Etica e morale significano esattamente la stessa cosa(1) e già il concetto generale di giustizia(2) è superiore, perché dalle consuetudini normate (transeunti e relative ai vari gruppi umani)(3) essa può e deve persino prescindere. 
Un qualunque vivisettore non è "privo di etica", se con questo termine si intende ciò che esso designa: costume che si fa regola. Allo stesso modo, per fare un altro esempio, l'infibulazione è "etica" in alcuni contesti tribali, ma non per questo cessa di rappresentare una delle forme più atroci di violenza sulle donne. Non di etica, infatti, o di morale hanno bisogno gli esseri viventi, ma di equità(4), principio – e possibile sentimento comune – rispetto alla giustizia ancora più alto e meno relativo(5). 
La cui base ritengo si possa trovare, paradossalmente, nella visione della natura non umana. Su di essa noi riversiamo l'immagine del "male", del "non senso" elaborata dalla nostra coscienza/falsa coscienza specifica (coscienza infelice)(6). Nondimeno continua a vivere come meraviglioso insieme di organismi in perenne trasformazione armonica ed equilibrio, unione di cosmi, COSMO(7).
Il concetto di equo rimanda, in senso unitario, a quello di "equilibrio"(8), di "armonia"(9), e, appunto, di "cosmo"(10). E il "meraviglioso insieme" di cui sopra rimane tale – può essere percepito e valutato in questi termini – anche in presenza di sofferenza e dolore(11), che sono, per qualunque ambito della manifestazione, elementi intrinseci alla vita, così come, del resto, il piacere e la gioia (su questo terreno, in relazione alla critica dell’ideologia consolatoria falsificante la realtà, Nietzsche ha scritto pagine di fuoco(12)). 
Sta di fatto che ogni complesso strutturato e vario di organismi viventi non-umani offre alla contemplazione non proiettiva un’immagine di bellezza cosmica, cioè di armonia profonda in perpetuo divenire-equilibrio(13). Dove ogni forma che nasce e muore si integra in modo organico alle altre, nessuna impone su tutte la propria tirannia, né, tanto meno, tende a distruggere l'oikos, la casa comune, e/o a sostitituirla con un suo simulacro fantasmatico. L'animale umano, viceversa – in modo specialissimo la "razza padrona" dell'uomo pallido negli ultimi cinque secoli –, è proprio questo che fa in virtù del suo cervello prodigioso e tremendo e di una volontà di potenza che ha ormai come suo fine esplicito quello di non averne.
Le ideologie del "sol dell’avvenire" si sono dissolte come ectoplasmi e proprio quelle che hanno fornito il supporto e la giustificazione allo "sviluppo" e al "progresso" risultano sempre più al servizio della macchina divorante, ormai senza freno, mondo, bios, uomini, animali, natura. Adorno, anche lui accusato d'essere "reazionario", "nostalgico", vedeva-denunciava la ratio dell'illuminismo trasformarsi nel mostro che avrebbe portato alla reificazione definitiva delle anime e dei corpi: da mezzo grandioso di liberazione ad ancella prima, "scientifica", della tirannia e dello status quo. Questo processo è oggi talmente approfondito e generalizzato che sembra persino folle poterlo mettere in discussione al di là del chiacchiere, perché tutti ci troviamo dentro l'ingranaggio, chiusi nella cupola di piombo... macinati, lavorati, plasmati... 
Così, non è illogico che  provengano in gran parte da ambiti "tradizionali", capaci, nel loro immobilismo, di mantenere un freno e una sorta di barriera alla corsa disastrosa, spunti critici utili a fare qualche minima breccia. Il tirannoantropo ora si contempla con orrore e vede in sé, invece del dio in terra "laico" ed  "emancipatore", un disgraziato, un poveraccio delirante, malatissimo, servo volontario e devastatore il cui telos è la pura astrazione, il nulla(14). Ma, piuttosto che invertire la rotta catastrofica, produce nuova falsa coscienza. Non gli servirà a niente.
Marx, Bakunin, Kropotkin, i rivoluzionari dell’800-900 quasi senza eccezione (al di fuori dei Naturiens(15) e di pochissimi altri), non percepivano e neanche presentivano l'impatto sempre più catastrofico del "progresso" umano nei confronti del mondo. 
