, dare un nanobrivido al pubblico selezionato, drogato, scafato, sordissimo... almeno un misero filamento di "nuovo"!... che non nasce mai, sempre implacabilmente stecchito ancora prima di venire alla luce... 

Si struggono per avere un cantuccio nella storia della musica, almeno in una qualche appendice... Dopo pochi mesi, pochi anni il vento si porta via anche il loro nome. 

Joe Fallisi

"L’ecologia profonda - Lineamenti per una nuova visione del mondo" di Guido Dalla Casa



Anche se le schematizzazioni sono riduttive, vengono distinti per chiarezza due tipi di ecologia: una “ecologia di superficie” che recepisce le idee correnti in materia, cioè la necessità di evitare gli inquinamenti e salvare “ad isole” gli ecosistemi e le specie animali e vegetali, in quanto utili all’uomo; una “ecologia profonda” che intacca il concetto di progresso e le idee-guida della civiltà industriale, che hanno portato all’attuale modo di vivere e quindi al dramma ecologico. 

L’Autore sostiene che solo con il passaggio a una filosofia compatibile con il secondo tipo di ecologia, spesso presente nelle culture tradizionali, si possono ottenere risultati a lunga scadenza.

Una nota di speranza viene da alcune tendenze nascenti in vari rami della scienza, dove è stato superato il quadro di pensiero cartesiano e meccanicista che ha portato alla civiltà industriale e alla distruzione della Natura.

Sempre nel quadro di pensiero dell’ecologia profonda, vengono accennate alcune questioni filosofiche di fondo, come il libero arbitrio, l’evoluzione, la posizione della nostra specie in Natura, la fine delle certezze.

Come azioni concrete, oltre all’adesione alle iniziative tipiche dell’ecologia di superficie – cioè i Parchi naturali e la diminuzione degli inquinamenti – si propone di diffondere il più possibile le idee dell’ecologia profonda, nella speranza che il mutamento di pensiero sia così rapido da evitare a tutto il Pianeta fenomeni ancora più gravi e traumatici di quelli che sta già vivendo.

Nel testo sono riportati integralmente: il “Manifesto per la Terra” di Ted Mosquin e Stan Rowe; la “Piattaforma dell’Ecologia Profonda, in otto principi” di Arne Naess e George Sessions.



Guido Dalla Casa è nato nel 1936 a Bologna e si è laureato in Ingegneria Elettrotecnica. Dal 1970 si interessa di filosofia, di filosofie orientali e native, di ecologia. Autore di diversi libri – L’ultima scimmia (Meb, 1975) e Guida alla sopravvivenza (Meb, 1983), Verso una cultura ecologica (Pangea, 1990) ed Ecologia Profonda (Pangea, 1996) – ha scritto numerosi articoli relativi all’ecologia profonda pubblicati su varie riviste.

Per contattare Guido Dalla Casa: guido1936@interfree.it 


Caratteristiche del Toro e la cultura matristica



E’ interessante notare come il simbolo del Toro sia semplice, intuitivo e facile. Ciò informa sulle origini molto remota di questo glifo, in quanto la testa del bue è immediatamente percepita. 

Il simbolismo di questo segno è tra i più antichi e si rifà al culto della ‘Dea-Madre’ cioè a quando l’Uomo, senza coscienza, viveva in totale simbiosi con la Natura. E’ il secondo segno nella logica zodiacale, detto ‘fisso’, anche perché funzionale a ‘fissare’ nella materia (femminile) l’impulso vitale ‘partito’ dall’Ariete (maschile). 

Senza la materia come potrebbe lo spirito incarnato manifestarsi e fare esperienza in questo mondo? Come farebbe lo spirito da solo, mancante dei cinque sensi, percepire ogni dono della Terra? Ecco perché il Toro è 'sensuale' (i 5 sensi sono estremamente importanti per 'conoscere' la Terra) e inizialmente, per questo segno, ha valore tutto ciò che ha ‘sostanza’ ovvero tutto ciò che è visibile e concreto. Significa che deve poter contare su ciò che ‘ha’, infatti il Toro ‘riveste’ lo spirito della sua prima ‘proprietà’, della sua prima sicurezza: il CORPO. 

“Io ho” dice il Toro. L’Avere, dunque, dovrebbe fornire, nella primissima infanzia, quella ‘base sicura’ per affrontare, da adulti, tutto ciò che verrà dopo.
E’ proprio qui – in Toro (casa II – dai 50 gg. Ai 7-8 mesi circa di vita) che si gioca tutto il discorso dell’autostima e della capacità di passare dall’AVERE all’ESSERE nella fase più adulta. E’ chiaro che il superamento delle ‘false sicurezze’ ovvero dell’avidità, del ‘possesso’, dell’aggrapparsi alle cose, della troppa importanza data al denaro e all’immagine, alla classe sociale (che può caratterizzare questo segno in una fase ancora acerba e/o poco evoluta) può portare la personalità dal ‘Vitello’ al ‘Toro’ ovvero ad una personalità forte,creativa e perseverante, capace di occuparsi anche di scopi trans-personali e non solo esclusivamente personali quindi la ‘ricchezza’ privata e/o risorse personali vengono impiegate in scopi e progetti più allargati.
Non a caso il Toro rappresenta anche il lato economico della società.
Nazzarena Marchegiani
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