Si auguravano-immaginavano, tutti loro, con l'occhio puntato esclusivamente sull'uomo e la sua storia, un possibile avvenire radioso sol che quest'ultimo fosse riuscito a sbarazzarsi delle catene di classe. Senza rendersi conto che quei ceppi avevano a loro volta radici antichissime e sempre nuove nella tirannia infinita sulle altre specie e che la natura stessa, concepita come riserva di caccia, "bestia"-cosa da domare e riplasmare a piacimento e pozzo cui attingere senza tregua, un giorno (molto presto) avrebbe comunque presentato il conto. 
Non solo non è giunta la palingenesi della società, ma il tempo delle loro speranze è stato seguìto, in rapida successione, da due massacri mondiali. Quel tentativo, quell'ipotesi, con tutte le sue grandezze, verità e illusioni, è dietro le nostre spalle. Nessun esorcismo, nessuna preghiera o giaculatoria ridarà vita ai morti. 
Joe Fallisi
NOTE
(2) Cfr. http://www.etimo.it/?
(3) Il termine "norma" (donde "normale", "normalità", “normalizzare”, “normalizzatore”, normalizzazione”, “normare”, “normativa”, “normativismo”, “normatività”, “normativo”, “normatore”, “normazione”), dal "lat. NORMAsquadra per misurare gli angoli retti, e figurat. regola" (http://www.etimo.it/?term=
(5) "L'esigenza di ristabilire l'equilibrio infranto la ritroviamo fin dalla più remota antichità e l'antichità della giustizia ebbe generalmente una concezione naturalistica. Dai pitagorici, che consideravano il numero come simbolo dell'armonia cosmica e le azioni umane come riflesso di questa sulla terra e nel numero elevato al quadrato vedevano l'espressione teorica più pura della giustizia (equità e parità: distribuzione e retribuzione 'pari per pari'); a Platone che la riteneva, piuttosto che un concetto astratto, un'entità reale, un'ipostasi, la virtù capace, all'interno e fuori dell'individuo, di produrre l'armonica concordanza fra le tre parti (razionale, irascibile, concupiscibile) dell'anima, così come fra le tre classi sociali che nella sua visione ad esse corrispondono; ad Aristotele che si riferiva (per primo) alle idee di uguaglianza e di 'giusto mezzo', per cui la virtù consiste nell'armonia e nell'equidistanza che 'media' tra l'eccesso e il difetto; agli stoici che ritenevano i rapporti umani regolati da una vera e propria 'legge naturale', che come Provvidenza guida e governa il mondo; ai romani che questa stessa legge chiamarono 'diritto delle genti'. E' solo con il torvo avvento del cristianesimo che si affaccia e impone una concezione 'spiritualistica' della giustizia, in base alla quale il suo fondamento non è più la legge naturale, ma la 'volontà di Dio', secondo i suoi imperscrutabili disegni. 'Giusto' è ciò che Dio vuole, secondo S. Agostino, giusto è l'uniformarsi a quella volontà senza volto. La 'norma' diviene il comandamento di Dio e l'ossequio ad esso il primo, anzi l'unico, dovere. Interpretato e amministrato, come ben sappiamo, dalla nera pretaglia." (http://it.groups.
(7) L'uomo, (almeno) a partire dall'Homo habilis, si è cibato normalmente anche di carne (e pesce), oltre che, soprattutto, di elementi nutritivi tratti dal regno vegetale. Ciò non lo fa di certo "carnivoro", ma "onnivoro" sì (pur non essendo in effetti, dal punto di vista dell'anatomia e fisiologia comparate, né carnivoro, né onnivoro, né erbivoro, cfr. http://www.viveremeglio.org/0_
(10) Cfr. http://www.etimo.it/
(11) Non solo, tra gli animali (così come tra gli uomini del resto), il mangiarsi l'un l'altro non è per nulla l'unico sistema di relazioni reciproche, ma è di tutta evidenza che nessun predatore non umano – a sua volta equamente predato da qualche altro predatore animale – tende a sbranare l'universo mondo o rivela quel che gli umani definiscono (e praticano voluttuosamente) "sadismo" – salvo, guarda caso, talvolta, i primati a noi più vicini, gli scimpanzé... In realtà, dagli animali, anche dai più feroci, abbiamo solo da imparare (comportamenti altruistici, ai fini di un'armonia complessiva, si possono ritrovare perfino nell'ambito microscopico dei batteri, cfr.http://www.lescienze.it/news/
(12) Cfr. La visione dionisiaca del mondo, § 2; La nascita della tragedia, § 3, 4, 6; Richard Wagner a Bayreuth, § 8; Umano, troppo umano I, a. 28, a. 104, a. 109, II, Prefazione, 5, II, b, a. 14; La gaia scienza, Prefazione, 3, a. 8, a. 13, a. 318, a. 326, a. 370; Aurora, a. 114, a. 354; Frammenti postumi 1887-1888, 11, [77]; Al di là del bene e del male, a. 225, a. 270; Frammenti postumi 1888-1889, 17 [6]; Genealogia della morale, II, 7, III, 17, 18, 28. 
(13) La natura, nel suo candore al di qua della coscienza (e falsa coscienza), non ha nessun telos verso la "pace", l'"uguaglianza". Ma in condizioni normali, non contaminata e stravolta, è sempre cosmo, mostra in tutti i suoi complessi organici una meravigliosa tendenza dinamica all'equilibrio, all'armonia delle forme. In questo senso, infatti, ci è sempre stata Maestra e specchio - per tutta l'arte, per esempio, sino a quando quest'ultima è esistita(*). Cosmo è l’organismo stesso animale/umano, dentro il quale gli antichi vedevano risplendere e (co-)operare gli astri erranti(**). Dall’inizio al termine della vita – quindi, come per ogni ecosistema, da un’alba a un meriggio a un tramonto ("Un tutto è ciò che è ha avuto un inizio, una metà e una fine", Aristolele) – l’apparato immunitario fornisce le autodifese atte a ripristinare una situazione di equilibrio dinamico ideale, finché le forze lo sorreggono ed entro i limiti delle sue potenzialità-possibilità. L’
(**) Saturno: facoltà ritentiva; terra, bile nera e occasionalmente flegma crudo; capelli, unghie, pelle, piume, lana, ossa, midollo e corno; milza; orecchio destro; udito (unitamente a Giove), natiche, ano, visceri, pene, schiena, ginocchia; sonno; vecchiaia.
Giove: facoltà vitale (unitamente al Sole), accrescitiva, nutritiva e lo spirito che è nel cuore; aria e sangue; arterie, sperma e midollo osseo; il cuore (unitamente al Sole); orecchio sinistro; udito (unitamente a Saturno), tatto (unitamente a Marte), cosce e intestino, ventre e gola; il vestirsi; l’età media.
Marte: facoltà irascibile; la parte superiore del fuoco e la bile gialla; le vene e le parti posteriori; il fegato; narice destra; odorato (unitamente a Venere), tatto (unitamente a Giove); gambe, pube; l’agire; giovinezza (unitamente a Venere).
Sole: facoltà vitale (unitamente a Giove); la parte inferiore del fuoco; cervello, nervi, ipocondrio, il grasso (unitamente a Venere) e tutto ciò che è del suo genere; lo stomaco (unitamente alla Luna); occhio destro; vista (unitamente alla Luna); il capo, il petto, il cuore (unitamente a Giove), il fianco, i denti, la bocca; l’alimentazione (solida); l’età matura.
Venere: facoltà appetitiva; carne; grasso (unitamente al Sole), midollo spinale; reni; narice sinistra; lingua (unitamente a Mercurio), odorato (unitamente a Marte) e organi dell’inspirazione; matrice, genitali, mani e dita; coito; giovinezza (unitamente a Marte) e adolescenza.
Mercurio: facoltà intellettiva; bile nera (unitamente a Saturno); arterie, cistifellea; lingua (unitamente a Venere); gusto (unitamente alla Luna), organi della parola; il parlare; infanzia.
Luna: facoltà naturale; flegma; pelle e quanto attiene ad essa; polmoni; occhio sinistro; vista (unitamente al Sole), gusto (unitamente a Mercurio); collo, mammelle, polmoni; stomaco (unitamente al Sole), milza; l’alimentazione (liquida); dall’infanzia alla vecchiaia in conformità alle sue fasi. (Cfr. al-Bîrûnî, L’arte dell’astrologia, Mimesis, Milano 1997, pp. 61, 63-64)
(14) Cfr. http://it.groups.
(15) Cfr. http://www.nelvento.net/
 

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